Epilogo

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Narra Jessica

Quello fu veramente il nostro ultimo addio, il nostro ultimo bacio, l'ultima volta in cui le trame delle nostre vite si fusero insieme in un'opera senza precedenti. Quella mattina, Mirko non mi venne a cercare in aeroporto, e lo ringraziai mentalmente per aver rispettato la promessa fattami. Non avevo idea di come avremmo reagito se ci fossimo rivisti un'altra volta. Probabilmente, non sarei mai salita su quell'aereo.
Apprezzai molto, invece, il messaggio con cui mi augurò buon viaggio, e al quale non mi preoccupai nemmeno di rispondere.
Pensai di aver bisogno, almeno per qualche giorno, della totale assenza di Mirko nella mia vita. Sarebbe stato alquanto difficile, siccome la città era tappezzata da sue fotografie, scattate per pubblicizzare vari prodotti. Eppure sapevo che ce l'avrei fatta. Non volevo dimenticarlo, non era questo ciò che ci eravamo rispettivamente promessi. Saremmo rimasti amici, ci saremmo sentiti costantemente grazie alla tecnologia moderna e, solo quando ci saremmo incontrati ancora, avremmo iniziato a prospettare la rinascita della nostra storia insieme.
Mi sembrava un buon progetto, tutto sommato, sebbene il mio cuore vantasse battiti sempre più lenti e affranti.

Narra Mirko

[È suggerito l'ascolto della canzone "Please, don't go" di Joel Adams]

L'indomani mi svegliai presto per poter assistere alla partenza di Jessica. Si trattava di un suicidio volontario vederla andar via davanti ai miei stessi occhi, ma non potevo restarmene a casa, perdendo l'ultima occasione per guardarla. Rammentavo la promessa che le avevo fatto il giorno prima, ed era per questa ragione che l'avrei ammirata volare via solamente da lontano. Se non mi fossi avvicinato, non avrebbe mai saputo che mi trovavo lì, con lei per l'ultima volta.
Quando arrivai all'aeroporto, i miei occhi ricaddero immediatamente sulla sua figura. Trascinava con sé non solo l'ingente peso della sua valigia, ma anche la sua malinconia, mentre si guardava attorno.
Improvvisamente, una voglia irrefrenabile di abbracciarla mi avvolse il cuore, raggelato dall'imminente assenza di lei. Volevo raggiungerla e dirle che sarebbe andato tutto bene alla fine, ma Jessica non poteva sapere per nulla al mondo che io fossi lì. Se avesse saputo che ero venuto meno alla promessa più superficiale, come avrebbe potuto avere fiducia in me verso quella più importante, quella che ci saremmo ritrovati in futuro?
La seguii di soppiatto durante tutto il suo cammino, curando di nascondermi dietro rifugi improvvisati, fin quando arrivò al fatidico Checkpoint. Il mio cuore non aveva mai minacciato di uscire dalla gabbia toracica come in quel momento. Sembrava impazzito dal desiderio di fermare Jessica, e chissà cosa sarebbe mai successo se davvero avessi dato ascolto alla mia parte irrazionale. Forse, adesso staremmo ancora insieme.
Quelli furono gli ultimi minuti trascorsi con lei, prima di osservarla definitivamente salire su quel maledetto aereo, e volare con esso lontana centinaia di chilometri da me.
Ma, in cuor mio, sapevo che lei fosse lontana solo fisicamente, perché un ritaglio della sua anima restava a Roma, dentro di me e con me, e nessuno avrebbe mai potuto privarmene.
Quante volte mi ero ripetuto che non importava la distanza, che non rappresentavano nulla i chilometri, perché tutto poteva essere distante, ma nulla era irraggiungibile.
Io, che avevo trascorso gli ultimi anni della mia vita a viaggiare per il mondo, infatti, lo sapevo bene quanto non contasse la distanza, ma la voglia di raggiungersi. Ed io, in quella circostanza lì, avevo una voglia ineffabile di raggiungere e riprendermi il mio amore.

« Dunque, che dici Jessi? Scappo e vengo da te? »

Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora