Capitolo 24 Con la musica a tutto volume

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Arrivate al King Ranch, dove si teneva il "mega party super esclusivo", - come diceva quella vipera - mi ritrovai davanti una fila immensa di ragazzi, che aspettavano di entrare. Non riuscivo nemmeno a scorgere l'entrata, ma già si sentiva la musica a palla. Immaginai che mi sarebbe venuto il mal di testa a causa del volume troppo alto ed io odiavo la cefalea. Tutta colpa di Elena. La maledii ancora un centinaio di volte, mentre ricevevo spintoni e gomitate da ogni lato. Se non fosse stato per Arianna, che mi tranquillizzava, non avrei resistito a quel putiferio. Volevo picchiare tutti, urlare a squarciagola tutte le parolacce che mi sovvenivano in testa e, infine, superare la fila saltellando gioiosamente sulle testoline bacate delle persone, come Heidi. Perché Heidi saltava, vero? Non ne avevo la più pallida idea: non ero mai impazzita per quella bambina montanara. Come ho già detto, grazie agli ammonimenti e alle rassicurazioni di mia cugina, riuscii ad arrivare davanti alla porta d'ingresso, senza commettere alcun omicidio del tutto volontario.
Già mi stavo accingendo ad abbassare la maniglia della porta, completamente euforica e impaziente di vedere come fosse dentro quel locale di cui tutti parlavano bene, quando una voce cupa e roca alle mie spalle, mi fece trasalire.

« Il biglietto. Senza biglietto non potete entrare, signorina »

Arianna mi afferrò per un avambraccio e io retrocessi di qualche passo. Un tizio dalla corporatura statuaria, completamente vestito di nero, mi si parò dinnanzi, incrociando le braccia mostruosamente muscolose sul petto possente. Inarcò un sopracciglio dietro gli occhiali scuri, aspettando una mia risposta. Aveva tutta l'aria di essere uno di quei buttafuori arroganti, presuntuosi e dal corpo granitico. Insomma, uno così nessuna persona sana di mente si sarebbe augurata di incontralo, o avrebbe minimamente pensato di sfidarlo, anche con semplici parole. Deglutii nervosa come non mai, iniziando a balbettare qualcosa sull'invito di Elena. Ma egli mi interruppe solamente dopo una manciata di secondi infinitamente lunghi. Quel tizio mi metteva a disagio e una gran paura addosso.

« Ho detto: il biglietto! »

Mi ripeté con molta più insistenza, scandendo ogni sillaba e alzando il tono della voce. Avvicinò il volto al mio e, istintivamente, sgranai gli occhi, allontanando gradualmente il mio piccolo viso dal suo enorme. Lanciai altre milioni di bestemmie, ovviamente rivolte a colei che ci aveva invitate, finché non sentii una risatina fastidiosa. Non l'avevo udita tante volte, ma solo quelle poche necessarie per riconoscere la persona a cui appartenesse.

« Roger, le ho invitate io. Lasciale pure entrare »

Elena era uscita dal locale, grazie al cielo, e dopo quelle parole l'uomo antipatico ci fece passare, ma non senza farsi "scappare" un grugnito.
Beccati questa, brutto sacco di carne e muscoli!
Elena aprì la porta e ci condusse all'interno della disco pub. Mi concessi uno sguardo fugace per studiare il locale. La sala principale era molto grande, totalmente in legno, tuttavia sembrava non riuscire a contenere tutto quell'ammasso di ragazzi in preda agli ormoni, che ballavano e si scatenavano come pazzi. La musica a tutto volume, già mi stava uccidendo i timpani, e pregai ogni santo perché non mi venisse anche una terribile cefalea il giorno dopo. Notai al centro del locale un palco abbastanza basso, e sulla destra un lungo bancone accompagnato da centinaia di sgabelli in perfetto stile western. Le luci stroboscopiche e quelle intermittenti facevano risplendere il vestito di pagliette argentato di Elena, come se fosse stata la madonna scesa in terra, solo che Elena era tutt'altro che vergine e casta, ma dettagli. Inoltre, il suo vestito era talmente attillato, che avrei giurato le fosse stato dipinto addosso, e risaltava le sue piccole forme, ma ben fatte. Aveva raccolto i capelli in una lunga e complessa treccia, lasciando libere solo due ciocche morbide che incorniciavano il viso. Tutto sommato era una bella ragazza, ma l'odio che nutrivo per lei non nasceva assolutamente dall'invidia, quanto più dalla ripugnanza che provavo verso il suo singolare e insopportabile carattere.

Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora