Capitolo 19 Baci sul collo

995 108 16
                                    

Narra Jessica

Dopo aver perso l'intera mattinata in palestra, il mio stomaco iniziò a brontolare senza sosta, così decisi di andare a pranzare. Salutai Arianna e Riccardo e mi recai in un piccolo ristorante messicano, che avevo scoperto per caso l'altro ieri, il giorno in cui avevo incontrato Mirko. Talvolta la vita è terribilmente ironica. Volevo evitare come la peste di pensare a quel ragazzo sfacciatamente bello, eppure un semplice pensiero mi aveva ricondotta a lui. Fortunatamente non c'era molta gente e, solo dopo una ventina di minuti, già ero fuori con lo stomaco pieno. Non avevo ancora ricevuto notizie né da parte di Mirko, né da parte di Arianna e ormai la situazione mi stava iniziando a innervosire. Ero felice per mia cugina, probabilmente stava pranzando con Riccardo, ma ugualmente mi sentivo esclusa e dannatamente sola. Io odiavo sentirmi sola e stare da sola. La solitudine non l'avevo mai sopportata fin da bambina e, per questa ragione, amavo circondarmi di persone, ma non persone qualunque. Adoravo circondarmi di amici fidati e onesti, altrimenti preferivo ciecamente la solitudine, alla compagnia di gente disonesta e malintenzionata. Quel pomeriggio di gennaio, mi ritrovai sola con me stessa. Avevo un'unica scelta: tornare a casa. Quando arrivai all'abitazione, non c'era nessuno, nemmeno la nonna, così approfittai del momento per sgattaiolare sotto la doccia. Lasciai che l'acqua calda mi riscaldasse la pelle e mi consolasse da quell'unico pensiero fisso che mi affliggeva da meno di due intensi giorni: Mirko. Mi insaponai con cura e con un'oscena lentezza, dal momento che non avevo trovato nulla di meglio da fare. Solitamente, sotto la doccia cantavo, ma quel giorno non ero proprio dell'umore adatto per cantare e tanto meno ballare. Quando uscii dalla doccia, l'aria fredda mi punse la pelle bagnata come mille lamine d'argento. Mi attraversarono il corpo altri mille brividi, prima che riuscii ad indossare l'accappatoio, che responsabilmente avevo lasciato sul termosifone affinché si riscaldasse. Fu subito un gran sollievo per la mia pelle il contatto con quell'indumento bollente. Ero dell'idea che le autorità avrebbero dovuto dichiarare l'accappatoio caldo patrimonio mondiale dell'umanità. Siccome ero ancora sola, pensai bene di completare la seduta di bellezza lavandomi i capelli e depilandomi. Finalmente, verso le cinque e mezzo finii, ma di Arianna ancora nessuna traccia. Oramai a Mirko non pensavo neanche più, o almeno mi imponevo di non pensarci, sebbene fosse inevitabile. In fondo, chi ero io per vietargli di stare con Elena? Era un ragazzo maturo e responsabile e poteva stare con chiunque volesse, giusto?
Mi vestii velocemente, ritoccandomi lievemente quel poco di trucco che avevo messo, poi, afferrai la giacca e uscii, non trovando più niente da fare.
Camminando, presi la decisione di recarmi al mio posto preferito, il mio nascondiglio, ma anche il mio mondo, dove potevo essere liberamente me stessa, senza che nessuno mi giudicasse. Si trattava di un angolo abbandonato a Nord del parco e ci si arrivava salendo per un tratto abbastanza ripido. C'era un piccolo laghetto, frequentato da delle paperelle dolcissime. L'erba era sempre verde e morbida, i fiori, sparsi di qua e di là, erano campanelle e violette. Ma la qualità che rendeva quel posto così speciale era la vista sulle colline di Roma, oltre le quali tramontava il sole lentamente e lo si poteva ammirare in tutta la sua bellezza. Da piccola ci andavo sempre con Ari, sia quando ero triste, sia quando ero felice. Sia quando avevo litigato con qualcuno, sia quando avevo fatto pace e volevo festeggiare a modo mio, ma anche quando volevo semplicemente rilassarmi, staccare dalla realtà e da tutti, e volevo starmene un po' da sola con me stessa. Quando raggiunsi la mia destinazione, con immenso piacere, scoprii che tutto era come me lo ricordavo. Mi sedetti ai piedi di un albero, e appoggiai la schiena al tronco. Raccolsi un fiore e lo accarezzai con i polpastrelli. Iniziai a contemplare quel concerto di luci e di canti, che i cardellini, puntualmente, dedicavano al sole, mentre si tuffava oltre le floride colline di Roma. Era uno spettacolo mozzafiato. Chiusi gli occhi lentamente, lasciandomi illuminare e riscaldare dagli ultimi raggi solari. Respiravo regolarmente, cercando di essere un tutt'uno con la natura, abbandonandomi a quella meraviglia che la natura mi offriva: il crepuscolo. Cosa avrei dato affinché Mirko fosse stato lì con me, seduto al mio fianco a stringermi la mano.
All'improvviso, una voce, che mi chiamava, ruppe quel sacrosanto silenzio. Aprii gli occhi di colpo e  mi voltai sorpresa.

Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora