13. Everything is you.

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Quella notte, come ormai troppe , la mia testa era una centrifuga di pensieri che mi impedivano di ragionare. Camila era al centro dei miei pensieri, e non capissi perché tutto ciò che stava succedendo in queste settimane ci stava allontanando e avvicinando allo stesso momento.  Volevo che lei non si affezionasse a nessuno perché volevo che lei fosse l'unica persona a cui io potevo bastare, ma allo stesso tempo non le avrei mai privato di affezionarsi a qualcun altro. Non sapevo se fosse Michael il problema, forse lo ero io. Forse il problema era che Camila contava per me più di quello che pensavo e tutto ciò che faceva influenzava ciò che sentivo e provavo io. Ogni volta che ci avvicinavamo poi, sentivo questo brivido su tutto il corpo, e non capivo cosa realmente significasse. I nostri visi continuavano a incontrarsi e ad avvicinarsi pericolosamente senza che volessi evitarlo e forse i miei sentimenti mi stavano dando dei segnali che ancora non avevo colto.

"Anche tu non riesci a dormire?" - una voce che proveniva da dietro di me mi fece sussultare.

"Camz mi hai fatto prendere un colpo!" - sussurrai con foga, mi aveva davvero spaventato.

"Andiamocene." - disse fermamente appoggiandosi al ciglio del mio letto.

"Ora? Ma sono le 3 passate!" - risposi guardando l'orologio dallo schermo del telefono.

" Facciamolo ti prego, ho bisogno di uscire con te." - disse la ragazza allungando la sua mano sul mio viso. Iniziò ad accarezzarmi la guancia, disegnando con le sue dita dei cerchi sulla mia guancia. Rimanemmo nel silenzio del van per qualche secondo a fissarci negli occhi. Sul suo viso comparse dopo qualche secondo un sorriso e io allora mi decisi ad alzarmi, nonostante il tornado di pensieri e domane che la mia testa ospitava da qualche ora.

Misi una maglia lunga e delle calze al volo, presi i miei Dr. Martens neri e uscì, aspettando la cubana che mi seguì poco dopo , con indosso una tutina bianca e delle Vans bianche. I lunghi capelli mori le contornavano il viso e le cadevano sulle spalle in modo armonioso e leggero, nonostante li avesse sistemati in così poco tempo. Rimasi qualche secondo ad osservarla e per la prima volta mi uscì dalla bocca un pensiero senza riuscire a trattenerlo.

"Sei Bellissima". 

Camilla mi sentì e alzò subito il suo viso, arrossendo tra i suoi capelli e provando a nascondere un imbarazzo che ormai aveva colorato il suo volto.

"Vieni, voglio andare al Miamarina al Bayside." - disse prendendomi la mano e iniziando a camminare.

"Vuoi andarci a piedi per caso?" - dissi io ironizzandoci su.

"Beh, o in bicicletta, o anche con il bel jet privato che non abbiamo!" - disse lei ridacchiando. Voleva davvero andarci a piedi. Alle 3 e mezza di notte.

"Oh Camila, che ti sei bevuta questa sera? Prendo la macchina per gli spostamenti aspetta! Ho una patente, sfruttiamola no?" - dissi io cercando nella borsa il paio di chiavi della macchina che avevamo a disposizione per gli spostamenti. Per usarla dovevamo avvertire qualcuno del management ma alle 3 non potevamo di certo chiedere niente, ci avrebbero risposto sicuramente di no, dopo averci insultate fino al mattino per aver svegliato tutti.

Trovai fortunatamente le chiavi nella borsa che avevo dietro e , entrate in macchina, accesi il motore e andammo verso il Miamarina. Camila era appoggiata al vetro dello specchietto e fissava fuori senza parlare. Nonostante rimasi molto concentrata alla guida mi girai verso di lei , curiosa di sapere cosa le frullava nella testa.

"Camz, che pensi?" - le chiedi timidamente.

"Lo, ti sei mai sentita come se non volessi provare certe cose?" - rispose lei continuando a guardare avanti. La sua frase mi aveva un attimo confusa, ma la mia mente , al suono delle sue parole, mi riportò alle scene vissute qualche giorno prima in cui nemmeno io sapevo cosa provavo e il perché di alcune sensazioni dentro di me e senza pormi domande ho sempre giustificato il tutto nascondendole. 

Philophobia; camren - chap. 1 #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora