Capitolo 9 - Reflections

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Rimango a fissare la porta perplessa per qualche altro secondo, poi decido che è arrivato il momento di farmi una doccia, ho bisogno di pensare e di schiarirmi le idee.
Devo trovare una soluzione a tutto questo, in un modo o nell'altro devo riuscirci, non capisco cosa voglia Andrew da me e soprattutto perché mi ha portata a casa sua senza dirlo a Tom, non ha alcun senso e se continuo a farmi tutte queste domande rischio di esplodere perché non riesco a trovare un filo logico.
Giro a vuoto per l'appartamento ma dato che non è molto grande trovo subito il bagno e mi ci chiudo dentro, lancio un'occhiata alla finestra e sono quasi tentata di compiere il gesto di prima ma poi mi ricordo dell'altezza e cambio idea, devo essere viva e vegeta per poter salvare Rachel.
Mentre entro nel getto caldo della doccia i muscoli si rilassano e mi godo la sensazione di ogni piccola goccia che attraversa ogni centimetro del mio corpo.
Ma non riesco a non pensare a questa situazione: devo fare mente locale.
Allora, ho sentito Tom che ordinava a Andrew di nascondermi a casa sua perché temeva che avrei potuto rovinare i suoi piani se fossi rimasta lì. Quando l'ho scoperto è stato talmente scioccante che se ci ripenso mi vengono i brividi, sono riusciti a separarmi da una delle poche persone a cui veramente darei la vita. Io per Rachel darei la vita e non scherzo.
Finora ho cercato di non rifletterci più di tanto, di non soffermarmi sui miei stati d'animo perché sapevo che non ce l'avrei fatta, e non credo riuscirò a sopravvivere senza di lei. È a dir poco devastante sapere che la tua sorella minore, innocente e indifesa si trova ancora rinchiusa in un luogo sperduto con un pazzo.
Ecco è questo che non capisco, ora che ricordo bene Tom ha riferito ad Andrew anche il fatto che lui voleva solo Rachel e non me. Credo ci sia molto di più sotto.
Per tutto questo tempo non ho fatto altro che credere che lui ci avesse rinchiuse soltanto perché è malato mentalmente, ma ora credo che non lo sia del tutto, magari dietro a tutto questo piano folle c'è un ragionamento che può avere senso, per lui.

E poi perché Andrew non gli ha voluto dire che mi aveva portata qui? Era proprio quello che gli aveva ordinato, non capisco.

Ad ogni modo devo darmi da fare, non voglio aspettare più, quando Andrew uscirà di casa approfitterò dell'occasione per andarmene.
Esco dalla doccia ancora un po' frastornata e con i pensieri in subbuglio, devo essere decisa riguardo a ciò che voglio fare d'ora in poi.
Non faccio in tempo ad avvolgermi con un asciugamano a caso che sento dei rumorosi pugni bussare contro la porta del bagno, ed ora anche delle forti spinte.

"Jessica apri questa cazzo di porta o giuro che la spacco!" Andrew sembra abbastanza arrabbiato, beh non gli farà male per qualche minuto credere che io sia scappata, quindi lo lascerò fare.
Strizzo i capelli sul lavandino mentre i pugni non cessano e con tutta tranquillità apro la porta.
Appena giro la chiave Andrew si fionda dentro il bagno e per poco non mi salta addosso ma per fortuna riesco a scansarmi in tempo.
Respira affannosamente, sembra abbia appena fatto una maratona, mi squadra dall'alto in basso per qualche secondo con gli occhi leggermente spalancati, senza proferire parola, ma è visibilmente più rilassato.

"Ora è vietato pure farsi una doccia per caso?" Incrocio le braccia al petto appoggiando la schiena a un piccolo armadio che si trova vicino la porta.

"No però dovevi dirmelo, pensavo che fossi-"

"Scappata?" Chiedo, finendo la frase al posto suo.

"Ora vai a cambiarti sennò prenderai freddo e non provare a chiuderti dentro casa mia, chiaro?" Detto questo prendo le mie cose e mi dirigo fuori dalla porta senza degnarlo di uno sguardo e quando gli passo davanti gli do una piccola spinta con la spalla per poter passare.
Immediatamente lui in un gesto veloce mi afferra il polso costringendomi a girarmi per guardarlo negli occhi, anche se non voglio.

Non voglio affondare in quell'oceano verde perché è già successo una volta e se lo facessi ora ci affogherei direttamente.
Mantengo lo sguardo basso sulla sua mano che tiene saldamente legata al mio polso.

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