Capitolo 4 - Changes

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I deboli raggi del sole che filtrano dalla piccola finestra mi risvegliano e pian piano ritorno cosciente.
Stiracchiandomi lancio un'occhiata a mia sorella che sta ancora dormendo, la lascerò stare, le fa bene riposarsi un po'.
Lentamente i ricordi del giorno prima iniziano a invadermi e involontariamente mi esce una lacrima che scaccio via appena scende dall'occhio e tocca la mia pelle.
Non voglio piangere, non posso piangere. Non serve a niente né tantomeno mi farà uscire da qui. Non credo che riuscirò mai a dimenticarmi di quella giornata, un dolore così forte e profondo, che ti scuote all'interno non si dissolve facilmente.
Ma non fa niente, ci sono abituata, a soffrire, se c'è una cosa che in tutto questo tempo ho imparato è a costruirmi una corazza davanti a me che mi protegga e mi aiuti ad andare avanti. Giorno dopo giorno l'affilo rendendola più forte e dura.
Sono abituata ad incassare colpi, non è la prima volta, e di certo non sarà neanche l'ultima.

Ma la cosa peggiore, quella che mi fa più rabbia è di non sapere niente. Assolutamente nulla.
Ci dovrà pur essere un motivo per cui fanno tutto questo, deve per forza, se lo sapessi almeno mi metterei l'anima in pace e me ne farei una ragione.
Ma invece no. Ci hanno sbattute qui dentro senza uno straccio di spiegazione, ci hanno tolto la libertà come niente fosse, ma io di certo me la riprenderò, a tutti i costi.

"Ehi Jessica, come stai?" Riconosco subito la voce che mi richiama e mi riscuote dai miei pensieri. È Aleeah, la mia vicina di cella; che strano a dirsi: tutti hanno vicini di casa o vicini di banco, ebbene sì, io ho una vicina di cella.
Per fortuna spesso c'è lei che mi tiene compagnia, abbiamo passato molto tempo insieme, qua non c'è molto da fare e così siamo diventate buone amiche.

"Tutto bene, tu?" Mi limito ad accennare un sorriso sperando che mi creda.

"Non mentire con me." Ecco, lo sapevo, non le sfugge niente.
"Ormai ti conosco, hai bisogno di sfogarti Jess e io sono qui apposta!" Mi parla dall'altra parte delle sbarre. Odio il fatto che riesca sempre a leggermi nel pensiero, non le posso nascondere nulla, ma da una parte è rincuorante avere qualcuno sempre pronto ad ascoltarti, a non lasciarti distruggere, a salvarti.
E io ne ho proprio bisogno. Sospiro e abbasso lo sguardo.

"Ieri..." Esordisco, distogliendo lo sguardo da lei.

"Ieri cosa?" Mi incita.

"Un aiutante di Tom mi ha presa, mi ha portata in una stanza che non avevo mai visto e..." Non ho la forza di continuare.

"Oddio non è possibile! Che schifo, come può anche solo averti toccata..." Urla terrorizzata.

"No! Non mi ha violentata, stai tranquilla." Il suo viso assume un'espressione sollevata e tira un sospiro di sollievo.

"E allora cos'è successo?" Chiede, quasi con il timore di sapere la mia risposta.

"Non lo so nemmeno io di preciso, mi ha legata a una sedia con dei fili, poi ha acceso qualche macchinario e nel giro di pochi secondi ho sentito delle forti scosse elettriche percorrermi addosso." Mentre parlo il tono della mia voce diminuisce sempre di più fino a diventare quasi inudibile e quando non ricevo alcuna risposta penso che non mi abbia sentito, ma quando riporto gli occhi su di lei la trovo immobile a fissarmi con gli occhi spalancati e la bocca a formare una leggera 'o' coperta dalla sua mano destra.

"Non pensavo facessero veramente queste cose..."

"A quanto pare sì invece." Sbotto.

"E cos'hai sentito?" Sussurra non lasciando mai gli occhi dai miei come per indurmi forza.

"Se ti dico che è stato doloroso sarebbe un eufemismo, è qualcosa di impossibile da descrivere e scusa ma ora non mi va più di parlarne." Istintivamente mi giro di scatto, odio farmi vedere fragile da altre persone, devono vedere solo la mia corazza, l'accesso all'interno è chiuso, impossibile oltrepassare il confine. Ma so che con Aleeah è diverso, lei riesce a leggermi perchè mi vuole bene veramente.

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