Capitolo 11 - Reveletions

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Quando mi sveglio Andrew non c'è e trovo un biglietto vicino al comodino dove mi dice che è uscito per delle commissioni e mi raccomanda di restarmene a casa. E dove vuole che vada? Tanto mi ha chiusa dentro.

Dato che non ho assolutamente nulla da fare, sono davvero tentata di pulire il suo appartamento, è letteralmente un porcile, anche se lui non si meriterebbe nessun favore da parte mia decido comunque di farlo per salvaguardare la mia salute.
Magari in cambio delle pulizie si deciderà a darmi qualche informazione in più, o meglio ancora a riportarmi da Rachel. Ma non voglio illudermi troppo.

Comincio dal salotto, solo lui riesce a mettere in disordine una stanza praticamente spoglia. Mi limito a pulire con uno straccio il tavolino davanti alla televisione, pieno di cartacce usate provenienti da fast-food, ristoranti cinesi o scatole di pizza avanzate. Ora capisco perché la cucina è in perfetto ordine: compra sempre cibo pronto.

Pulendo la televisione un po' impolverata la accendo per sbaglio e viene proiettato il telegiornale, mi siedo sulla poltrona davanti ad essa per poter seguire meglio cosa stanno trasmettendo.

"Bene ed ora passiamo la parola al giornalista Charles Davis che ci informerà riguardo al famosissimo caso delle due sorelle scomparse." Annuncia la conduttrice. Immediatamente mi si contorce lo stomanco e ho un nodo alla gola, diventata improvvisamente secca.

Subito dopo appare sullo schermo un uomo sulla quarantina e si trova davanti ad una casa... la mia casa.
Non è possibile.
Che ci fa un giornalista davanti a casa mia? Alzo il volume sempre più interessata al servizio.

"Anche se sono passati tre anni le ricerche continuano e i poliziotti non si arrendono." Annuncia il signor Davis.
"I poliziotti stanno ampliando la cerchia di posti da controllare, si stanno muovendo su tutto il perimetro di Londra." Continua, rivolto alla telecamera.

"Ecco la signora Cooper, come sta?" Chiede il giornalista e la telecamera si sposta inquadrando il volto di una donna che ora ha il microfono in mano. Non ci posso credere, quella donna è... mia madre.

Dio, com'è cambiata, è così strano poterla rivedere. Vorrei abbattere questo schermo per poterla abbracciare, stringerla al mio corpo e dirle quanto mi manca.
È irriconoscibile rispetto all'ultima volta che l'ho vista.
Il volto è pieno di rughe, gli occhi sono infossati e incorniciati da borse abbastanza evidenti, sembra che non dorme da settimane. I capelli sono ricoperti da molte ciocche bianche, l'abbigliamento è trascurato e trasandato, lo sguardo spento e la voce tremolante mentre risponde al giornalista.

"Io non perdo la speranza, le mie figlie sono vive, io lo so e le troverò, non mi arrenderò per nulla al mondo." Gli occhi le sono diventati lucidi e vorrei tenerla stretta a me e rassicurarla che sto bene, inutile ripetere che mi manca da morire.

Le lacrime rigano silenziosamente le mie guance mentre osservo la donna che mi ha dato la vita, mi rannicchio su me stessa mentre il servizio continua.
Improvvisamente sento un rumore esterno e alzo la testa osservando Andrew che si toglie la giacca di pelle e in seguito posa lo sguardo su di me, spalancando gli occhi mentre scruta lo stato in cui mi sono ridotta.
È stato a dir poco scioccante conoscere e vedere con i miei occhi il dolore di mia madre.

"Che è successo? Perché piangi?" Mi chiede confuso e velatamente preoccupato.
Non gli rispondo e provo ad asciugarmi le lacrime versate anche se so di avere gli occhi rossi e un aspetto orribile.

Si piazza davanti alla televisione ascoltando la conversazione, quando capisce che stanno parlando di me e di mia sorella afferra il telecomando con un movimento brusco e spegne la televisione senza pensarci due volte.
Si avvicina a me inginocchiandosi e mi porge un fazzoletto, lo prendo senza dire niente e lo guardo di sfuggita, non ho la forza di fare nulla in questo momento. Mi sento esausta.

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