Helen si svegliò con un sussulto.
Quel dannato incubo, ancora una volta. Appena chiusi gli occhi si era sentita sprofondare nel letto, risucchiata nell'oblio, si era ritrovata in una stanza piena di tenebre, e quelle voci raccapriccianti che chiamavano il suo nome sibillando. Poi la porta insanguinata, e proprio quando andava per aprirla si svegliava di colpo, tutta sudata.
Passò una mano tra i capelli, guardandosi attorno: Emily non c'era.
Si alzò ripensando alla storia della sua amica, andò in bagno per fare lo shampoo.
<< Non so proprio cosa fare adesso>> pensò mentre l'acqua scivolava sulla sua schiena, bagnando i suo lunghi capelli castani. Chiuse gli occhi.
Voleva di tutto cuore aiutare Emily, ma sapeva che questo sarebbe significato perdere per sempre la sua prima migliore amica. Eppure non poteva lasciarla lì, a soffrire.
L'avrebbe aiutata come aveva fatto con Chester. Aprì gli occhi e chiuse l'acqua della doccia, si vestì e si asciugò i capelli velocemente, dopo li legò in una treccia come al solito.
Nonostante fosse molto presto si mise in cammino, stringendosi nella sua felpa. Era la fine di novembre, ed il freddo diventava sempre più pungente. Chissà dov'era Emily in quel momento, pensò.
<< Chi potrebbe mai essere così crudele da spingere una ragazza di soli diciannove anni sotto un treno?>>
Si chiese, sistemandosi le cuffiette nelle orecchie << Ed io come posso scoprire chi è stato? Non so da dove cominciare, e anche se lo scoprissi come potrei dimostrarlo?>>
Eppure avrebbe dovuto riuscirci, vedeva fin troppo chiaramente la tristezza trapelare dal volto dell'amica, vedeva come soffriva in quella situazione. Essere uccisa e non poter neanche riposare in pace... Che cosa orrenda.
Arrivò davanti la scuola e si fermò di colpo: i cancelli erano chiusi. Guardò l'ora nel telefono, erano le otto.
<< Beh si, è presto, ma di norma la scuola è già aperta alle otto meno un quarto>>
Si guardò intorno ma non vide nessuno, allora chiamò Julio.
<< Pronto?>> rispose questo con voce pastosa.
<< Julio, ma non vieni a scuola?>>
<< Oggi la scuola è chiusa non ricordi? Devono tingere i muri>>
Lei si sbatté la mano in fronte << Oddio, lo avevo completamente dimenticato! Ma dove ho la testa, io sono davanti il cancello>>
Julio rise << Maddai, quindi ti sei alzata presto per nulla?>>
<< Già>> rispose Helen frustrata << Va bene, farò un giro giusto che sono fuori casa, non mi va di passare la giornata da sola>>
<<I miei non ci sono in casa>> esclamò il ragazzo << Ehm.. S-se vuoi ti raggiungo..>>
<< Beh, se non ti dispiace mi farebbe piacere un po' di compagnia>> rispose Helen aggrottando la fronte davanti il tono nervoso di Julio.
<< Bene, allora ci vediamo al parco tra mezz'ora ok? Sono ancora in pigiama>>
<< Okay va bene, allora a dopo>>
<<A dopo>> rispose Julio, e staccò il telefono. Si mise a sedere nel letto, col cuore in gola.
Aveva deciso prima di addormentarsi che quel giorno avrebbe dato ad Helen la terribile notizia: alla fine di dicembre avrebbero dovuto dirsi addio. Era una realtà cruda e ingiusta, ma al quale non poteva sfuggire.
<< Chissà come reagirà Helen...>> pensò triste, versando i cereali nella tazza di latte. Non voleva andarsene, come avrebbe vissuto senza di lei?
Quali profumi avrebbe respirato in sua assenza? In quali occhi sarebbe sprofondato? Con quali sorrisi si sarebbe confortato?
Non aveva risposta.
Lui aveva bisogno di lei, ormai faceva parte nel suo sangue. Si preparò e si mise in cammino, con il morale sotto i piedi. Avrebbe voluto dirgli che l'amava, ma ormai era troppo tardi: svelargli i suoi sentimenti avrebbe reso la separazione ancora più dolorosa. Avrebbe dovuto rinchiuderli nel suo cuore e reprimerli. Ma ci sarebbe mai riuscito?
Come poteva rinchiudere quel sentimento potente come una bestia, come un animale feroce e affamato, che reclama libertà.
La vide da lontano, salutarlo con la sua candida mano. E lui sorrise, stupefatto da quella bellezza eterea e malinconica, che allo stesso tempo lo rese ancora più triste. Man mano che il ragazzo si avvicinava il sorriso di lei scompariva.
Helen guardò preoccupata Julio, che aveva quell'espressione disperata, provata, le occhiaie attorno agli occhi.
<< Ehi Helen>> esclamò lui, cercando di non far trapelare il suo dolore dalla voce, ma lei se n'era già accorta.
Lo afferrò per la mano << Julio, cosa ti sta succedendo>> chiese, guardandolo ferma. Julio non rispose, voleva abbassare lo sguardo, ma era incatenato ai suoi occhi azzurri come il cielo. Guardò ogni parte del suo corpo, imprimendolo nella sua testa, non avrebbe dovuto mai dimenticarsi di quei capelli lunghi e castani che forse mai aveva visto sciolti, di quelle mani delicate e fragili, di quegli occhi abbacinanti, quelle labbra sottili, pallide, imbronciate. Dio come avrebbe voluto assaggiarle, come avrebbe voluto baciarla teneramente prima di dirle addio. Lei avvertì lo sguardo del ragazzo e inavvertitamente schiuse le labbra che avevano preso a pizzicare. Arrossí imbarazzata << J-julio..>>
Il ragazzo scoppiò a piangere improvvisamente. Non era riuscito a trattenere le sue lacrime, il suo dolore. Perché? Perché era legato ad un destino così crudele? Perché non poteva amare l'unica ragazza che mai aveva amato? Helen restò sconvolta, davanti alle lacrime del ragazzo che era sempre tanto allegro e che adesso, da un giorno all'altro sembrava disperato. Lo abbracciò, stringendolo a sé << Non so cosa stia succedendo, ma sappi che ti sono vicina. Magari hai paura che per gli altri non sia importante, ma per te lo è. Se ti fa male parlane con me Julio, soffrire in due è molto meno doloroso>>
" Oh Helen " pensò il ragazzo, riempiendosi le narici del suo profumo " Se solo potessi "
Ma come poteva spiegarle ciò che provava? Come poteva farle capire quanto grande fosse l'amore per lei?
Non c'erano parole, così, senza pensarci oltre la baciò, deciso a non curarsi per una volta delle conseguenze. Nello stesso istante in cui le loro labbra si sfiorarono Helen capì: lo amava. Le sue esili gambe tremarono, il cuore le faceva male e bene allo stesso tempo.
<< Julio ..>> sussurrò lei, poggiando la testa sul suo petto << Scusa>> mormorò talmente piano che lui non poté sentirla. Restarono così, avvinghiati l'uno all'altra, al centro del parco, cullati dal vento. Spostò una ciocca di capelli dal dolce viso di lei, e incise nel suo cuore i suoi delicati lineamenti.
<< Ti amo Helen, ti amo da tempo e non ho mai trovato il coraggio di dirtelo>>
Il cuore di lei prese a battere all'impazzata, la faccia avvampò, il cervello in tilt.
<< Ecco, ehm i-io>> avrebbe voluto rispondergli che anche lei ricambiava i suoi sentimenti, ma la dannata timidezza glielo impediva.
<< No va bene>> la fermò lui << L'importante è che adesso sai cosa provo per te, non ti sto costringendo a rispondere " anch'io ">> disse Julio, e imbarazzato andò a sedersi dell'altalena, alzando il cappuccio della felpa. Cominciò a dondolare lentamente, con lo sguardo perso nel vuoto. Helen era stravolta: stava provando così tante cose. Certo che anche lei lo amava, perché se ne stava accorgendo solo adesso?
Fece un profondo respiro <<No Julio>> disse con voce tremante, strinse le mani sul petto << c-credo di farlo anch'io>> e le parole sembrarono vibrare nell'aria.
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La ragazza di polvere
ParanormalHelen, sedici anni, un passato tormentato, ed un'inquietante potere che la porterà verso un tragico finale. tratto: Madame Smith la guardò perplessa > chiese. > Nessuno rispose.