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Julio poggiò gli avambracci sulla ringhiera, come fare?
Helen gli poggiò una mano sulla spalla
<< Julio..>> sussurrò << Parla, tu lo sai che puoi dirmi tutto>>
<< Lo so, ma è...difficile>> passò una mano tra i capelli ricci << Helen, tu lo sai che più di ogni altra cosa ti voglio vedere felice>>
Helen sorrise << Si lo so>>
Julio fece un profondo respiro << Okay, prima o poi devo dirtelo, quindi lo farò adesso, si.. Credo sia meglio >>
Le prese una mano, mentre lei lo scrutava con quegli occhi azzurri e limpidi. << Come sai, io sono nato in Spagna, mia madre è spagnola, mio padre no. Ho vissuto lì fino a sei anni all'incirca, poi mia madre e mia zia litigarono per un motivo che neanche ricordo, ma che sono sicuro fosse futile. All'improvviso per colpa dei miei genitori dovetti sradicare la mia vita, tutti i miei amici... Fortunatamente sin da piccolo non ho avuto difficoltà a fare amicizia, tant'è che solo dopo due giorni dal mio trasferimento feci amicizia con Zack.
Da quando abbiamo abbandonato la Spagna mia madre e mia zia non hanno avuto contatti, o almeno così credevo. Beh Helen>> le strinse la mano << A quanto pare in questi ultimi mesi hanno ripreso i contatti e alla fine di novembre hanno riappacificato.>>
<< Ma è una cosa buona non credi?>>
<< Beh si lo è, ma il fatto è che...>> Julio sentiva la gola bruciare, come poteva darle una notizia così sconcertante? << Helen, mi dispiace, devo tornare in Spagna, ci trasferiamo di nuovo lì>>
<<Ah.>> Helen si sentì colpita in faccia da un martello, e poi al cuore.
Restò ferma, incapace di articolare le labbra, il cervello spento a causa di un blackout. Era sconvolta, allibita.
Piano piano riuscì a riprendere il controllo della sua mente.
<< Intendi per sempre?>>
<< Beh si>> Julio non riusciva a guardarla negli occhi.
<< Quando?>>
<< Prima di Natale>>
Helen si voltò lentamente, il cuore aveva perso i battiti, le gambe le erano diventate molli e la parola "solitudine" continuava a rimbombare nella testa.
Avrebbe perso Julio, avrebbe perso il ragazzo che amava.
Restarono in silenzio a lungo, poi Julio afferrò per un braccio Helen e l'abbracciò << Ti prego Helen, dimmi qualcosa, qualunque cosa. Parla. Non lasciarmi in quest'orribile silenzio >> singhiozzò.
Helen ricambiò l'abbraccio << Oh Julio, perché?>> rispose lei con voce rotta dal pianto << Non andartene, ho bisogno di te.>>
<< Se solo potessi scegliere Helen...>> il ragazzo si era ormai abbandonato al pianto. Si stringevano forte, sotto la luce della luna, disperati.
<< Ti amo Helen >> sussurrò Julio << E non smetterò di farlo in qualsiasi circostanza>>
Helen chiuse gli occhi e annusò il suo profumo << Lo stesso vale per me>>
Restarono così a lungo, poi si baciarono, tremanti.
Helen si accostò alla ringhiera << Quando parti di preciso?>>
<< Giorno venti>>
Lei osservò il ragazzo: aveva l'aria provata, distrutta. Le si strinse il cuore. Se davvero Julio doveva partire, lei avrebbe vissuto ogni secondo prima della partenza con lui. Gli afferrò le mani << Ascoltami Julio, non disperiamo; se questo è il nostro destino non possiamo far altro che accettarlo. Nel frattempo però, possiamo vivere ognuno dei nostri giorni cose se fosse l'ultimo.>>
<< Hai ragione>> affermò lui << Hai ragione Helen, come al solito sei tu la più forte>>
Helen sorrise amaramente: no, non lo era più. Dopo aver perduto una madre, una famiglia, un'amica, stava perdendo pure il ragazzo che amava. No, non poteva più sopportare altro dolore, eppure doveva sopravvivere.
Julio le strinse la mano e la trascinò dentro il locale.
<< Ehy, che stai facendo?>> esclamò Helen.
Lui le rivolse lo sguardo più intenso che Helen avesse mai visto, uno sguardo carico di amore, di passione, di sofferenza, e lei restò disarmata di fronte a quel sentimento.
<< Hai detto che dobbiamo vivere a fondo ogni secondo, bene, cominciamo da adesso>>
La pista da ballo era piena, e proprio in quel momento c'erano tante coppie che ballavano sulla musica lenta.
Julio si fermò un attimo, poi si rivolse ad Helen, quella ragazza bella, forte ma delicata, fredda e calda, quella ragazza che le ricordava una rosa nera. << Vuoi ballare con me?>>
Lei annuì con un sorriso imbarazzato << Si certo>> incrociarono le dita e si abbracciarono, cominciando a dondolare sulla musica lenta, l'odore di uno unito all'odore dell'altro, il dolore di uno unito al dolore dell'altro, e i loro sentimenti, dapprima lievi come un dolce venticello piacevole, adesso potenti e incessanti come un uragano che li inghiottiva. La mente di Helen si svuotò di qualsiasi cosa che non fosse Julio, e si concentrò solo su quel ragazzo magnifico, buono. Alzò lo sguardo un attimo sul viso di lui: quegli occhi grandi e marroni, il naso piccolo e dritto, le labbra carnose, i capelli ricci e arruffati. Affondò nuovamente la testa sul suo petto: come poteva sopravvivere a quel dolore? Le lacrime scesero sul volto, silenziose, brucianti, e lei non poteva nemmeno singhiozzare. Non poteva perché doveva mostrarsi forte, e lo era sempre stata, dannazione, lo era sempre stata, era stata come un muro su cui erano cadute tante disgrazie, aveva resistito fino all'ultimo, ma quella era stata la mazzata finale ed adesso stava crollando. Asciugò il viso della maglietta di lui, e poi tornò a sorridergli.
In tutta quella confusione, in tutto quel dolore, la mente di Helen passò dal vuoto assoluto al caos, e tutti i ricordi la investirono violentemente: sua madre che si bucava, le siringhe per terra, gli uomini diversi ogni giorno che andavano e venivano dalla stanza di sua madre, la fame, i pianti nascosti, le allucinazioni da bambina, le prese in giro, tutto...
Ma poi, luccicante come un diamante, le apparve davanti agli occhi quel Ricordo, che la trasse in salvo dal burrone in cui stava precipitando, come una medicina salva chi è ammalato.

La ragazza di polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora