Capitolo 27 - Souls on fire

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È passato qualche giorno ormai.
Abbiamo continuato costantemente le ricerche, giorno e notte.
Ma finora non abbiamo trovato nulla, non abbiamo scoperto nulla. Nessun indizio, niente che potesse anche solo farci capire dove possano essere.

Le bambine sembrano totalmente scomparse nel nulla.

Ma noi per niente al mondo ci arrendiamo, ora che abbiamo a disposizione tutti questi oggetti, non ci manca niente per scoprirlo, dobbiamo solo avere pazienza e aspettare.
Josh mi disse che siamo stati fortunati, un suo amico, che lavora fuori Manchester, ha un negozio dove fabbrica e produce tutto questo, quindi è riuscito ad ottenere uno sconto molto buono, i prezzi così non furono eccessivamente alti.

In questi giorni ho legato molto con i ragazzi e ne ero molto contenta, sono delle persone divertenti e allegre, ognuno a modo suo, ognuno con il suo carattere e personalità - come è giusto che sia - ma lo sono. Abbiamo instaurato un rapporto che vivendo insieme tutti i giorni, inevitabilmente cresce sempre di più, e pian piano comincio ad avere più confidenza e fiducia in loro.
Stessa cosa per Aleeah.
Ogni sera, prima di addormentarci, stiamo stese sul letto a parlare e comunichiamo all'altra i pensieri di questa strana ma piacevole convivenza.
Anche lei si trova bene, vedo che è a suo agio a parlare con gli altri, riesce ad essere se stessa e non c'è cosa che mi rende più felice.

Ma stanotte non riesco proprio a chiudere occhio.
Sono stata un'ora e mezza a fissare il soffitto, aspettando che il sonno mi trascinasse con sé, ma nulla.
Ogni tanto accadeva, anche se ero stanca e affaticata i miei occhi non riuscivano a chiudersi e il mio corpo non riusciva a rilassarsi completamente e di conseguenza perdevo tante ore che servivano solo per rifocillarmi, per rimettermi in sesto per il giorno seguente.

Così, presa da uno scatto d'ira verso questa situazione, mi alzo, il letto provoca un leggero scricchiolio nell'istante in cui il mio corpo abbandona il materasso. Ma Aleeah dorme indisturbata, così lentamente esco e mi dirigo in cucina.
Appena varco la soglia di quest'ultima, trovo Andrew appollaiato su una sedia, guardando la tv a volume spento, con occhi stanchi.
Appare distratto.
La sua mente sembra essere da tutt'altra parte.

"Che ci fai ancora sveglio?" Solo nel momento in cui gli pongo la domanda, si accorge della mia presenza, si risistema sul posto e mi osserva, sgranando leggermente gli occhi.

"Potrei farti la stessa domanda." Afferma. La voce roca e impastata, graffiata. Tossisce un paio di volte per ricomporsi.

"Semplicemente non riesco a dormire." Scrollo le spalle con fare indifferente, mentre afferro una bottiglia d'acqua e verso il contenuto dentro un bicchiere.

"Idem." Ammette.

"L'insonnia si è impossessata di noi stanotte, a quanto pare." Mi porto il bicchiere alle labbra mentre appoggio la schiena sul bancone della cucina.
Non stacca gli occhi da me, annuisce distrattamente, ma continua a fissarmi, insistentemente.

"Ho un'idea." Esordisce di punto in bianco.
Di scatto si alza in piedi e mi fa cenno di seguirlo. Arriviamo fino davanti la porta d'ingresso, poi di colpo si ferma e si gira osservando sia me che lui.

"Forse è meglio se indossiamo una giacca entrambi." Borbotta. Lo osservo confusa, con un cipiglio in volto, non avendo la minima idea di ciò che vuole fare.

"Ma dove hai intenzione di andare a quest'ora?" Il mio tono di voce esce leggermente accusatorio, lui mi osserva accennando un sorriso. I suoi occhi brillano come se fosse rinato, non è più spento e tormentato come l'avevo visto prima, sembra vivo.
Dopo tanto tempo riesco a scorgere una strana luce in lui, una luce che mai avevo visto, ma che già adoro.

"Non preoccuparti. Tu vai ad indossare la giacca, poi torna qui." Gli volto le spalle e ruoto gli occhi al cielo. È sempre stata una sua abitudine non volermi mai rivelare niente, tenermi sulle spine fino all'ultimo.

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