<<Professore, le giuro che non è una scusa>>
<< Sicura?>>
Helen stava poggiata su una gamba tenendo l'altra semi piegata.
Annuì con vigore << Si! Ieri ho sbattuto il ginocchio>>
<< E va bene, ma bada che la prossima volta dovrò segnarlo sul registro>>
<< Certamente>> rispose lei, e zoppicando si diresse verso gli spogliatoi, poi però,quando il professore si allontanò, si alzò e se ne andò, camminando normalmente.
Si sedette dietro la palestra sul solito muretto e cominciò ad ascoltare della musica con il libro di italiano tra le mani, ma interruppe subito perché immediatamente le apparve Emily davanti.
<< Che bugiarda>> rise la ragazza.
Helen sorrise << Non mi piace proprio fare attività fisica, non sono portata. È meglio che stia qui a studiare qualcosa che mi piace>>
Emily le si avvicinò e si poggiò accanto a lei << Come va? >> chiese.
Helen sbuffò, sistemandosi una ciocca sfuggita dalla treccia dietro l'orecchio.
<< Male. Tre giorni fa sono uscita con Julio ed ho provato a parlargli di Math, ma lui ha interrotto subito il discorso. Ho pensato che parlandogli avrei potuto fargli capire che non è responsabile della sua morte, ma è difficile. Ho paura di non riuscirci...>>
<< Ti avevo avvisata. Non fantasmi legati a questo mondo staremo qui per sempre, vagando come anime in pena, accettalo. >>
Helen la guardò fissa negli occhi << Mi rifiuto. Ti dimostrerò che ti sbagli Emily; sia tu che Math avete il diritto di andare dall'altra parte. Condannate a stare qui ci devono essere solo le anime dei malvagi, e non di coloro che sono stati ingiusti in vita.>>
Emily sorrise << Sei testarda Helen. Beh spero tu ci riesca, sarebbe bello per quel ragazzo.>>
<< Anche per te>>
<< No, lascia perdere me, io sono un caso a parte...>>
Helen si incuriosì << Perché?>>
<< Ti racconterò un giorno, ma non oggi. Del resto hai abbastanza grane a cui pensare. Concentrati su Math e aiuta lui>>
<< Si, lo farò e soprattutto ci riuscirò, vedrai.>> affermò convinta << Devo solo trovare il modo>>
<< Magari Math stesso ha qualche idea>> suggerì Emily.
<< Mmmh forse>>
La campanella trillò << Io vado Emily, ci vediamo presto>>
<< A presto!>>Helen stava percorrendo la strada di casa, immersa nel turbinio dei suoi pensieri. Ci doveva essere un modo per far capire a Julio che lui non aveva nessuna colpa. Chiaramente Math non ce l'aveva con lui, anzi era stato proprio grazie a Julio che inizialmente era riuscito a resistere alle percosse. Se solo avesse potuto spiegarglielo.
Quasi le venne voglia di correre da Julio e dirgli " Non è colpa tua, fidati di me. Me lo ha detto Math stesso!" ma, ovviamente, non appena l'idea la sfiorò l'accantonò subito. Aprì distratta la porta di casa ed entrò. Si gettò sul divano mangiando della pizza rimasta dalla sera prima, accese la televisione e poggiò i piedi sul tavolo. Forse Emily aveva ragione: magari Math avrebbe potuto darle qualche consiglio; il problema era che non ci sperava nemmeno lui. Questa cosa la mandava in bestia: tutti avevano ormai perso le speranze. Perché? Perché erano tutti così deboli?
Lei aveva vissuto per sedici anni da sola, ma non si era mai arresa, ed adesso infatti si era fatta degli amici. Possibile che fosse l'unica capace di superare le difficoltà? L'unica che non si abbatte?
Come ogni volta che pensava al suo passato le venne una stretta allo stomaco, rendendosi conto di quanto la vita fosse stata ingiusta con lei: nessun padre, nessuna madre, nessun amico. Ma solo ed esclusivamente la solitudine. Ma lei tanto era stata forte da aver trovato in essa un appiglio, e dal suo turbolento trascorso era uscita vittoriosa. Certo, anche lei aveva avuto i suoi momenti di debolezza, ma si era sempre ripresa.
Chiuse gli occhi e spense la televisione: la testa aveva preso a farle male.
" Lo stress dei compiti in classe" pensò, e si andò a distendere sul suo letto. Voleva restare sveglia, ma la penombra della stanza conciliava il sonno ed infine la stanchezza prese il sopravvento, così si appisolò. Si risvegliò dopo un quarto d'ora, sentendo le gambe bagnate.
Si mise a sedere, mentre più il sonno passava più la sensazione di umido cresceva. Stropicciò gli occhi, e stranita accese la luce.
Urlò.
Il letto era sporco di sangue. Urlò ancora e scappò dal letto simile ad un lago rosso, tremando, e corse via. Si fermò davanti il portone d'ingresso, cercando di darsi una calmata.
<< Tranquilla Helen, è solo un'allucinazione>> si disse, e questa teoria fu confermata dal fatto che le sue gambe, nonostante fossero state immerse nel sangue, non erano sporche. Si osservò intorno: tutto sembrava tranquillo. Il corpo ancora le tremava, il suo respiro era accelerato insieme ai battiti del cuore, le sue pupille erano dilatate dalla paura. L'angoscia pervadeva la sua mente, ma si fece coraggio e con le gambe molli si diresse verso la camera da letto. Era tutto perfetto. Non una macchia sul letto.
<< È stata solo un'allucinazione, si...>> si disse, ma decise che per quel giorno era meglio evitare di stare ancora a casa da sola. Si preparò e andò al parco, per calmarsi con quella lunga passeggiata.
Si sedette su una panchina, guardando i bambini che giocavano con le altane, ma poi, quando si ricordò di averle viste muoversi da sole, andò in piazza.
Non c'erano molte persone, ma non era neanche totalmente isolata quindi si rilassò.
Era evidente che qualche fantasma ce l'avesse lei. Non perse tempo a chiedersi chi o perché: da quello che le aveva spiegato Emily aveva capito che spesso, i fantasmi cattivi, lo facevano per puro divertimento. Qualcuno voleva giocare a farla impazzire, ma lei non l'avrebbe concesso. Non ora che stava iniziando a crearsi una vera e propria vita, facendo amicizie e aiutando i bisognosi ( anche se questi non erano umani).No, avrebbe tenuto duro; come aveva sempre fatto, del resto.
Essendo molto più calma, decise di non perdere tempo: vide che nessuno la guardava così chiamò mentalmente Math, sperando che funzionasse come era stato per Emily.
Il ragazzo le apparve davanti.
<< Hai novità?>> chiese.
<< No...>>
Lui fece un profondo e triste respiro << Immaginavo...>>
<< No aspetta, non ho detto di essermi arresa. Ci sarà pur sempre un qualcosa che può convincere Julio>>
Math ci rifletté molto, poi disse << Beh, ci sarebbe il biglietto che scrissi prima di suicidarmi...>>
<< Avevi scritto qualcosa di particolare?>>
<< Si, se Julio lo leggesse capirebbe finalmente di essere stato un bravo amico>>
Gli occhi di Helen si illuminarono << Ma perché non me lo hai detto prima?!>>
<<Perché probabilmente lo hanno buttato... È stato più di un anno fa.>>
<< Io credo di no invece. In ogni caso dobbiamo provare: dammi l'indirizzo della tua vecchia casa, andrò a cercarlo>>.
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La ragazza di polvere
ParanormalHelen, sedici anni, un passato tormentato, ed un'inquietante potere che la porterà verso un tragico finale. tratto: Madame Smith la guardò perplessa > chiese. > Nessuno rispose.