Helen si alzò di scatto, con l'affanno.
Di nuovo quel dannato incubo.
Lo stava sognando praticamente ogni notte: lei che sprofondava nel letto, finendo in una stanza buia; voci che la chiamavano e quella porta insanguinata che nascondeva chissà cosa.
Scese dal letto ed andò in cucina a bere un bicchiere d'acqua, con uno sguardo all'orologio scoprì essere le cinque e mezza del mattino. Era molto presto, ma decise di non tornare a dormire. Era domenica, e quel giorno avrebbe preso l'autobus per andare a casa di Math alla ricerca del biglietto scritto prima del suicidio del ragazzo.
Si gettò sul divano, bevendo una cioccolata placidamente.
<< Forse dovrei studiare un piano...>> rifletté, ma non le venne nessuna idea, così decise di improvvisare tutto sul momento.
Alle otto in punto prese l'autobus e si mise in viaggio verso il paesino vicinino dove aveva abitato Math. Arrivò dopo circa mezz'ora di viaggio, scese dall'autobus e guardò il biglietto dove aveva scritto l'indirizzo.
Fece un sospiro << Forza e coraggio>> si disse << È per Math ed anche per Julio>> e si mise in cammino.
Arrivò davanti un antica villa in legno, anticipata da un giardino ben tenuto. Bussò al campanello e il cancello in ferro si aprì, e fu accolta dal giardiniere << Salve>> la scrutò un attimo << Desidera?>>
<< Ehm...>> cosa rispondere? <<Vorrei parlare con... Ehm .. La madre di Math>>
Il giardiniere fece silenzio, poi disse << Ma lei chi è?>>
Lei chi era? Una perfetta sconosciuta che aveva visto il fantasma di un ragazzo morto. Beh, forse non era la cosa esatta da dire.
<< Sono un'amica di Math>> fece << Insomma... Lo ero>>
L'espressione dell'uomo cambiò.
<< Torno subito >> disse, e si volatilizzò verso il portone. Dopo qualche secondo tornò <<Okay puoi entrare>> e la scortò fino all'interno della casa.
Ad accoglierla ci fu quella che, le parve, la madre di Math. Era una signora bassa e magra, con i capelli dipinti di una particolare sfumatura di marrone e gli occhi castani come quelli del figlio. La fece accomodare in un salotto.
Si sedette di fronte a lei << Non mi pare di averti vista prima>> disse piantandole gli occhi in viso.
<< Mi chiamo Helen>> cominciò lei << Ed ero un'amica di Math, parlavamo via internet>>
La donna fece silenzio << Capisco >> rispose infine << E come mai sei qui?>>
<< Innanzi tutto per far visita a voi>> mentì << e poi....>>
Il silenzio della donna la invitò a continuare.
<<E poi per una cosa che mi ha chiesto Math>>
<< Sarebbe>>
Helen elaborò una storia velocemente << Math prima di... Fare quello che ha fatto, mi scrisse, dicendomi di avere quelle cattive intenzioni. Gli dissi di fermarsi, lo chiamai per impedirglielo ma non mi rispose.>> fece una pausa, gli occhi della donna diventarono umidi al ricordo del figlio morto
<< In quell'ultimo messaggio però mi disse anche un'altra cosa: avrebbe scritto un biglietto, e mi chiese di portarlo ad un suo vecchio amico. Julio, si chiama>>
<< Oh si, ricordo questo ragazzo. Ma perché non lo disse direttamente a lui?>>
<<Non lo so. È un mistero. So solo che queste sono le sue ultime volontà ed io voglio compierle; avrei dovuto venire prima, ma non ho potuto. >>
La madre di Math non disse nulla, rimase a fissare il vuoto per un lungo tempo, poi mormorò un semplice << capisco>>
<< Ehm.. Ha conservato il foglio?>>
<< Certo>> rispose immediatamente <<Che madre sarei stata altrimenti>> le labbra della donna tremarono, poi le lacrime scesero lente lungo il viso << Ho conservato tutto di lui, il mio piccolo Math. Non sono riuscita a salvarlo dalla situazione che stava vivendo, una situazione che non si meritava neanche. Lui non si è suicidato, LUI È STATO UCCISO>> gridò con dolore <<È stato ucciso il mio Math, è stato ucciso da tutti>>
Helen la fissò, stordita da quel dolore. Non poté dire nulla, la gola secca glielo avrebbe impedito comunque.
La donna riprese << Non pensavo che potesse arrivare a tanto... Ad un gesto così disperato>>deglutí. Poi si asciugò le lacrime con i polsi, e quel gesto per qualche motivo, fece capire ad Helen che la donna era ormai abituata a piangere. Provò compassione, e desiderò fare qualcosa per consolarla, ma in effetti lo stava già facendo.
<< Signora, Math era un ragazzo fantastico. Meritava la gioia, ma non l'ha avuta; sono sicura che esaudendo il suo ultimo desiderio almeno adesso la sua anima riposerà in pace.>>
La donna fece un sorriso triste << Si certo. Vado a prenderlo>>
Tornò con in mano un biglietto << Ecco >> disse, consegnandolo tra le sue mani << Fa quello che devi fare>>
Helen annuì << Sì>> abbracciò la madre di Math e se ne andò.
Durante il viaggio decise di non leggere il biglietto, ma dopo la curiosità vinse così lo aprì.Non posso continuare a farcela, non ci riesco.
Sono caduto dal filo; ma lo farò come una piuma, Grazie a te.
Lo rilesse più volte, e sebbene non avesse capito bene quello che volesse dire fu presa da un grande senso di commozione. Teneva tra le mani gli ultimi pensieri di una persona, i suoi ultimi gesti, i suoi ultimi respiri prima di un gesto tanto estremo come il suicidio.
Lo ripiegò con mani tremanti e lo ripose con cura in tasca, mentre una lacrima cadeva dall'angolo del suo occhio azzurro per poi percorrere la guancia, scintillando.
STAI LEGGENDO
La ragazza di polvere
ParanormalHelen, sedici anni, un passato tormentato, ed un'inquietante potere che la porterà verso un tragico finale. tratto: Madame Smith la guardò perplessa > chiese. > Nessuno rispose.