Capitolo 25 - Enlightening conversations

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JESSICA'S POV

Avverto il mio corpo oscillare a destra e a sinistra e inevitabilmente apro un occhio, poi spalanco l'altro, ricordandomi di quello che è appena successo.
Immediatamente alzo il capo e mi rendo conto di essere stata accovacciata sulla spalla di Andrew, che appena si accorge che mi sono spostata, apre subito le palpebre per osservarmi.

"Scusa, non volevo svegliarti." Mormoro mentre porto le gambe al petto.

"Non stavo neanche dormendo, avevo chiuso gli occhi per qualche secondo..." Afferma distrattamente, posando lo sguardo altrove. Annuisco anche se non mi sta osservando.
Tutti gli altri hanno uno sguardo assente, o stanno provando a dormire oppure fissano un punto inprecisato davanti a sé.

Non riesco ancora a credere a quello che è appena successo. È surreale. Andrew è venuto veramente e mi ha salvata, mi ha liberata da quell'inferno che mi risucchiava e prosciugava giorno dopo giorno.
Non sto sognando vero? Sembra da stupidi - e forse lo è veramente - ma per precauzione mi do un pizzicotto sul braccio più forte del normale e sì, posso affermare che è tutto reale.
Aleeah mi fissa, ma non dice nulla, né mi fa trapelare i suoi pensieri, visto che la sua espressione è impenetrabile.
Poi sposta il suo sguardo di ghiaccio verso Andrew e infine verso tutti gli altri che si trovano dentro al camion con noi.
È come se li stesse studiando, se volesse capire anche solo dai loro volti e dai loro gesti che tipo di persone sono.
Anche io osservo leggermente spaesata queste persone, che per me sono perfetti sconosciuti, ma sembrano conoscere bene Andrew.

"Ragazze, siamo quasi arrivati. - esordisce Andrew - Adesso dovete dormire e poi domani vi spiegheremo tutto, non preoccupatevi. Ma ora è davvero tardi. Vi posso solo assicurare che ora siete libere, ma tutti quanti dovremo restare nascosti per un po'." Alterna lo sguardo tra me e Aleeah, lei si limita a fissarlo con un sopracciglio alzato, come se stesse ancora pensando se credergli o no, io annuisco debolmente. Non ho le forze per fare altro.
Poco dopo il camion si ferma e due ragazzi - dovrebbero avere all'incirca l'età di Andrew - ci aprono le portiere per farci uscire.
Aleeah esce per prima con uno scatto rapido, quasi saltando.
Poi io e gli altri scendiamo uno dopo l'altro e ci ritroviamo in un parcheggio sotterraneo.

"Dove siamo?" Chiedo disorientata.

"A Manchester." Risponde il ragazzo che insieme ad Andrew ha aperto la porta della nostra cella.

"Oh." Sussurro, non sapendo cos'altro aggiungere. Ci fanno cenno di seguirlo e silenziosamente usciamo dal parcheggio.
Sembriamo un gruppo di vagabondi senza meta.
Appena usciamo, il freddo pungente della notte mi provoca una fitta pelle d'oca lungo tutte le braccia, indossando soltanto una camicia fina.
Deve essersene accorto anche qualcun'altro quando avverto un calore avvolgermi le spalle, mi volto di poco trovando Andrew sistemare su di me la sua giacca e infine si abbassa di poco per sussurrarmi qualcosa.

"Ho vissuto a Manchester per molti anni. Staremo nella mia vecchia casa. Qui Tom non può trovarci." Ora è tutto più chiaro, o almeno in parte.

"Da quando te ne sei andato non ci ha vissuto più nessuno?"

"In realtà sì. Ma ho scoperto che la famiglia che c'era prima si è trasferita quasi una settimana fa. Così ho affittato di nuovo l'appartamento." Sono stupefatta. Alzo lo sguardo e trovo davanti a me una palazzina antica, ma non troppo, più trasandata di quella di Londra e poco curata.
Ma in questo momento non mi sono mai sentita così felice in vita mia. Sollevata di sapere che per ora sono al sicuro.
Andrew sfila dalla tasca un mazzo di chiavi e dopo aver scelto quella giusta, apre il portone. Silenziosamente entriamo uno alla volta e saliamo le scale al buio, senza fiatare.
Solo i sospiri e respiri pesanti riempono il vuoto.
Arrivati al secondo piano ci fermiamo davanti a una porta e aspettiamo che venga aperta per fiondarci praticamente dentro. Andrew si affretta a chiudere a chiave e lo noto lasciare un sospiro di sollievo e rilassare parzialmente i muscoli, come se in tutte quelle ore fosse stato in perenne tensione.

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