Capitolo 30 - Sosia

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"Ci hanno addormentate entrambe e quando ci siamo svegliate, eravamo rinchiuse lì dentro. E non siamo più uscite. Poi il resto credo che lo sappiate già."

Per tutta la durata del racconto non ho fatto altro che tenere lo sguardo basso, torturandomi e giocando con le dita. Alla fine mi sembrava di parlare a me stessa, ricordando gli eventi passati, rivangando quella dolorosa sera di inverno.
Ma stranamente non ho pianto. Non è uscita nemmeno una lacrima dai miei occhi, come se le avessi esaurite, come se fossero finite. Esausta di crollare ogni volta, stufa di crogiolarmi puntualmente nel dolore.
È straziante, ogni volta, soffrire e sentire quel macigno sulla stomaco che ti impedisce qualsiasi cosa.
Potrai anche ridere e divertirti, ma quel peso è sempre lì, che ti schiaccia, a ricordarti la sua presenza, a ricordarti che lui è sempre lì, a non permetterti di essere felice più di tanto.

Uno strazionte e teso silenzio cala su di noi, riesco a riconoscere solo i singhiozzi soffocati della bionda che si trova davanti a me. Alzo il capo, ho bisogno, necessito di una qualche loro reazione, perchè questo silenzio mi sta distruggendo. Come immaginavo Aleeah sta piangendo silenziosamente, gli altri alternano sguardi malinconici, ma non osano proferire parola.

Non mi ero accorta che per tutta la durata del mio racconto Andrew aveva appoggiato una mano sulla mia coscia, solo adesso che la sento stringermi ancora di più, mi volto ad incrociare i suoi occhi. Mi sta osservando, uno sguardo che non saprei definire, non saprei come identificarlo. Nessuno mi aveva mai guardata in quel modo.

"Jess, mi dispiace così tanto per quello che ti è accaduto. Faremo tutto il possibile per scovare il nuovo nascondiglio di quel criminale." Josh prende la parola, costringendomi a voltarmi verso di lui. Annuisco debolmente. Non ho idea di come in questo momento potrebbe uscire la mia voce, quindi preferisco non rischiare.

"Hai ragione. Credo sia ora di rimetterci al lavoro." Annuncia Tyler mentre gli altri annuiscono all'unisono. Lasciano la cucina per raggiungere il computer in sala e continuare le ricerche. Restiamo solo io ed Andrew.

"E se questo fosse tutto inutile? Se non riuscissimo a trovarle?" La mia voce è un gemito strozzato, ho espresso i miei dubbi più atroci. I pensieri che tengo dentro di me da quando sono in questa casa, le mie paure più profonde.

"E se le riuscissimo a trovare invece? Non pensare sempre al peggio, affidati alla speranza, alle possibilità che ci sono che tutto possa andare per il verso giusto."

"Io non ci riesco... come puoi pretendere che io sia tranquilla quando non ho alcuna certezza sul benessere di mia sorella?" Mi porto le mani sul volto scuotendo la testa.

Poco dopo avverto delle braccia avvolgermi il corpo dolcemente. Non mi muovo, mi lascio trasportare da questo contatto, inspirando il suo profumo, inebriando le mie narici delle sua fragranza, così genuina e semplice. Non abbiamo bisogno di parlare in questi momenti, i fatti e i gesti sono sufficienti per dimostrare cosa proviamo.

"Ragazzi dovet... oh, scusatemi! Ma davvero, raggiugeteci subito di là, forse abbiamo trovato qualcosa." Aleeah spunta in cucina e in mezzo secondo entrambi ci ritroviamo in soggiorno, con gli occhi fissi sullo schermo del computer.

"Che succede?" Domando a Tyler che sta digitando qualcosa sulla tastiera.

"La macchina di Tom è stata appena parcheggiata in questo posto." Mi indica su un gps il luogo, ma non ho idea di dove si trovi, né tantomeno ci sono mai stata. "Ho fatto delle ricerche e quell'edificio è un ex manicomio ormai abbandonato, che veniva utilizzato negli anni '90."

"Posto perfetto per portare delle bambine, senza essere scoperti no?" Interviene Josh.

"Dobbiamo assolutamente andarci, - affermo - Tyler, ti sei segnato l'indirizzo?"

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