Narra Mirko
[Per la lettura di questo capitolo è consigliato l'ascolto del Notturno di Chopin in sottofondo. Grazie]
Titubante poggiai la mano sulla maniglia dorata, mentre una triste melodia di pianoforte riecheggiava per l'aria notturna. Tirai un profondo respiro, affinché il coraggio mi pervadesse e spinsi debolmente. D'un tratto mi sentii avvolgere dalle dolci note di Chopin, note che sembravano nascere direttamente dal cuore di chi le stava suonando. Le sue dita parevano quasi volare come piume leggere su quei tasti bianchi e neri. Inafferrabili, eterne. Sarei rimasto lì a guardarla suonare per ore, abbandonato accanto allo stipite della porta, abbandonato alla musica. Eppure non si trattava semplicemente di suonare: era troppo divina mentre lo faceva. Nel suo caso si ragionava di accarezzare impalpabilmente quello strumento magico, come fosse estremamente fragile e prezioso. Lo maneggiava con una cura infinita, e soltanto io e Dio sapevamo quanto fosse dannatamene bella in quel preciso istante.
Ancora oggi, l'immagine di Jessica seduta al pianoforte mi è così vivida nella mente, che, talvolta, mi sembra di aver lasciato un pezzo della mia anima lì, in quel luogo, in quel momento, che si protrarrà all'infinito nella mia memoria.
D'improvviso, le sue dita si fermarono come raggelate, e la quiete eterna, che aleggiava nell'aria, crollò in una volta sola sulle mia spalle, destabilizzandomi visibilmente.
Jessica teneva lo sguardo basso sui tasti che non danzavano più accompagnati dalle sue mani di porcellana, ma restavano immobili, immutabili, morti. Un secondo dopo il totale silenzio, la sua voce alta irruppe.« Cosa diavolo ci fai tu qua? »
Mi chiese con tono sprezzante, scattando in piedi.
« Non sapevo suonassi così bene »
Risposi pacato, non smuovendomi di un millimetro.
« Non tergiversare, Mirko. Ti ho chiesto cosa ci fai in casa mia »
Ora strinse i denti, e le parole le uscirono in un ringhio minaccioso. Eppure, io sapevo perfettamente quanto fosse innocua, salvo per Elena. Jessica era oramai un pericolo accertato per quella lì, dopo l'ultimo benservito che le aveva rifilato. Un meritato benservito. Ero perfettamente consapevole di quanto avesse cercato di allontanare me e Jess, ma quella sera mi ero lasciato prendere un po' troppo la mano dall'alcol ed ero caduto nella rete di Elena. E, cavolo, se avevo sbagliato.
« C'è la possibilità che ti abbia seguita »
Rivelai gongolante e con un ghigno stampato in faccia, mentre mi avvicinavo a lei a piccoli passi.
« E lo dici come se niente fosse?! Potrei denunciarti per stalking, lo sai questo? »
Mi rimproverò, abbassando gradualmente il tono della voce e incrociando le braccia con fare autoritario.
« Non oseresti mai »
Replicai, alzando il sopracciglio e sfoderando un sorriso beffardo. Sul viso di Jessica comparve una chiara espressione spiazzata a causa delle mie parole, così scoccai la lingua soddisfatto della mia mossa. Poi, iniziai ad arrotolare una ciocca dei suoi fluenti capelli biondi attorno all'indice, mentre mi inumidivo le labbra. Jessica rimase impalata a contemplarti il volto per una manciata di secondi, finché scosse il capo e riacquisì la lucidità.
« Senti, non so chi ti abbia aperto la porta, ma tu ora... »
« Tua nonna »
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Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018
RomanceTalvolta la vita è proprio strana. Nel giro di pochi giorni può ribaltare la nostra esistenza, spedendoci dritti al settimo cielo, o purtroppo negli abissi. In un secondo può diventare perfetta, e in quello successivo può distruggere tutto, diventan...