Narra Jessica
Quando tornai a casa, trovai subito Arianna distesa sul divano a guardare la televisione. La salutai e mi lasciai letteralmente cadere a capofitto sulla poltrona morbida, al suo fianco. Ero ancora leggermente scossa per ciò che era successo con Mirko quel pomeriggio. Il suono delle sue labbra che si schiudevano sulla mia pelle continuava a riecheggiarmi nelle orecchie e i suoi occhi di color rame fuso mi comparivano nella mente incessantemente. Mi sembrava di sentire ancora le sue mani sul mio corpo e al solo pensiero rabbrividii come investita da un soffio gelato.
« Jessica, hai una faccia strana. Cos'è successo? »
Mi chiese con una tale ansia dipinta sul volto, che potevo persino palpare la preoccupazione che le aleggiava intorno. Poi si sedette, facendosi più vicina a me. Prima di rispondere, tirai un sospiro che mi sembrava trattenere da almeno un secolo e con le mani mi sistemai i capelli sul collo in modo da nascondere, per quanto potessi, il succhiotto di Mirko. Mi sentii impacciata, mentre lo facevo, come se lei potesse sapere tutto quello che era successo o, come se potesse leggermi nel pensiero.
« Perché avrei una faccia strana? »
Avrei voluto che la mia voce risuonasse priva di emozioni o quant'altro e, invece, mi uscì strozzata e quasi balbettante. Mi insultai senza ritegno nei miei pensieri, mentre cercavo di capire quale atteggiamento assumere. Non sapevo se fosse stato meglio raccontarle tutto o tenerlo per me, perché nemmeno io ero ancora completamente conscia di ciò che avevo fatto Mirko, o meglio, che avevamo fatto. Anch'io avevo dato il mio contributo, sebbene non avessi dovuto farlo e, ora, dovevo assumermene le responsabilità.
« Hai un'espressione sconvolta, di una felicità che non hai mai provato. Una felicità di piacere, ma non so a cosa sia dovuto. Mi devi raccontare qualcosa, Jessica? »
Mi misi sull'attenti e il mio corpo si intirizzì, mentre mi arrotolavo nervosamente intorno all'indice una ciocca di capelli che copriva la prova compromettente di ciò che era successo.
Iniziai a balbettare qualche scusa inventata, ma senza riuscire a trovarne una plausibile o decente quantomeno. Insomma, chi poteva essere tanto felice dopo aver visto un camion di gelati? Nessuno, forse i bambini, ma non le ragazze di diciassette anni! Non ero per niente un asso nell'inventare scuse. "Un caso perso, direi". Da quanto non ti facevi sentire cara coscienza, non è vero?
Arianna scoppiò in una fragorosa risata.« Camion dei gelati? Jessica, credi davvero che mi possa bere una stronzata del genere? Quanto tempo credi che dovrò ancora aspettare perché tu mi dica la verità? »
Mi morsi il labbro inferiore tanto forte da maledirmi e mi concessi un altro sospiro, ancora più rumoroso e pesante del primo. Le raccontai tutta la verità, senza tralasciare nessun particolare. Avevo bisogno d'aiuto e solo lei poteva darmelo. E pensare che fino a qualche ora fa, prima che succedesse tutto questo, ero convintissima di voler combattere per lui, ma adesso non lo ero più. Mi ero resa conto di avere una paura tremenda di soffrire, perché mi era piaciuto talmente tanto essere baciata da lui, essere sua, che se fossi stata privata di queste emozioni, sarei affogata in un mare di dolore e sofferenza, un'angoscia che mi avrebbe fatta affogare e nessuno sarebbe stato disposto a salvarmi. Doveva essere illegale sentirsi così bene, perché ognuno di noi sa che, prima o poi, le cose belle finiscono e la loro fine porta con sé solo atroci dolori psicologici, che nei peggiori casi sfociano in dolori anche fisici. Probabilmente stavo sbagliando, non si può fuggire dalle cose belle della vita solo per paura, ma nella mia situazione era più che giusto. Non potevo, non dovevo, e non volevo essere così felice con una persona che, tra pochi giorni, avrei dovuto abbandonare e dimenticare. Sono stata così stupida a non capirlo prima, prima di intensificare il nostro rapporto, ma, soprattutto, prima dei suoi baci. Ora poteva essere troppo tardi per tornare indietro, ma a giudicare dal fatto che non parlammo delle sue labbra sulla mia pelle nemmeno dopo la telefonata di Elena, mi fece pensare che anche lui, come me, non voleva più tessere un legame profondo con me. Forse, per lui non significavano assolutamente niente quei baci.
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Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018
RomanceTalvolta la vita è proprio strana. Nel giro di pochi giorni può ribaltare la nostra esistenza, spedendoci dritti al settimo cielo, o purtroppo negli abissi. In un secondo può diventare perfetta, e in quello successivo può distruggere tutto, diventan...