Capitolo 12 Mano nella mano

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Pochi secondi dopo l'inizio del film, sentii una mano accarezzarmi da dietro la spalla. Era un tocco delicato, ma intenso allo stesso tempo. Con aria circospetta, girai lentamente il volto per non far notare il mio movimento a Davide, e scoprii che si trattava della mano di Mirko. Gli occhi mi si illuminarono all'istante, e subito tutta la zona della spalla iniziò a bruciarmi come un tizzone ardente. Non mi importava che Davide fosse accanto a me, non mi importava di essere circondata da altre cinquanta persone, non mi importava di star perdendo il film, né tanto meno mi ricordai di star guardando un film dell'orrore, perché, adesso, la mia completa e totale attenzione era rivolta esclusivamente a lui.

« Anche se non possiamo stare vicini, possiamo sempre tenerci per mano »

Sussurrò a bassa voce per non farsi sentire. Alzai immediatamente gli occhi sul suo volto e sorrisi, per poi incrociare le mie dita affusolate alle sue. Toccandosi le nostri mani, avvertii dei brividi percorrermi tutto il braccio. Per un momento, abbassai lo sguardo sulle nostre mani: si incastravano alla perfezione.
Guardammo il film mano nella mano e, ogni volta che c'era un scena spaventosa, io gli stringevo più forte la mano, come se fosse stata la mia unica ancora di salvezza. Lui sorrideva in silenzio, e mi osservava come non aveva mai fatto nessuno prima d'ora. Sembrava addirittura più interessato a contemplare me, che a guardare il film. Non sapevo cosa vedesse in me, ma se riusciva a vedere qualcosa di speciale, piuttosto che i miei soliti difetti di sempre, l'avrei lasciato guardarmi, perché non c'è niente di più meraviglioso che essere ammirati come se si fosse la cosa più bella dell'universo. Le nostre mani erano l'una disperatamente intrecciata nell'altra, appena dietro il sedile dove era seduto Davide, ma senza che lui lo sapesse.

« Non hai paura, Jessi? Io sono qui, se vuoi abbracciarmi... »

Davide mi chiese con espressione ammiccante, facendomi l'occhiolino, nonostante non potessi vederlo chiaramente a causa del buio pesto. Dovetti recuperare tutte le forze in mio possesso per non saltargli addosso come una furia e farlo a brandelli. Dopo qualche istante, che mi ero concessa per ristabilire la calma, gli risposi schietta, con aria alquanto soddisfatta di me stessa, e la mia risposta fece irritare talmente Davide, che non parlò più per tutto il primo tempo.

« No, grazie. Ho già tutto quello di cui ho bisogno »

Controbattei, stringendo ancora un po' la mano di Mirko. Volevo fargli capire che era lui tutto ciò di cui avevo bisogno, ora e per sempre, o almeno finché mi sarei concessa di stargli accanto. Sapevo che, facendo così, mi sarei affezionata a lui in maniera morbosa e smisurata. Sapevo che, affezionandomi a lui, avrei sofferto tantissimo quando sarebbe arrivato il momento di allontanarmene. Sapevo che non ci sarebbe mai potuto essere niente tra noi, perché forse appartenevamo a due sfere di vita completamente opposte. Tutte queste ragioni le sapevo a memoria, e me le ripetevo in continuazione, ma mi era impossibile non stragli accanto. Lui era il mare, ed io la barca, lui era il vento, ed io l'aquilone, lui era il cielo ed io il sole. Non riuscivo più a capacitarmi di un'esistenza in cui lui non ci fosse. Eppure, dentro il mio cuore, nell'angolo più remoto, temevo che un giorno sarebbe sopraggiunto il momento per me di ricordarmi come si nuotava senza il mare, a volare senza il vento, e a brillare senza il cielo. Avrei dovuto imparare per forza a vivere senza lui. Ma veramente credevo di poterci riuscire? Nessuno prima d'ora mi aveva mai fatto questo effetto, nessuno prima d'ora mi aveva toccata così, nessuno prima d'ora era stato così importante nella mia vita. Non c'era nessuno che avevo ritenuto fondamentale prima di lui. L'aspetto peggiore di questa storia era connesso alla perfetta consapevolezza che qualsiasi strada avessi imboccato, non mi avrebbe portata da nessuna parte. Non mi avrebbe mai condotta da lui, al suo amore. Era una lotta sprecata. Ma allora perché stavo lottando? Non me lo sapevo spiegare. Sentivo solo dentro di me un bisogno irrefrenabile di lui. Ma avevo paura, avevo paura di non riuscire più a soffocare questo bisogno, se fossi andata troppo in fondo con questa storia. Eppure, allo stesso tempo avevo paura di perderlo, di non poterlo più guardare, abbracciare, stringere a me. Volevo allontanarlo, ma lui mi attraeva a sé ancora di più. Non sapevo come comportarmi, e allora mi lasciai trasportare dai sentimenti, dall'istinto, dal mio cuore, da lui.
La corrente era troppo violenta per poterla contrastare.
Quando le luci si riaccesero per l'intervallo, Mirko ed io sfilammo le proprie dita da quelle dell'altro. Immediatamente, percepii un inspiegabile peso aggravarmi sul cuore. Un peso che andò alleggerendosi a poco a poco, quando i miei occhi incrociarono quelli di Mirko, che mi mostrò un sorriso sbilenco. Jesus, non avevo mai visto niente di più sexy. Mi morsi il labbro inferiore, come facevo solitamente quando ero nervosa, e deviai lo sguardo altrove.

Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora