Capitolo 6 A passi di danza

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Ridere ha un effetto terapeutico. Ridere ti fa sentire vivo, ti rende conscio del presente, e muta la tua anima in radici rigogliose che si inerpicano nel terreno dell'assenza del tempo. Ridere ha la funzione di incidere i ricordi nell'esatto momento in cui si dà sfogo alla felicità, rendendoli eterni. Ridere è un imprescindibile piacere della vita, e non c'è cosa migliore che ridere insieme a chi ami davvero.
Eppure, queste erano tutte sensazioni che non avevo mai avuto la possibilità di provare sulla mia pelle, perché detestavo la mia risata, a volte singhiozzante, a volte troppo acuta, ma, quella mattina di gennaio, mi concentrai esclusivamente su quella di Mirko al punto tale da non trovare il tempo per rimuginare sulla mia.
Il sorriso gli stirava divinamente gli angoli della bocca, scavandogli delle fossette ai lati e ammorbidendogli i lineamenti duri del viso. Avrei resuscito Michelangelo solo per immortalare quel sorriso a vantaggio di tutte le generazioni future, ma non mi fu permesso di commissionargli nemmeno tale incarico, perché Arianna interruppe l'atmosfera di palpabile serenità, ricordandoci i nostri doveri con tono seccato.

« Molto divertente ragazzi, ma ora dobbiamo sistemare tutto » 

Aprì le braccia in un gesto plateale che circondava tutta la stanza. Lei era sempre stata il baluardo della responsabilità: non si limitava solo a vivere il presente, ma rifletteva anche sulle conseguenze che comportavano le sue azioni. E ripulire quel macello era una responsabilità che gravava come un macigno indicibile sulle nostre spalle. Mi sentivo già schiacciare sotto il suo peso ingente.

« Ho afferrato il concetto. Scopa, strofinaccio e secchio venite a me » 

Esordii, fingendomi elettrizzata, ma dalla mia voce da super eroina delle pulizie risuonava una stonata nota tediosa.
Mi alzai dal pavimento sporco, passandomi le mani sui jeans per scrollare via la farina e mi sollevai le maniche della maglia.

« Che fai tu, principessina sul pisello? Non vieni con me? » 

Domandai ironizzando e lanciando uno sguardo nella direzione di Arianna. Lei rise e con riluttanza si alzò dal pavimento, per venirmi incontro.

« Donne, apprezzo il vostro spirito domestico, ma esiste anche il sottoscritto. Potrei seriamente aiutarvi » 

Mirko che faceva le pulizie? Avrei scommesso che gli attori, così come i più ricchi della Terra, non sapessero manco come fosse fatta una scopa. Per cui, io e Arianna ci scambiammo uno sguardo interrogativo e poi scoppiammo a ridere.

« Ma certo, accomodatevi pure, donzelle. Ridete pure. Io me ne starò bello e fermo qua, mentre voi sgobbate, deliziandomi dello spettacolo. Ma potete scordarvi che me ne starò in silenzio » 

Sogghignò, alzando e abbassando un sopracciglio. Aveva usato l'artiglieria pesante, stuzzicando la mia curiosità, ed ora necessitavo di risposte immediate.

« Okay, monsieur des nettoyages*, tenga questo e ci dimostri cosa sa fare » 

Accusai con tono di sfida, assestandogli nel petto scolpito un rotolone di carta da cucina, che avevo afferrato qualche secondo prima. Alzai un sopracciglio e distorsi le labbra, puntando il mio sguardo, teso come un arco, nel bersaglio: i suoi occhi. Mirko riuscii a sostenere la pressione di uno sguardo addosso con un'estrema facilità che mi sarei dovuta aspettare, finché non si sbarazzò del rotolone che divideva i nostri corpi, abbandonandolo dietro di lui, sul ripiano marmoreo della cucina, e allora fui io quella a vacillare.

« L'impazienza è un brutto vizio, madame. Eppure, è tellement tentant** » 

Sussurrò, abbassando la voce di ottave indefinite, al punto che quelle ultime parole si riverberarono nel mio corpo, fino alle punta delle dite. Con una mano mi ghermì un avambraccio ed io mi ritrassi d'impulso, aggrottando la fronte e alzando una barriera difensiva di sei metri.

Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora