Capitolo 2 - Welcome to hell

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E' bello per qualche secondo chiudere gli occhi e provare a far finta di essere in un altro luogo, la mente vaga scegliendo accuratamente fra i tuoi ricordi più cari, fra i più preziosi che possiedi il più importante di tutti, quello che ti ha fatto sentire veramente felice ed è lì che ti porta. Ti ci accompagna prendendoti per mano, facendoti riassaporare ogni secondo di quell'accaduto, come se tu potessi vedere la scena dall'alto, come se fossi invisibile.

Mi piacerebbe molto poter ritornare indietro nel tempo ma so che non è possibile, le uniche cose che mi sono rimaste sono i sogni e i ricordi, solo quelli riescono a darmi un po' più di forza, cercando di non abbattermi, ripensando ai momenti felici della mia infanzia e a come pian piano la mia vita si sia rovinata.

Non so più chi sono e cosa ne è rimasto di me e non c'è cosa peggiore di perdere se stessi.

Credo che dovrà passare davvero molto tempo prima che riuscirò a ritrovarmi, se mai un giorno ci riuscirò, ma prima di allora credo che mi limiterò a respirare.

Vivo in questa cella, per modo di dire, con Rachel da quasi tre anni, da quanto mi sembra di ricordare, ma non ne sono neanche sicura del tutto, giorno più, giorno meno.
E ogni giorno mi sembra sempre più piccola, mi sembra di soffocarci qui dentro, come se mi mancasse l'aria. Solo dalla piccola finestra piena di sbarre in alto a destra ogni tanto ne entra un po' ma è così alta che non riesco nemmeno ad arrivarci per affacciarmi.

Sono tre anni che mi trovo dentro queste quattro mura ma non ho la minima idea di dove io sia, potrei essere in Antartide, in Cina o in Australia senza saperlo. Ma non mi interessa, a me basterebbe soltanto uscire da qui.

Sento dei passi avvicinarsi verso la nostra porta e tremo leggermente, ho paura che sia quel bastardo che ci ha rinchiuse qui; corro subito da mia sorella abbracciandola. Poco dopo entra colui di cui avevo il sospetto, non credo di aver mai odiato così tanto una persona in vita mia.

Inizia a squadrarci da capo a piedi e noi siamo rannicchiate in un angolo della stanza, Rachel ha la testa nascosta nell'incavo del mio collo e non ha il coraggio di girarsi, mentre io non ho paura, non più, lo guardo dritto negli occhi con aria di sfida, tanto peggio di così non può andare. Inizia a camminare per la stanza con un sorriso beffardo sul volto, poi si gira e mi guarda.

"Sei libera." Pronuncia quelle due maledette parole e io rimango spiazzata.

"Hai capito?! Sei libera, non era quello che volevi? Ora vai!" Sputa fuori con la sua voce che mi fa venir voglia di diventare sorda.
Mi alzo istintivamente prendendo Rachel in braccio, non sapendo cosa fare di preciso ma senza smettere di guardarlo. Appena vede il mio movimento gli scappa una risatina e scuote la testa alzando il dito indice e spostandolo da destra a sinistra in segno di negazione.

"Oh povera illusa, forse non hai capito, ora ti ripeto così magari ti entra meglio nella testa vuota che ti ritrovi. Ho detto 'sei libera' non 'siete libere', la bambina rimane qua, deve ancora crescere. - sghignazza - Ora è più chiaro?" Alza un sopracciglio indicando con un cenno del capo la bambina che in questo momento sta silenziosamente piangendo sulla mia spalla. Le accarezzo la schiena cercando di rassicurarla. Prendo un respiro profondo, molto profondo, perchè la mia pazienza è al limite e sto quasi per scoppiare, stringo i pugni e credo di essere diventata rossa dalla rabbia. In questo momento ho gli istinti omicidi e non so per quanto riuscirò a mantenere questo autocontrollo e a trattenermi.
Ma per il bene di tutti è meglio che resti calma.

"Forse non hai capito. Io non mi muovo da qui se non viene anche mia sorella con me, piuttosto liberate lei e io resterò qui."

"Oh ma che eroina abbiamo qui! Faresti meglio a stare zitta, mi stai già irritando abbastanza e sai quanto io possa diventare pericoloso." Pensa di potermi intimorire con le minacce, ma non ha capito niente.

"Fai pure ciò che preferisci, non mi importa, ma io mia sorella non l'abbandono." Incrocio le braccia al petto socchiudendo gli occhi, fermamente convinta della mia decisione, ovviamente. Si avvicina a me, prendendomi il polso con uno strattone e trascinandomi violentemente fuori. Rachel mi tiene la sua mano ben salda ma purtroppo non basta e poco dopo le nostre mani si separano.

"Jessy no!" Urla mia sorella tra le lacrime e i singhiozzi.

"Tranquilla, non preoccuparti, torno tra poco tesor-" Non faccio in tempo a finire la frase che mi tappa la bocca con la sua mano schifosa e con l'altra mi tiene i polsi ben saldi dietro la schiena.

"Stavolta te la sei proprio andata a cercare, ragazzina." Mi sussurra all'orecchio nel modo più malvagio possibile, scatenando in me una serie di brividi di terrore.

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