Capitolo 22 - Need help

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Si dice che si vuole sempre tornare da dove si è venuti, il posto in cui si è cresciuti e maturati è il posto che avrà sempre uno spazio nel tuo cuore e ovunque andrai saprai che la tua sola e unica casa sarà soltanto quel luogo in cui affondano le tue radici.

Ma per me non è così, assolutamente, erano cinque anni che non ci ritornavo, e di certo il motivo del mio ritorno non è stato dettato dalla nostalgia, ma perché non ho vie di scelta.
Mi sono visto costretto a dover ripercorrere quelle strade che conosco a memoria, tutti i ricordi riaffiorano, mentre cammino per il corso mi sembra di poter essere uno spettatore e di poter osservare me stesso all'età di sedici anni camminare in queste strade con i miei vecchi amici. Gli stessi vecchi amici che spero siano ancora qui e spero non mi salutino con un pugno in faccia, anche se non li biasimarei.

Prendo qualche respiro e mi avvicino alla palazzina, cerco con gli occhi il cognome di cui ho bisogno, rilascio mentalmente un sospiro di sollievo quando trovo ancora il suo nome lì, per fortuna non si è trasferito.
Esitante suono il citofono e mi mordo un labbro per la tensione. Ho paura di come reagirebbe nel vedermi, dopo tutti questi anni.
Mi sento uno schifo, ma ho davvero bisogno del suo aiuto, non so a chi altro rivolgermi.

"Chi è?" Nel sentire una voce femminile, mi rilasso parzialmente. È sua madre e si ricorda di me, così apre il portone e salgo le scale fino al secondo piano.

La porta è sfessurata, così la scosto con la mano, mi guardo intorno per qualche secondo, pronunciando un "permesso" quasi a sottovoce, ma che per fortuna viene sentito.

"Vieni Andrew! Entra pure!" Mi risponde sua madre dalla cucina. Tutto è rimasto uguale: il corridoio d'ingresso con il solito tappeto colorato, il grande specchio a destra, mi dirigo a sinistra per raggiungere la signora e mi fermo sull'uscio della stanza.

"Salve Madison." Si volta di scatto e un grosso sorriso accogliente incornicia le sue labbra, facendo spazio anche a qualche ruga sulle sue guance.
È intenta a pelare delle patate, ma immediatamente si lava mani nel lavandino, asciugandosele sul grembiule e infine si avvicina a me, ma si ferma, rimanendo a due passi di distanza.
Si prende qualche secondo per osservarmi, studiando con lo sguardo ogni mio cambiamento, questo suo modo di fare mi mette in imbarazzo e quasi in soggezione, ma d'altronde è sempre stata così, è stata quasi una seconda mamma per me.
Il secondo dopo le sue braccia sono avvolte dietro il mio collo e non esito a stringerla.
Mi ricorda così tanto mia madre.

"Sono così contenta di rivederti Andrew, dalla voce quasi non ti riconoscevo, e poi sei cambiato tantissimo." Si allontana da me, avviandosi verso il soggiorno e mi invita a sedersi sul divano vicino a lei, così acconsento.
"L'ultima volta che ti ho visto eri un ragazzino, ora sei un uomo."

"Sono cambiato così tanto?" Chiedo con un velo di ironia, per smorzare la tensione. Sorride leggermente e annuisce.

"Sei qui per Kyle, vero?" Domanda, ma sa già la risposta.

"Sì, - confermo - non è in casa?" In quell'istante mi balena l'idea che possa essersene andato in un'altra città e tutto questo viaggio sarebbe stato inutile.

"Sì, dovrebbe tornare dall'università tra poco." A quell'affermazione non posso che esserne contento, sia perché si trova ancora qui, sia perché sta studiando e sta costruendo il suo futuro. Sono contento abbia messo la testa a posto.

"Che università ha scelto?" Domando curioso.

"Economia e commercio." Risponde fiera.

"Wow, deve essere interessante. Sono sicuro che se la starà cavando alla grande."

"Sì, ultimamente è sempre stato sui libri, la settimana scorsa ha dato l'ultimo esame della sessione, poi verso Aprile avrà i prossimi." Non me lo sarei mai aspettato. A scuola non studiava mai, era il solito ragazzo che provocava confusione in classe, ma è sempre stato intelligente, per questo la sua media era abbastanza alta.

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