24. Empire State Building.

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Le porte dell'ascensore si aprirono, facemmo qualche passo prima di fermarci un'altra volta. Sentii un leggero vento solleticarmi la schiena e la gamba che non era nascosta dalla lunga gonna del mio abito spaccato.

"Sei pronta a vedere il mio pigiamino rosa?" - disse la ragazza compiendo qualche passo e arrivando alle mie spalle. La ragazza allungò le sue braccia e mi strinse da dietro, appoggiando il suo stupendo viso sulle scapole della mia schiena.

"Potresti essere venuta anche con gli abiti più brutti del mondo, saresti sempre la più bella" - dissi io stringendo con le mie mani la presa della ragazza dietro di me.

"Sai a volte penso di non meritarti, sei tutto ciò che chiunque amerebbe su questo pianeta." - rispose la ragazza dietro di me, stringendo ancora id più le sue braccia attorno al mio ventre.

"Evidentemente qualcuno mi merita più di tutti gli altri.. qualcuno che ama le banane e le rane." - risposi io sorridendo. - "Che dici, mi togli la fascia?" - le chiesi solleticando le sue mani disegnando cerchi invisibili sulle sue mani.

"Aspetta, devo dirti una cosa prima" - disse la ragazza staccandosi dalla presa e lasciandomi senza punti di riferimento a cui orientarmi.

"Cosa?" - dissi io continuando a guardare avanti.

Sentii qualche passo susseguirsi e poi di nuovo tornò il silenzio, contornato solo dal vento leggero che pizzicava i lembi di pelle non coperti dal sole.

"Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata."

Al suono di queste parole i miei occhi, dietro quel velo di tessuto che li ricopriva, si inumidirono. Erano le parole che più mi avevano colpito, forse anche di più di quel Ti amo, perché sapevo che erano parole che Camila mi aveva detto non pensando più che la potessi ferire o che il nostro amore potesse portarla a soffrire. Lei mi aveva detto quello consapevole che per lei ero la persona più importante di tutta la sua vita, e non c'era bisogno di confermarglielo perché sapeva benissimo che anche un solo suo passo contava più di un intero anno passato a vivere senza di lei.

La ragazza si avvicinò a me. Le sue mani si poggiarono teneramente sulla mia testa, arrivando al nodo che bloccava alla fascia sui miei occhi di non cadere. Qualche istante bastò alla ragazza per sciogliere il nodo e togliere la fascia. I miei occhi erano ancora chiusi e aspettai un segno della ragazza di fronte a me per aprirli.

"Aprili e spero sia la serata più bella della tua vita" - disse la ragazza muovendosi qualche passo indietro. Abbassai lo sguardo, aprendo lentamente le palpebre e lentamente alzai di nuovo il mio viso. Il mio cuore sussultò ancora una volta rendendomi conto di dove stavamo e della bellezza della ragazza di fronte a me. Davanti a me avevo tutta New York, e al centro della mia visuale la ragazza più bella del mondo. Un lungo vestito nero metteva in luce perfettamente le curve della ragazza, anche lei con la parte bassa dell'abito dotata di uno spacco che mostrava una delle bellissime gambe di Camila e la parte superiore composta da due parti che si univano nella parte del ventre inferiore della ragazza, coprendo perfettamente la parte centrale del suo petto. I lunghi tacchi neri erano uniti sulla caviglia da un intreccio di stoffe che arrivavano fino a qualche cm più su. I suoi capelli erano lasciati liberi in parte, e un'altra parte era invece raccolta, con una ciocca sul suo viso che fungeva da frangia.

"Tu vuoi farmi morire." - riuscii a dire, ancora a bocca aperta per lo splendore delle due bellezze di fronte a me: Camila e New York.

"Magari non stasera" - disse lei sorridendo teneramente.

"L'Empire State Building..devi dirmi come hai fatto" - dissi compiendo qualche passo in direzione della sbarra di ferro che divideva l'ultimo piano della costruzione con la stupenda vista della città.

Philophobia; camren - chap. 1 #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora