Helen camminava avanti ed indietro attorno alla palestra. Il professore di italiano si era assentato, e a supplire era stato il professore di educazione fisica; visto che quindi non era un'ora regolare era stata lasciata libera di non partecipare alle attività. Julio amava gli sport, quindi stava giocando e lei era rimasta da sola.
Alla fine non era riuscita a farsi altri amici all'infuori di Julio ed Emily, per gli altri era invisibile, come se non ci fosse. Cacciò le mani nelle tasche della sua felpa nera e alzò il cappuccio per coprire le orecchie da vento freddo. Si poggiò al muretto e chiuse gli occhi : doveva aiutare Elizabeth, ma non sapeva da dove iniziare. Un oggetto è difficile da trovare rispetto ad una persona, ed anche se aveva trovato l'indirizzo di casa sua non poteva certo presentarsi alla sua porta all'improvviso, senza motivo. Doveva escogitare qualcosa però non aveva nessuna idea, ma di certo non avrebbe lasciato quella bambina da sola. Sarebbe riuscita ad aiutarla come aveva fatto con Math. Pensò ad Emily, ancora non aveva avuto la possibilità di parlarle.
" Chissà com'è morta" si chiese guardando il cielo grigio di fine novembre " Non ha segni nel suo corpo; Math aveva quella ferita terribile, Elizabeth ha il tipico colore di chi muore di asfissia; ma lei?"
E proprio mentre pensava quelle cose se la vide spuntare davanti.
<< Hey Helen, pensierosa?>> chiese l'altra, passandosi una mano tra i capelli tinti di rosso.
<< Beh si>> rispose Helen con un sorriso <<come sempre del resto>>
Emily si posizionò accanto a lei.
<< Ci sono riuscita>> disse all'improvviso Helen girandosi di scatto, gli occhi azzurri che scintillavano.
<<A fare cosa?>>
<< Math è andato oltre>> disse la ragazza con la treccia, con una punta di orgoglio nella voce.
Emily sgranò gli occhi<< Davvero?!>> era sinceramente stupita <<Non pensavo che sarebbe stato possibile!>>
Helen rise gioiosamente << Ed invece lo è, e già ho un'altro fantasma da aiutare>>
Emily sorrise << Ti dai da fare quindi?>>
<< Già!>> Helen cominciò a camminare verso un albero rinsecchito << Potrei aiutare pure te, se solo tu lo volessi...>> disse in tono vago.
Emily non rispose, si mise solo a fissare quella che, Helen pensò, fosse la luce.
<< Non lo so ..>>
<<andiamo Emily! Troveresti la pace che meriti>>
<< No, non posso andare senza scoprire chi è stato..>>
<<Chi è stato a fare cosa?>>
<< Nulla Helen, per favore, non parliamone adesso. Non mi sento pronta>>
Helen guardò il profilo delicato dell'amica e decise di non insistere oltre.
<< Okay>> disse solamente << ma ricorda che quando ne vorrai parlare io ci sarò. Ci sarò sempre per te okay?>>
Emily sorrise << Grazie, ed anche io ci sarò sempre. Davvero Helen, quando hai bisogno chiamami>>
<< si>> rispose lei. Poi ripresero a parlare del più e del meno.
Quando suonò la campanella tornò in classe insieme a Julio, che era tutto sudato e stanco.
<<Abbraccio!>> disse il ragazzo cercando di stringere Helen.
<< NOOO, puzzi>> scherzò lei cercando di divincolarsi, ma poi vinta lo abbracciò posando la testa sul petto duro di lui. Sentí i battiti del cuore di Julio accelerare e lei si staccò velocemente, arrossendo.
<< Senti >> disse << Cosa dobbiamo studiare per domani?>>
<< Abbiamo interrogazione di scienze, ma tu l'hai già ripetuta, quindi potrai riposarti>>
<<Già>> rispose lei, ma sapeva che non lo avrebbe fatto. Quel pomeriggio avrebbe preso l'autobus, per andare in cerca del carillon. Non sapeva cosa fare, ma del resto neanche per andare a prendere il biglietto di Math aveva avuto qualche idea; contava in qualche colpo di genio che le venisse sul posto.Helen salì le scale del bus, fece vedere il suo biglietto all'autista, ed andò a sedersi verso il fondo dell'autobus. Si gettò sul sedile dalla parte del finestrino e con la musica sparata nelle orecchie cominciò a guardare le gocce di pioggia leggera scivolare lungo il vetro, illuminate dalle luci delle macchine e delle strade. Osservò la gente camminare frettolosa sotto la pioggia, una signora anziana con i sacchetti della spesa tra le mani, un ragazzo entrava in macchina velocemente, una coppia camminava lenta sotto l'ombrello bordoux, tenendosi per mano. Li osservò a lungo, guardando il viso di lei serenamente rilassato in un gioioso sorriso, e inconsciamente cominciò a porsi domande che restavano nel profondo del suo cuore, senza neanche azzardarsi ad andare verso il cervello. I suoi pensieri furono interrotti dall'autobus che si mise in movimento, guardò l'orologio:
14:30.
L'arrivo era previsto per le 16:30, e l'autobus successivo sarebbe partito alle 18:00.
Aveva dunque un'ora e mezza per cercare in qualche modo il carillon.
" devo farcela" si disse " per Elizabeth "
L'autobus scivolava sulla strada in maniera serena, senza sobbalzi o curve improvvise; e stimolava il sonno. Helen poggiò la testa al finestrino, sentendone le vibrazioni, e come sempre la sua mente cominciò a vagare accompagnata dalla musica. Ed ecco che improvvisamente, come una rosa nera che sboccia all'improvviso dopo essere stata bocciolo per tanto tempo, quel ricordo esplose nella sua mente. Il Ricordo, l'unico felice che avesse di sua madre. Un ricordo che custodiva gelosamente e nascondeva pure a se stessa, un ricordo che la riempiva di tenerezza ma soprattutto di amarezza.
Ed eccola lì, la lacrima dannata, scivolare sulla guancia. Helen la asciugò velocemente con i polsi della felpa, vergognosa.
Lei era forte, oh si se lo era, ma non capiva che il pianto potesse essere solo una liberazione dai dolori. Vedeva le lacrime come la debolezza, per questo cercava sempre di non piangere. Era una cosa che aveva fatto sin da piccolina, sia quando soffriva per i morsi della fame, sia quando sua madre la picchiava, sia quando aveva le allucinazioni. Al massimo piangeva senza singhiozzi, nascondendosi come un'ombra che scappa dalla luce.
L'autobus si fermò e lei si ridestò da quel sonno ad occhi aperti, mise lo zainetto di pelle in spalla e scese dal bus. Si guardò intorno, " bene " si disse " si va alla ricerca della casa, e poi di un piano, magari" guardò l'indirizzo che aveva scritto sul telefono memorizzandolo, poi si mise in cammino, ansiosa.
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La ragazza di polvere
ParanormalHelen, sedici anni, un passato tormentato, ed un'inquietante potere che la porterà verso un tragico finale. tratto: Madame Smith la guardò perplessa > chiese. > Nessuno rispose.