Helen deglutí, con la gola secca.
Guardò attentamente il ragazzo che stava sulla soglia della porta: aveva i capelli castani, con una frangia che copriva parte della fronte, la pelle era pallida con qualche foruncolo, le labbra carnose ma livide, gli occhi cerchiati dal viola di due grossi ematomi, ed erano castani ma morti, proprio come quelli di Emily.
Il ragazzo si avvicinò, ed Helen si sforzò di non fissare il profondo taglio che percorreva da una parte all'altra il collo del giovane.
<< Tu riesci a vedermi >> sussurrò << Riesci a vedermi...>>
<< Si >> rispose lei con voce fioca, poi acquistando sicurezza aggiunse << E voglio aiutarti>>
Math scosse la testa << Nessuno può. >>
<< Allora perché sei qui?>>
Il ragazzo guardò verso un punto che pareva lontano ma vicino allo stesso tempo, un punto indefinito che solo lui sembrava riuscire a vedere.
<< È così triste stare soli. La solitudine è la causa della mia morte >>
<< Raccontami>> lo invitò gentilmente Helen: forse in questo modo Math si sarebbe rilassato e avrebbero cominciato ad instaurare un rapporto.
Il ragazzo si sedette << Julio era mio amico, e la sua presenza mi dava conforto. Quando cambiai scuola restai da solo, ma pronto a ricominciare e riscattarmi. Mi sbagliavo, la vita ce l'aveva con me, mi ha condannato ad essere per sempre una sua vittima. Anche lì divenni lo zimbello di tutti, il secchione preso di mira dai bulli. Pugni, schiaffi, pedate...ero ritornato alla vecchia normalità, con la differenza di non avere nessuno dove cercare conforto e rifugio. Julio era lontano ed io avevo deciso di non renderlo più partecipe del mio martirio: dovevo uscirne da solo. C'ho provato così duramente, ma non l'ho più retto così un giorno presi il coltello e mi feci questa>> indicò la ferita, ed Helen inavvertitamente guardò il profondo solco rosso, la pelle squarciata, e la profonda sensazione di disperazione che ne fuoriusciva.
<< Il dolore è stato intenso, ma non era nulla in confronto alla sensazione di pace che sentii subito dopo. Io vidi il buio e una luce lontana; mi incamminai ma poi mi ricordai di Julio e da allora per me è stato impossibile raggiungerla. Mi risvegliai nel mondo dei viventi sotto forma di fantasma.>>
Helen ascoltò in silenzio, mentre Math tornava a guardare malinconico quel punto lontano; dopo qualche minuto ruppe il silenzio << La vedo costantemente la luce, ma non posso raggiungerla>>
<< Per quale motivo? Il solo ricordo di Julio di impedisce di andare oltre ?>>
<< Non è solo il ricordo>> spiegò Math << Lui si ritiene responsabile della mia morte, ma non lo è. Non posso lasciarlo vivere con questa convinzione>>
Helen si alzò in piedi, commossa. Quella era una vera amicizia: un legame talmente profondo che va oltre la morte, un legame forte e indissolubile; e lei avrebbe fatto in modo di custodirne il valore. Avrebbe impedito che una tale amicizia causasse dolore.
<< Farò capire a Julio che si sbaglia OK? E tu sarai libero di attraversare la luce>>
Math la guardò malinconico << Non credo che ci riuscirai>>
Helen si avvicinò a lui << Credi in me >> disse dolcemente << Porrò fine al tuo dolore.>>
Il ragazzo sorrise tristemente e poi scomparve nel nulla, lasciando un profondo odore di tristezza ma anche di speranze.
Helen prese il cellulare e inviò un messaggio a Julio << Sei libero oggi?>>
La risposta fu immediata << Si, alle cinque al parco? :)>>
<< Va benissimo, a dopo >>
Si preparò ed uscì di casa, immersa nei suoi pensieri. Cosa avrebbe dovuto fare di preciso? Non lo sapeva. Era stata avventata ma ci teneva troppo ad aiutare Math. Lei non aveva mai avuto un vero amico, ma vedere la loro tragica amicizia le aveva aperto gli occhi. Doveva fare qualsiasi cosa per assicurare il lieto fine.
Arrivò alla stazione dell'autobus per arrivare alla parte opposta della città dov'era l'appuntamento, poiché il cielo uggioso minacciava improvvisa pioggia e non voleva camminare a piedi. Dopo qualche minuto infatti, si aprirono le cataratte del cielo e la pioggia cominciò a cadere, dapprima lentamente, poi in modo più fitto. Helen corse ai ripari sotto il tettuccio della fermata del bus, pentendosi di aver lasciato l'ombrello a casa. Alzò il cappuccio della sua felpa, alzò il volume della musica e pazientemente si mise in attesa del suo autobus.
Fu allora che lo vide: lui era alto, bello e misterioso. Aveva i capelli neri rasati da un lato e lunghi dall'altro, aveva una leggera barba spruzzata qua e là sulle guance e sotto il mento, aveva il naso dritto, la mascella squadrata. Le spalle grandi e possenti erano fasciate da un giubbotto di pelle, ma lui non aveva un'aria da bruto, ma anzi aveva un qualcosa di malinconico, oscuro, misterioso; e se ne stava lí, poggiato ad un palo a guardare la pioggia. Helen si dovette trattenere per non restare a bocca aperta e con sforzo enorme spostò lo sguardo sul suo pulmino che era appena arrivato. Salì e si andò a sedere dal lato della finestra, per guardarlo; e proprio mentre l'autobus si metteva in moto lui intercettò il suo sguardo e le sorrise. Lo stomaco di Helen fece un triplo salto carpiato.Arrivò al parco dove trovò Julio che l'aspettava sotto l'ombrello, con il suo solito sorriso simpatico stampato sul volto. Lei gli corse incontro felice: Julio era il suo migliore amico.
<<Come va?>> le chiese il riccio.
<< Bene>> rispose lei, ed insieme si incamminarono verso una talvola calda dei dintorni. Ordinarono due tazze di cioccolata e cominciarono a parlare del più e del meno. Helen voleva inserire Math nel discorso, ma doveva farlo in modo delicato.
<< Come va con la matematica?>> chiese, e le bruciò lo stomaco perché all'improvviso capì il motivo dell'avversitá di Julio nei confronti della materia.
Il ragazzo fece una smorfia << Come sempre >>
Helen attese un attimo << Adesso ho capito perché non ti piace>> disse, soppesando bene le parole. Julio la guardò incuriosito e lei continuò << È per Matthew, vero?>>
Julio chiuse gli occhi << Beh, forse...>>
E per un pezzo nessuno disse nulla.
Helen aspettò che fosse Julio a continuare il discorso, e dopo un po' lui disse << Riguardo questa mattina... Mi sono lasciato trasportare dai miei sentimenti, scusa>>
<< Scusa di che? Tranquillo, hai avuto una reazione normalissima>>
Julio non né pareva convinto.
Lei gli prese la mano << Sei un'amico fantastico, davvero. Se speciale, e lo sapeva anche Math. Non sentirti responsabile...>>
Fu interrotta da Julio che le strinse la mano << No Helen, non consolarmi, non provare pietà per me>>
<< Io non sto..>>
<< Parliamo d'altro ok?>>
Ed Helen si zittì, capendo che lasciar cadere il discorso era la cosa migliora da fare in quel momento.
" È più difficile di quanto credessi" pensò. Poi vedendo che Julio era sovrappensiero lo baciò su una guancia. Il ragazzo sorrise << Ti voglio bene>> disse.
<< Anch'io>>
E si abbracciarono.

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La ragazza di polvere
ParanormalHelen, sedici anni, un passato tormentato, ed un'inquietante potere che la porterà verso un tragico finale. tratto: Madame Smith la guardò perplessa > chiese. > Nessuno rispose.