Capitolo 4 Tra la folla

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Dicono che dopo la pioggia venga sempre il sereno e, ovviamente, dopo la notte, l'alba. La mattina successiva, Arianna mi svegliò di soprassalto.

« Jessicaaaaa! Svegliati su »

Gridò a perdifiato, sollevando le persiane e spalancando la finestra. I caldi raggi solari mi investirono il viso, graffiandomi gli occhi inaspettatamente e, farfugliando dei versi di disapprovazione incomprensibili, dovetti ripararmi sotto le coperte.

« Jessica, ti devi alzare da questo letto »

Cinguettò, reincarnando la dose con salti festosi sul letto e scoprendomi il volto.

« Ari, ma è ancora presto »

Risposi con voce arrochita dal sonno, mentre mi stropicciavo gli occhi con le mani.

« Appunto! Dai, svegliati che il tempo scorre e non aspetta certo noi due »

Mi scosse un braccio, affinché mi svegliassi completamente dal coma in cui ero caduta la notte scorsa.

« Può scorrere anche senza problemi, non ho nessuna fretta io »

Scherzai con un filo di voce, incurvando le labbra in un sorriso demenziale e sollevando le palpebre tremolanti. Non avevo alcuna intenzione di dare inizio a quella giornata. Il turbinio di emozioni del giorno precedente mi aveva letteralmente messo fuori uso.

« Bene, vedo che hai recuperato il buon umore, almeno »

Si alzò dal letto e percepii il materasso riemergere sotto di me. Quel letto era così confortante, irresistibile, caldo e, quando ormai l'uragano Arianna si stava accingendo ad uscire dalla stanza, pensai che il pericolo fosse passato e richiusi gli occhi stancamente.
Mi sbagliavo.

« Eh no! Ora tu ti alzi, Jessica Amato! »

Mi schiaffò un cuscino in piena faccia, mettendo sull'attenti ogni cellula del mio corpo e facendomi scattare in posizione semiseduta. Adesso sì che ero totalmente sveglia e il mio cervello stava lavorando a pieno ritmo. "Grazie mille, boia", la ringraziai silenziosamente, lanciandole un'occhiata truce.

« Ascoltami, ho un'idea »

Disse, poi, posando l'arma del delitto al suo fianco e sedendosi accanto a me. Il suo sguardo era iperattivo ed eccitato, mentre i miei occhi si stavano già offuscando nuovamente e chiedevano miseramente pietà. Mi passai una mano tra i capelli con aria inespressiva, preparandomi psicologicamente ad una delle sue grandi idee. Ad essere grandi lo erano sempre, ma molto spesso anche irrealizzabili o impegnative. Quella ragazza era un vulcano di energia, al contrario della sottoscritta che si sentiva un cellulare al dieci percento di batteria e senza uno straccio di caricatore nei dintorni.

« Ti piacerà. Ne sono più che sicura »

Mi sussurrò all'orecchio con esibita teatralità, come se quello che stesse per dirmi fosse un segreto inconfessabile. Abbozzai un sorriso, e con una mano le strinsi una spalla.

« Al cento percento? » 

Domandai accigliata, cercando di imitare un tono vocale da vera dura.

« Al centouno percento, generale! » 

Approvò ad alta voce, portandosi la mano alla fronte a mo' di saluto miliare.

« E allora, dai, spara! Di cosa si tratta? » 

Risi in sordina e le diedi un pugno leggero sul braccio per sollecitarla.

« Ta dà! » 

Urlò lei entusiasta, cacciando da dietro alla schiena un foglio dai caratteri precisi e larghi. Quando me lo porse, non esitai un solo istante per prenderlo ed iniziai a leggere.

Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora