Narra Mirko
La mattina seguente, Davide ed io decidemmo di recarci in un bar per fare colazione assieme. Difatti, gli avevo già svelato per messaggi, ma in maniera piuttosto generica, la nuova situazione in cui ci ritrovavamo catapultati io e Jessica, così, preferimmo riparlarne per bene di persona al tavolino di una caffetteria e davanti ad un dolce e spumoso cappuccino. C'era solo un piccolo dettaglio che non avevamo tenuto presente: quale bar sarebbe stato la nostra meta? Oramai, eravamo stanchi dei nostri soliti punti di incontro, dovevamo cercare qualcosa di nuovo ed interessante, benché non avessimo la minima idea di dove poter trovare un posto del genere. Proposi di cercare su Internet gli indirizzi delle nuove caffetterie a Roma, che avevano inaugurato da poco e che, dunque, ancora non conoscevamo. Dopo alcune ricerche, scovammo un bar poco distante da noi in Via del Corso. Si chiamava "Il Giardino di Roma", e dalle foto sembrava davvero incantevole.
Lo raggiungemmo nel giro di pochi minuti, che mi parvero ore interminabili, siccome Davide non faceva altro che blaterare di Annalisa. Prima ne parlava entusiasta, un secondo dopo sosteneva che non si sarebbero mai più incontrati, e quello ancora dopo affermava di non volerne sapere niente dell'amore. Esattamente quando ero sul punto di esplodere e di urlargli in faccia di smetterla di fare il bambino, ci ritrovammo davanti al bar. Dal vivo era ancora più suggestivo quel posto. Tutto di quella caffetteria lasciava trapelare un'intensa sensazione di rilassamento e pace dei sensi. Sulla facciata esterna si arrampicavano delle piante di Wisteria, comunemente chiamate col nome di "glicine". Fuori al locale, vi erano numerosi tavolini bianchi con al centro una piccola piantina di cactus. Dalle finestre del bar, riuscivo ad intravedere un lungo bancone ricco di cornetti caldi e pasticcini, che facevano venir l'acquolina in bocca solo a vederli da lontano, e dei divanetti color panna, alternati a dei tavolini uguali a quelli che si trovavano all'esterno. Qualche coppia sedeva all'interno del locale, intenta a scambiarsi sguardi appassionati, mentre un piccolo gruppetto di amici ed un vecchio signore in giacca e cravatta avevano preso posto fuori. L'odore dei cornetti appena sfornati mi pervadeva le narici, infondendomi un'irrefrenabile voglia di cioccolato. Quel posto era perfetto, quasi avesse qualcosa di magico.« Che ne pensi, Davide? Io lo trovo perfetto »
« Come darti torto? Sembra essere uscito da un romanzo strappalacrime per femminucce »
Esclamò ad alta voce, attirando l'attenzione di tutti i clienti su di lui. Scoppiammo a ridere fragorosamente ed io presi posto ad un tavolino, esortando il mio amico ad entrare dentro per ordinare due cappuccini e due cornetti caldi. Da lontano lo vidi avvicinarsi all'ingresso a passo svelto, quando mi sovvenne di non avergli ricordato che la panna del mio cappuccino doveva essere molto abbondante.
« Davide »
Lo chiamai da qualche metro di distanza ed egli si girò verso di me, mentre apriva la porta.
« Che vuoi, Mi... »
Non finì la frase, che una cameriera dai capelli rossi e lisci gli venne addosso, rovesciandogli inevitabilmente addosso quella che sarebbe dovuta essere la colazione di un altro cliente. Lo schianto della tazzina e del piattino con il cemento provocò un gran fracasso, che riecheggiò nei meandri della città. Ridacchiai per lunghi minuti a causa di ciò che era appena successo, cercando di soffocare le risate più rumorose. Sembrava quasi che, arrivati noi, fosse arrivato anche il caos. Inoltre, ritenevo che solo nei film potessero succedere cose del genere. E, invece, ecco che quel qualcosa del genere era appena accaduto sotto i miei stessi occhi. Se ci ripenso, ancora oggi rido. Come aveva fatto quella cameriera a non accorgerei della presenza di Davide? Tutte le ragazze notano il mio amico magnetico, anche da un chilometro di distanza, quasi fosse il sole e loro i pianeti che gli gravitano attorno.
« O cielo! Scusami, scusami. Non ti avevo visto. Ti ripagheremo dei danni ai vestiti e... »
La cameriera parlava a perdifiato, mentre raccoglieva da terra le stoviglie ridotte in frantumi. Pensai che Davide avrebbe dato di matto da un momento all'altro e, invece, non disse nulla. Anzi, si accovacciò vicino a lei e le spostò una ciocca di capelli vermigli dietro l'orecchio. All'istante, con gli occhi ancora fissi sulla scena, smisi di ridere incredulo.
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Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018
Storie d'amoreTalvolta la vita è proprio strana. Nel giro di pochi giorni può ribaltare la nostra esistenza, spedendoci dritti al settimo cielo, o purtroppo negli abissi. In un secondo può diventare perfetta, e in quello successivo può distruggere tutto, diventan...