Julio e Helen stavano camminando su e giù per una via piena di bar e di negozi. Era sabato sera e quel pomeriggio Julio aveva chiamato Helen insistendo per farla uscire. Le aveva assicurato che gli altri non ci sarebbero stati ed infatti erano soli.
Si sedettero su una panchina, a guardare la gente che passava. Helen si sistemò i capelli e poi si voltò a guardare Julio << Senti>> disse <<Spiegami di nuovo perché gli altri non sono usciti>>
<< Erano impegnati, e Lucy stava male>>
Lei sorrise, sapeva che stava mentendo: aveva visto nel suo telefono un messaggio in cui diceva di non potere uscire con loro, quindi non era andato dai suoi amici per stare con lei.
Helen arrossí << Sei il ragazzo più premuroso che io abbia mai conosciuto.>>
Julio alzò le sopracciglia <<Come mai dici una cosa del genere così all'improvviso?>>
<< Perché sei un amico fantastico. Se non fosse stato per te sarei rimasta sola. E poi mi hai difeso più volte, sei davvero il migliore amico perfetto>>
Lui le sorrise dolcemente, sentire quelle cose gli rendeva il cuore leggero << Mi stai descrivendo come un eroe, ma ti assicuro che non lo sono.>> poi aggiunse con fare misterioso << Ricordati che tutti hanno il loro lato oscuro>>
Helen rise << Per caso vuoi fare la figura del Bad boy? Non m'incanti>>
<< No sul serio. Un giorno te lo racconterò >>
<< Va bene>>
Dopo qualche minuto però Julio l'accompagnò a casa perché doveva tornare per le dieci e mezza, così verso le dieci Helen varcò la soglia di casa. Gettò borsa e felpa sul letto, andò in bagno a struccarsi e lavarsi. Si mise davanti lo specchio per sciogliere i capelli, ma quando andò per togliersi l'elastico si trovò con una lunga treccia castana tra le mani.
Sgranò gli occhi, lo stomaco si rivoltò.
<< MA COSA?!>> chiuse velocemente gli occhi e li riaprì: i suoi capelli stavano saldi dove dovevano stare: nella testa. Si esaminò attentamente allo specchio, ma tutto sembrava normale, i capelli li aveva decisamente tutti.
" E stata sono la mia fantas..." si irrigidì. Oh no, non era la sua fantasia. Lo aveva visto davvero. Avrebbe dovuto chiedere ad Emily in che modo quelle allucinazioni erano legate ai fantasmi.Julio bussò al campanello e il portone si aprì di scatto.
Entrò stiracchiandosi, poi saluto sua madre che stava a letto aspettandolo sveglia << Ciao mamma>>
Non rispose
<<CIAO MAMMA.>>ripeté.
<< Che vuoi?>> fu la gelida risposta, e come ogni volta che sua madre utilizzava quel tono disgustato una ferita si apriva nel cuore di Julio.
Sua madre era arrabbiata con lui. Come sempre, del resto.
Suo padre lo guardò, con un cipiglio scuro, gli occhi iracondi << Abbiamo avuto litigi>> disse. Julio non disse e non chiese nulla: sapeva già di cosa si trattava. Qualche giorno prima sua madre lo aveva ammonito<< Guai a te se prendi appuntamento per sabato sera>>
<< Ma mamma>> aveva protestato lui << Da quando è iniziata la scuola e tutto il resto l'unico giorno che ho per uscire è il sabato. Non torno nemmeno tardi!>>
<< Non è tempo di uscire non hai sentito il diluvio che c'è stato questa notte? E poi potresti stare un po' di più con la tua famiglia!>>
Quella stessa frase detta con un tono meno minaccioso sarebbe stata diversa, se solo glielo avesse chiesto con gentilezza lui non avrebbe avuto problemi a non uscire; Helen ci sarebbe rimasta male, ma poi avrebbe capito le sue motivazioni. Ma il fatto che lei glielo ordinasse con tanto astio aveva l'unico risultato di portarlo a fare l'esatto contrario.
Comunque quel giorno alla fine era spuntato il sole, e quindi sua madre lo aveva fatto uscire, ma sicuramente suo fratello maggiore aveva detto qualcosa in modo da mettergliela contro, sicuramente dicendo che lo trattavano troppo bene, che gli davano tutto quello che voleva, e che in quel modo non sarebbe diventato nessuno.
Sempre le solite frasi: non studi, stai sempre a messaggiare con quel telefono in mano, esci sempre, stai tutto il tempo chiuso in camera tua; tutte frasi che aumentavano il suo stress. Quasi alla fine si sentiva in colpa, perché in fondo volevano solo che stesse di più con loro, ma lui non riusciva a passare del tempo piacevole con delle persone che lo criticavano e giudicavano costantemente, persone che lo rimproveravano continuamente e che avevano da ridire su tutto quello che faceva. Lui cercava sempre di fare del suo meglio, ma non bastava mai per loro.
Andò in camera sbuffando. Perché non lo capivano? Perché non capivano il suo desiderio di stare fuori? La sua voglia di fare nuove esperienze?
Quasi gli venne da piangere. Non era abbastanza per loro, e la verità era che non lo sarebbe mai stato. Suo fratello sembrava così perfetto: grandioso studente, ragazzo serio stimato da tutti, ma lui sapeva che in realtà era assolutamente vuoto come un muro grigio. Anche Julio studiava, era serio e si dava da fare, solo che aveva deciso di fare un murales sul suo muro.
Eppure sembrava proprio che i suoi volessero impedirgli di vivere la giovinezza: lui era quello che guardava ossessivamente l'orario perché se fosse arrivato con un solo minuto di ritardo suo padre si sarebbe arrabbiato come una bestia, quello che per andare da una parte l'unico modo che ha è quello di non dirlo a suoi. Perché? Perché doveva sempre dire di no quando gli altri prendevano l'autobus per andare da qualche parte nelle vicinanze? Perché doveva essere il primo a tornare a casa? Perché prima di uscire doveva spaventarsi di chiederlo ai suoi genitori? Perché quelle poche volte che decideva di fare qualcosa di diverso doveva raccontare montagne di bugie e poi stare nel terrore di essere scoperto?
Non lo meritava, lui era solo un bravo ragazzo che voleva divertirsi in modo sano con gli amici, eppure era legato.
E in questi casi l'unica cosa che gli dava conforto era pensare che mancavano due anni alla maggiore età: dopo non avrebbero più comandato, e finita la scuola sarebbe andato all'Università in una città lontana, lontana da tutti e dove poteva inseguire i suoi sogni.
Fece una veloce doccia e dopo, senza augurare la buona notte ai suoi genitori, andò a letto.
Chiuse gli occhi, ma subito dopo li riaprì perché sentì il telefono vibrare.
Un messaggio, da Helen. Lesse " Buona notte :)"
Fissò lo schermo con un sorriso
" Buona notte :*" rispose.
Stette qualche minuto a guardare il messaggio, poi più sereno si addormentò.
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La ragazza di polvere
ParanormalHelen, sedici anni, un passato tormentato, ed un'inquietante potere che la porterà verso un tragico finale. tratto: Madame Smith la guardò perplessa > chiese. > Nessuno rispose.