Capitolo 16 Uno spiacevole incontro

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Stavo quasi per sollecitarlo ad andare avanti con la confessione, quando, invece di farlo, rispose alla mia domanda.

« Sì, me l'ha rivelato lui, mentre tu ed Ari stavate al bar del cinema »

« Ma non è vero! Se l'è inventato, altrimenti... altrimenti... »

Iniziai a urlare isterica, ma piano piano quel grido si tramutò in note di imbarazzo sempre più basse. Solitamente, quando mi sentivo a disagio, distoglievo lo sguardo dagli occhi di chi mi stava di fronte, ma adesso, per qualche strano motivo, continuai a tenerlo fisso su Mirko, come se i suoi occhi mi avessero potuto dare la forza di andare avanti.

« Altrimenti non ti saresti mai comportata con lui in questi modi così poco carini, come se foste cane e gatto »

Continuò lui al mio posto, rispondendo con tono calmo e pacato, tanto da tranquillizzarmi. Sembrava non essere per nulla scosso dalla bugia del suo amico, forse perché non era la prima, o forse perché in quel momento era interessato di più alle mie parole, che alle menzogne di Davide.

« Ecco, appunto »

Finsi un tono deciso e accordante, ma, in realtà, aveva concluso il discorso in un modo che non corrispondeva per nulla a quanto avevo in mente. Il mio "altrimenti" non si riferiva assolutamente al comportamento che assumevo con Davide, piuttosto a quello che assumevo con Mirko. Se fossi stata fidanzata con quell'essere infimo, certamente non mi sarei mai comportata, come avevo fatto, con Mirko.

« ATTENTI! »

Improvvisamente, un urlo femminile trapassò i miei pensieri, ferendomi i timpani. Mirko ed io ci voltammo di colpo nella direzione da cui proveniva il grido a squarciagola: un motorino ci stava venendo addosso di corsa. Ogni muscolo del mio corpo si trasformò in pietra, il respiro mi si spezzò in gola, mentre gli occhi spalancati non riuscivano a credere a ciò che vedevano. Le mani iniziarono a tremarmi, accompagnate dalle gambe, che istintivamente avrebbero voluto alzarsi e scappare via, ma io ero paralizzata. Paralizzata dalla paura. Non riuscii ad azzardare assolutamente nulla, esattamente come quella notte lontana, se non assistere a quell'inevitabile scenario, quasi non fossi la diretta interessata all'incidente, bensì solo una semplice spettatrice. Odiavo che ogni cosa mi capitasse, seppur lontanissima da quella data, mi ricordasse quella dannata sera.

« Sta giù, Jessica! »

Percepii con i pochi nervi ancora attivi le dita di Mirko afferrarmi prontamente per i fianchi, e successivamente lanciarmi con lui qualche metro più avanti. Fortunatamente, eravamo seduti solo al primo gradino della monumentale scala di Piazza di Spagna, ma l'impatto con l'asfalto della strada fu ugualmente brusco e doloroso. Lo sentii soffocare un gemito di dolore, e solamente allora mi risvegliai dal mio stato di abissale trance. "Mi aveva salvata", fu questo il mio primo pensiero.

« Mirko »

Il suo nome strozzato fu l'unica parola che riuscii a pronunciare, sebbene lo feci con voce flebile e ancora spaventata. Gli sorrisi sommessamente per ringraziarlo e lui ricambiò con una lieve incurvatura delle labbra. Poi, alzò il braccio che premeva stretto al mio fianco formicolante, e mi alzai con disinvoltura, avvicinandomi alla ragazza. Più mi approssimavo a lei e più mi sentivo pervadere da una rabbia incontrollabile e procellosa. Ad ogni passo, il mio sguardo si caricava d'astio, mentre la bile mi risaliva aspra in gola. Lei era semi sdraiata sulla rampa di scale, mentre si toglieva il casco e si riguardava per bene il corpo, ora a destra e ora a sinistra, smuovendo la sottile massa di capelli castano chiaro. Probabilmente voleva verificare se la caduta dal motorino avesse riportato dei danni al suo corpo invidiabilmente magrissimo, ma di evidente c'era solo un profondo strappo dei jeans scuri sulla gamba sinistra.
Tutto l'odio che avevo gelosamente conservato fino a quel giorno nei confronti non solo di Davide, si stava cristallizzando vorticosamente verso quella figura femminile, perché, dannazione, stava per ucciderci. Dunque, premisi a me stessa che non dovevo assolutamente considerarmi responsabile delle mie future reazioni, siccome ero perfettamente cosciente di essere una pentola a pressione sul punto di esplodere.

Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora