Capitolo 29 - Stuck in the past

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JESSICA'S POV

Solo quando la telefonata si interrompe, mi accorgo che le mie mani stanno sudando e il mio cuore ha raggiunto dei battiti accelerati.
Deglutisco nervosamente e mi volto, appoggiando lo sguardo su Aleeah, che mi sta fissando con un enorme cipiglio in viso.
Ma si può comunque scorgere il suo sorriso di chi la sa lunga.

"Stanno bene, sono riusciti a mettere le microspie nella sua macchina e ora stanno tornando." Prendo la parola per prima, accomodandomi sul divano vicino a lei.

"Oh, questo lo immaginavo. E poi?" Mi osserva, osserva ogni reazione del mio corpo che credo già parli da solo. Non riesco a reggere il suo sguardo indagatore, così improvvisamente il soffitto diventa molto interessante.

"E poi cosa?"

"Che altro ti ha detto?" La sua espressione allude a chissà cosa e non posso fare a meno di ridere.

"Smettila di fare su e giù con le sopracciglia! Sei inquietante. Cos'altro avrebbe dovuto dirmi? Non abbiamo parlato nemmeno due minuti."

Quando siamo rimaste da sole, le ho raccontato tutto quello che è successo tra me e Andrew, ma la sua reazione mi stupì, non rimase sorpresa come pensavo.
Anzi, mi ha solo risposto che era questione di tempo e prima o poi sarebbe accaduto di nuovo.
Ma ora mi vergogno troppo a rivelarle il motivo di quel mio improvviso sbalzo di felicità, non voglio pensi che reagisca in modo troppo ridicolo.
E poi è qualcosa che ha detto a me, che voglio custodire nel mio cuore e nella mia memoria.

Certi momenti, certi attimi, non sono fatti per essere raccontati, per essere condivisi.
Certi attimi vanno vissuti e poi vanno custoditi nella mente di chi li ha passati.
Sono preziosi, perderebbero valore ad essere ascoltati da altre persone, ché loro non l'hanno vissuto, non sanno a pieno cosa si prova e non capirebbero.

Certi momenti vanno semplicemente nascosti nelle fessure del cuore.

"Okay, come vuoi. Ora che siamo tranquille, andiamo a dormire." Si alza ma io non mi muovo.

"Tu vai pure, io ti raggiungo fra poco. Non ho ancora sonno." In parte è vero. Non credo riuscirei a prendere sonno finché non li rivedrò tornare tutti interi dentro l'appartamento. Forse sono paranoica, ma dopo tutto quello che ho passato, penso sempre negativo, penso sempre che possa accadere qualcosa di brutto, è inevitabile, la mia mente corre e disegna pensieri e scenari orribili, ché se non sono su mia sorella, sono su Andrew.
Aleeah annuisce e dopo esserci date la buonanotte, scompare e torna in camera.
Accendo la televisione per far passare un po' di tempo, ma nulla mi incuriosisce e non sembra esserci niente di interessante alle una di notte.
Dopo aver girato qualche canale, avverto le palpebre appesantirsi e inconsapevolmente lascio che si abbassino e senza che me ne renda conto, il sonno mi trasporta con sé.

"Jess, è ora di svegliarsi." Una voce sottile mi richiama, ma è come se fosse lontana, come se la sentissi ovattata.

"Mh." Farfuglio mentre mi allungo sul letto, tenendo ancora gli occhi chiusi.

"Jess." Un umido bacio si posa sul mio collo, seguito da altri.
Questo è stato sufficiente abbastanza da rendermi completamente sveglia. Mi metto a sedere e osservo l'uomo alla mia sinistra, steso, con un sorriso beffardo ad incorniciargli il volto.

"Che ci faccio in camera tua?" Subito dopo mi scappa un leggero sbadiglio e con un movimento mi sistemo i lunghi capelli lungo la spalla destra.

"Quando siamo tornati eri accovacciata sul divano a dormire. Così ti ho portata in camera mia. Non mi andava di svegliare Aleeah." Spiega pacatamente.

"Volevo aspettarti sveglia, ma a quanto pare non ci sono riuscita." Sbuffo leggermente.

"Sai che sei davvero dolce quando dormi?" Afferro il cuscino e glielo tiro in faccia, mantendolo saldo su di lui, provocando altre risate da parte sua.

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