Capitolo 17 Nessuna come lei

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( Sotto richiesta ho preso la decisione di scrivere anche dei capitoli dal punto di vista di Mirko. Spero siano di vostro gradimento e fatemi sapere cosa ne pensate :) )

Narra Mirko

Quando Jessica aveva poggiato le sue labbra vellutate sulla mia guancia, temetti quasi di cadere in un profondo abisso senza fine. Erano stati gli attimi più lunghi ed intensi che avessi mai vissuto. La mia guancia infuocò immediatamente al contatto con la sua bocca morbida e calda. Quanto avrei voluto baciare quelle labbra appassionatamente, fino a perdere i sensi, fino a dimenticare perfino chi fossi. Ritornai al mondo reale solo dopo che la sua figura snella scomparve tra la folla densa di persone che camminavano per la piazza, eppure nessuna camminava come lei. In quel momento, un interminabile flashback si fece strada tra i miei pensieri. Fu come rivivere attraverso la mente questi primi tre giorni trascorsi con lei. I tre giorni più belli della mia vita, i primi giorni che sentii veramente appartenere alla mia esistenza. Prima andavo avanti unicamente per inerzia, ma ora che c'era lei tutto era diverso: i colori diventavano sempre più sgargianti, i canti degli usignoli sempre più melodiosi e
il mio cuore sempre più desideroso di lei. Era una sensazione troppo meravigliosa persino per il sottoscritto, perché non riuscivo ancora a capacitarmi di tutto ciò e, sopra ogni cosa, di lei.  Non dimenticherò mai il nostro primo incontro sotto la pioggia battente, non dimenticherò mai la luce splendente che si accese nei suoi occhi quando mi scoprii il volto, non dimenticherò mai la danza ballata con lei, quando ancora eravamo tutti impregnati di farina e di zucchero. Non dimenticherò mai quando, alla fine del nostro ballo insieme, posai le mie labbra sulle sue, ma solo sfiorandole, e una sensazione di vuoto non sazietà fece sussultare il mio cuore. Non dimenticherò mai il modo in cui l'avevo toccata quella mattina, prima del provino. Delle emozioni mai provate prima mi scossero il corpo e speravo solo che anche in lei queste emozioni fossero nate e l'avessero rabbrividita almeno la metà di quanto l'avessero fatto a me. Non dimenticherò mai le sue dita intrecciate disperatamente alle mie, quando il film horror infuriava nella sala cinema. Non dimenticherò mai come mi sentivo, quando lei mi era accanto. Mi sentivo invincibile, invulnerabile e potente, completo, ma solo perché ero con lei. Davide, probabilmente, aveva già capito dal primo istante che provavo qualcosa nei confronti di Jessica. Avevo sempre saputo che non gli fosse andato giù tanto facilmente il fatto che avessero scelto me al provino per "Mi trasferisco in California" al suo posto. Ma ero convintissimo che l'avesse superata da un pezzo e che ora fossimo di nuovo amici come prima. E invece mi sbagliavo: eccolo che cercava con tutte le sue forze di rubarmi l'unica cosa che mi rendeva davvero felice: lei. Avrebbe voluto vendicarsi, ne ero più che sicuro, ma se in quel momento l'avessi trovato, non sarei più stato responsabile delle mie possibili azioni. L'avrei pestato a sangue? L'avrei picchiato fino all'alba? L'avrei investito con la mia Triumph nera? Non lo sapevo, ma qualsiasi pensiero mi sarebbe passato per la testa, una cosa era più che certa: non si trattava sicuramente di un pensiero carino. Solo perché era ancora accecato dalla rabbia di un episodio passato e, ormai sepolto, non aveva il diritto di distruggere il futuro che volevo per me e Jessica. Non solo aveva ferito me, facendomi per di più incazzare come una bestia, quando mi informò del suo finto fidanzamento con lei, ma fece indisporre anche lei, perché aveva inventato spudoratamente una bugia sul suo conto. Per fortuna, quella mattina venni a sapere subito la verità dalla stessa Jessi, ma vi giuro che dovetti radunare ogni mia cellula di autocontrollo per calmarmi e non fare scenate mondiali proprio davanti a lei. Insomma, che figura ci avrei fatto? Avevo una dignità io e non potevo certo dimostrarmi così vulnerabile ed ingenuo agli occhi della ragazza che amavo. Forse, era anche l'unica che avessi mai amato. Ero un attore professionista da quando avevo quindici anni e spostarsi per due lunghi anni non mi aveva mai concesso la possibilità di avere una relazione stabile, o semplicemente di innamorarmi. Soltanto in questo mese mi permisi la libertà di fare una pausa e tornare a casa. Non c'è ritorno migliore che quello di trovare l'amore proprio dove e quando non ti saresti mai aspettato.
Avevo già progettato ogni più minimo dettaglio del mio futuro e lei li aveva sconvolti uno dopo l'altro. Pensavo che mi sarei innamorato di un'attrice conosciuta in qualche stage di lavoro, pensavo che sarebbe stata americana o chissà che, pensavo tante di quelle cose, che mi sono dimenticato di vivere il presente. Ma improvvisamente, in una giornata di pioggia torrenziale, è arrivata lei, senza un minimo di preavviso. Era arrivata proprio come quel temporale del 2 gennaio, il giorno che ci siamo incontrati e che ho conosciuto l'amore. C'era un cielo impazzito di sole, che spaccava perfino le pietre più anziane, ma d'improvviso un temporale ha preso luogo. Non potevo sapere se lei sarebbe stata veramente il mio primo e ultimo amore, non potevo sapere quanto sarebbe stato difficile, non potevo sapere se anche lei provava qualcosa per me, ma potevo solo sperare e lottare per lei. Se Davide aveva intenzione di mettermi i bastoni tra le ruote, di certo non gliel'avrei lasciato fare senza cercare di ostacolarlo con i denti e con il sangue. Dovevo lottare per lei, sebbene fosse stato infinitamente più semplice lasciar perdere ogni cosa. Lei era bellissima, intelligente, meravigliosa, il sogno di ogni ragazzo. Ma abitava anche a più di cinquecento chilometri da me, almeno per quanto sarei rimasto ancora a Roma. Aveva una vita tutta sua a Milano e qui sarebbe rimasta ancora solo per pochi giorni. Come avrei mai potuto renderla mia in così poco tempo? E se poi non ci fossi riuscito? E se lei non mi amava con la stessa intensità con cui io amavo lei? Erano troppe domande, a cui non ero in grado di dare nemmeno una risposta plausibile. Eppure, scelsi di combattere per lei, perché la volevo troppo. Fare una scelta impiega così poco tempo, ma implica tante di quelle responsabilità, di cui si ignora perfino l'esistenza quando si sceglie. Scegliere è difficile, complicato, profondamente complesso, ma prendere una posizione è fondamentale nella vita. E in quel momento la mia posizione era lei. La volevo? Sì. Anche a costo di soffrire, se avessi mandato tutto a puttane? Sì. Anche con la consapevolezza che non sarebbe stato facile? Sì. Anche con la paura onnipresente della distanza? Cazzo, sì. La risposta era sempre e unicamente "sì" e, allora, l'unica cosa che mi restava da fare era richiamare in campo di battaglia tutto il coraggio di cui disponevo e lottare per lei, perché nessuna era come lei.
La mia testa si stava trasformando inesorabilmente in una macchina pensatrice e, senza nemmeno che potessi accorgermene, erano passati svariati minuti. Fu una mano sventolata davanti ai miei occhi che mi catapultò precipitosamente nel mondo reale, abbandonando tutti i miei pensieri.

Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora