Capitolo 14 - Unexpected decisions

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Sento il rumore di una chiave che si infila all'interno della toppa e immediatamente spengo la televisione mettendomi a seduta con la schiena rigida sul divano aspettando la sua entrata.

"Allora?" Gli chiedo con forse troppa insistenza.

"Allora cosa?" Lo guardo storto mentre chiude la porta di casa dietro di sé e si leva la giacca buttandola sul divano senza curarsene.

"Lo sai." Rispondo in tono canzonatorio.
Tranquillamente si siede vicino a me e si prende tutto il tempo per rispondermi sapendo benissimo che sto morendo dalla voglia di conoscere.
Si volta verso di me che sto letteralmente pendendo dalle sue labbra, non in quel senso sia chiaro, ma è tutta la giornata che aspetto il suo ritorno ed ora insiste ad indugiare giusto per farmi stare in ansia un altro po'.

"Puoi stare tranquilla, Rachel sta bene." Dichiara finalmente e sento i miei occhi illuminarsi all'istante nell'ascoltare la notizia.

"Davvero? Oddio che sollievo!" Lancio un gridolino e la mia voce esce molto più acuta del solito, mentre il signorino sbuffa di fronte a tutta questa eccitazione ed esuberanza.
Per me quell'informazione ha un valore immenso, sapere ed avere la certezza che mia sorella pur vivendo ancora lì stia bene è veramente una gioia, alleggerisce almeno di un po' il magone che mi sto portando da tutte queste settimane.
Avevo davvero bisogno di sentire quelle parole che mi confermavano la sua salute, so che su questo posso fidarmi di lui, abbiamo fatto un patto e non mi mentirebbe mai su una faccenda così seria e sono costretta a mordermi la lingua per le milioni di domande che vorrei fargli, ma purtroppo devo rispettare il nostro accordo se voglio che lui mi tenga d'occhio Rachel e faccia in modo che Tom la lasci stare.

A volte mi chiedo perché Andrew si confonda ancora con questa gente, lui non è come loro, o a quest'ora non si sarebbe messo contro il suo capo. Si ostina ad andare controcorrente, a scegliere sempre l'opposto di ciò che gli viene detto, non so se lo fa un po' per dispetto o perché è fatto così, ma da una parte lo ammiro per la persona che è e per tutto il coraggio che ha.
Ma è questione di pochi secondi che il mio subconscio mi ricorda il contesto in cui l'ho conosciuto e subito tutto quello che provo è disprezzo e incompresione verso le sue azioni.
Tempo fa mi ha rivelato che tutti i suoi gesti hanno delle motivazioni e che non fa mai niente a caso, ma più passa il tempo più sono confusa e scettica riguardo tutta questa storia.
Per il momento voglio pensare al benessere di mia sorella provando ad aiutarla anche se siamo lontane.
Chissà quanto si sarà sentita sola in queste settimane, in tutti questi anni che abbiamo vissuto lì insieme non ho fatto altro che cercare di proteggerla e sentivo il bisogno di tenerla al sicuro da quell'inferno che dovevamo affrontare ogni giorno.
Cercavo di distrarla il più possibile raccontandole ogni storia che conoscevo, a volte anche inventandomele sul momento, oppure le ricordavo di qualche vacanza che avevamo passato insieme durante l'estate o spesso improvvisavo dei piccoli giochi anche con la partecipazione di Aleeah che trovandosi in un'altra stanza spesso ci faceva da arbitro o ci teneva i punti.
Sorrido al pensiero ma subito ritorno alla realtà scossa dalla sua voce.

"Bene ed ora che hai avuto la conferma che aspettavi non tartassarmi più per piacere." Allunga le gambe sul tavolino davanti a sé mentre porta le braccia dietro la nuca chiudendo gli occhi.

"Stai scherzando spero."

"Assolutamente no. Perché?" Domanda rimanendo ad occhi chiusi.

"Come puoi pensare che mi accontenti di un banale e generico 'sta bene'? È una notizia grandiosa, ma voglio sapere di più."

"Cosa vuoi sapere?" Chiede spazientito.

"Ad esempio quando l'hai vista cosa stava facendo oppure se ci hai parlato, se ti ha chiesto di me o-"

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