Capitolo 10 Odiosa gelosia

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Davide sbuffò palesemente indisposto, e il suo ciuffo si sollevò, portato dall'aria. Poi, si avvicinò a me e a Mirko, attratti come calamite magnetiche, affinché ci separasse.

« Esagerati, non è successo niente. Mica siamo andati in guerra? »

Mormorò in modo ancora burbero, arcuando le sopracciglia. Mirko, benché fosse stato allontanato dalla sottoscritta con ben poche cerimonie, continuava a tenere gli occhi fissi su di me, facendomi venire la pelle d'oca. Adoravo avere il suo sguardo addosso, perché mi faceva sentire speciale, come se lui, tra tutto ciò che lo circondasse, preferisse posare la sua più totale attenzione proprio su di me. E non mi guardava così come si guarda la televisione, con aria distaccata, o come si guarda un professore noioso, con aria disincantata. Lui quasi mi esaminava, come se volesse catturare ogni mio più piccolo particolare o gesto che sia, per imprimerlo in modo permanente nella sua memoria. Mi faceva sentire un capolavoro, ed io volevo che mi guardasse così per sempre.

« Sono veramente felice che stiate bene »

Ci informò Ari, avvicinandosi a me e abbracciandomi affettuosamente. Per un attimo distolsi lo sguardo dalla figura di Mirko e mi soffermai su mia cugina. Eppure, immediatamente, mi sentii soffocare, come se stessi annegando nel vuoto, allora i miei occhi ricercarono disperatamente quelli dell'unico ragazzo che li faceva emozionare. Ci scambiammo un sorriso e, quando risposi, sembrava più che stessi parlando con lui, che con mia cugina.

« Anch'io, credimi. Non avrei resistito un secondo di più in quella gabbia »

Con Davide, pensai, soprattutto dopo quello che mi aveva confessato. Ero rimasta scioccata, allibita, pietrificata e... "Si, hai reso l'idea, Jessica. Ora puoi smetterla". Stavo per aggiungere solo un altro aggettivo, niente di più. Sospirai. Proprio a me doveva capitare una coscienza del genere? Sarà stata una croce che mi sarei portata dietro per tutta la vita.

« Siamo ancora in tempo per il film, andiamo? »

« Oh, sì »

Ci incamminammo verso il cinema, e per tutto il tragitto, Mirko ed io ci scambiammo profondi sguardi di intesa, che mi accelerarono il battito cardiaco e mi colorarono le guance di rosso. Le sentivo avvampare, quasi bruciare con il proprio calore. Davide, invece, era sempre più infuriato e, dal momento che non era interessato a me in quel modo, credetti che avesse in qualche maniera mentito o a me, o a sé stesso. Per dei secondi interminabili, ripensai a ciò che era successo in ascensore e rabbrividii. Non riuscivo a cancellarmi dalla mente l'immagine di Davide che cercasse di baciarmi, ed era una tortura.

« Tutto bene, Jessica? »

« Sì, Ari, tutto benissimo »

Abbozzai un sorriso tra i denti, a cui né io, né lei, credemmo per un solo secondo. Non ero brava a nascondere i miei sentimenti e i miei stati d'animo, soprattutto se dovevo celarli a lei.

« Dopo ne parliamo, okay? »

Le annuii leggermente con il capo, e riprendemmo a camminare. Durante la passeggiata, ogni volta che Mirko tentava di avvicinarsi a me, Davide si metteva fra noi due, facendomi saltare tutti i nervi. All'improvviso, sentii una stridula vocina femminile chiamare Mirko. E chi diamine era questa, adesso? Il termometro della mia stizza era schizzato a livelli mai registrati prima. Non bastava solo Davide a rompere le scatole, giusto? Avevamo bisogno di un altro complice? Tutti si girarono verso la ragazza che aveva urlato, e che ora ci stava raggiungendo di fretta e furia, come una matta che aveva appena saputo ci fosse una grande svendita da Acanfora. Era una ragazza bruna e un po' più bassa del mio metro e sessantotto e, quando ormai distava tre passi da noi, iniziò ad ancheggiare prima a destra e poi a sinistra, ostentando il suo bel sedere sodo. Roteai gli occhi, infastidita, intercettando casualmente un Davide molto interessato a quello spettacolo. Così, gettai un'occhiata fugace anche verso Mirko, e lo vidi sorridere nella direzione della brunetta "mi credo una modella di Victoria Secret". Aggrottai le sopracciglia. Poi, spostai nuovamente lo sguardo sulla ragazza, guardandola in cagnesco. Quando fu abbastanza vicina a Mirko, gli si gettò al collo con decisamente poco tatto. Ogni millilitro di sangue mi defluì al cervello impietosamente, e tutto l'odio che avevo accumulato in anni, si era cristallizzato nei confronti di quella tipa.

Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora