Helen era tornata a casa, ancora scossa e sconvolta. Non poteva crederci: Thomas aveva ucciso Emily.
Come aveva potuto? Con che coraggio aveva gettato una ragazza, dolce e insicura come lei, sulle rotaie? Come aveva potuto toglierle la vita in un modo tanto crudele?
Era inconcepibile. Thomas aveva ucciso la ragazza che amava; una vita fiorente sprecata, spenta come la fiamma di una candela.
Chissà come stava Emily, sicuramente era distrutta. Ma almeno adesso avrebbe potuto andare oltre, avrebbe potuto trovare la serenità che tanto si meritava, soprattutto dopo una vita buia come la sua.
Helen lo desiderava davvero, desiderava che l'amica trovasse la pace, ma sapeva che questo sarebbe significato ritrovarsi sola. Eppure sarebbe stato troppo egoistico lasciarla lì, in quel limbo, a soffrire. Non poteva permetterlo, preferiva soffrire lei stessa piuttosto che far stare male qualcun'altro. Era sempre stato così, sin da bambina, eppure adesso l'idea di solitudine la faceva stare male, più di quanto lo facesse prima s' intende. Da quanto aveva conosciuto l'amore e l'amicizia era più debole.
Dopo qualche minuto apparve Emily, il suo volto era triste e scuro, ma in qualche modo appariva più sereno.
<< Helen...>> sussurrò con un fil di voce da una parte della stanza, l'altra le sorrise triste e dolce allo stesso tempo << Emily..>>
La rossa le si avvicinò << Alla fine, grazie a te, ho scoperto chi mi ha ucciso...>> esordì.
<<Come stai?>> chiese Helen senza troppi preamboli.
L'altra fissò lo sguardo per terra
<< Male>> fece <<Ma almeno adesso so>> cercò di piegare le labbra in un sorriso, ma fallì, e le lacrime cominciarono lente a scivolare sulle guancie. << I-io.. Non me lo sarei mai aspettata>> disse con voce tremante << Non pensavo che sarebbe stato capace di fare un gesto simile. Io l'amavo>> disse con un singhiozzo <<L'amavo nonostante mi facesse sentire insicura, l'amavo nonostante mi facesse stare male. Quando l'ho lasciato ho sofferto più io che lui, e invece lui mi ha uccisa>> le lacrime scendevano copiose dal suo viso.
<<Lo so>> la consolò Helen<< La follia umana non ha limiti. Nessuno saprà mai cosa gli è passato per la testa, e forse non lo sa nemmeno lui. >>
Emily si asciugò le gote bagnate con i polsi << Almeno adesso posso avvicinarmi alla luce..>> la ragazza fissò un punto, e i suoi occhi verdi parvero illuminarsi << Sai, prima mi sembrava fredda, distante, come lo sono le stelle. Belle, ma irraggiungibili. Invece adesso è così... Calda. Mi avvolge come una coperta>>
Spostò lo sguardo incerta da Helen a quel punto lontano.
<< Vai>> le disse l'altra << È giusto così. Hai atteso tanto per questo>>
Emily annuí << Mi mancherai tantissimo Helen. Voglio che tu sappia che sei stata l'unica ad interessarsi così di me, l'unica a cui abbia mai importato della mia felicità. Grazie.>>
<< No, devo essere io a ringraziarti. Tu mi hai fatto sbloccare, mi hai dato una spinta per riuscire a credere in me e nelle persone. Se non fosse stato per te, se tu non mi avessi parlato quel giorno, in bagno, io non avrei fatto nulla di quello che ho fatto fino ad adesso. Sarei ancora sola, senza niente e nessuno. E grazie a te so chi sono>> Helen sentì un nodone crescerle in gola << Sei stata la mia prima mica, e credo che sarai anche l'ultima>> aggiunse.
<< No, non dire così. Sei una ragazza eccezionale Helen, non ho mai conosciuta una come te.>> si abbracciarono, Helen sentiva gli occhi pizzicare: le lacrime richiamavano a gran voce libertà.
<< Ti voglio bene>> sussurrò Helen.
<<Ti voglio bene anch'io>> rispose Emily, e poi scomparve tra le braccia di Helen, come vapore nell'aria. Helen rimase ferma ad ascoltare il silenzio, guardando il punto dove era scomparsa Emily << Addio...>> sussurrò, consapevole del fatto che l'amica non poteva piú sentirla. Ad un certo punto la realtà la colpì in faccia con una mazza chiodata: era sola, Emily era andata via per sempre.
Non avrebbe più potuta vederla, non avrebbe più potuto parlare con lei, non avrebbe più potuto ridere con lei, consolarsi con lei.
Era sola, sola contro le allucinazioni, contro la vita, era sola contro la solitudine stessa.
Apparte Julio adesso non aveva più nessuno, lui era l'unico che le era rimasto.
Il cuore le faceva male, la gola bruciava, e gli occhi erano pieni di lacrime. Si appoggiò ad un muro e scivolò a terra, piegò le ginocchia contro il petto e vi nascose il viso.
Si, così nessuno avrebbe potuto vederla, nessuno avrebbe visto le sue lacrime ardenti che goccialavano dagli occhi come il sangue dalle ferite, nessuno avrebbe visto il suo volto distorto in un'espressione di dolore, nessuno avrebbe potuto vedere il suo disperato pianto. Nessuno, tranne lei. Lei che sentiva chiaramente quei singhiozzi rimbombare dentro il suo corpo, dentro la sua mente, dentro la sua anima. Rimbombavano, facendo tremare le mura del suo cuore, già troppo provato.
In tutta la sua vita la solitudine l'aveva accompagnata, tenendola per mano così come la morte accompagna le sue vittime all'inferno.
Era come una creatura che le dava una gelida carezza, ma lei, dopo tutto quello che aveva vissuto era diventata più fredda della morte, per questo sentiva la carezza della solitudine addirittura tiepida. Era stata così forte da non cedere alla disperazione, anzi ci aveva trovato, a tratti, quasi conforto. Ma allora perché l'idea di ritrovarsi da sola la spaventava così tanto? Perché la tristezza le faceva male in quel modo? Perché non riusciva a trattenere le sue lacrime?
Che il calore dei rapporti umani, l'ardente dolcezza dell'amore per Julio, e l' affetto sincero per Emily l'avessero resa ancora più fredda di prima? Evidentemente, sì.
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La ragazza di polvere
ParanormalHelen, sedici anni, un passato tormentato, ed un'inquietante potere che la porterà verso un tragico finale. tratto: Madame Smith la guardò perplessa > chiese. > Nessuno rispose.