Capitolo 57

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So don't stress, don't cry. We don't need no wings to fly.

«I'll be your soldier, fighting every seconds of the day, for your dreams girl» dice la canzone che pochi minuti fa stavamo provando a scrivere io e Justin.

«Sarò il tuo soldato, combatterò ogni secondo del giorno per i tuoi sogni».

Justin: l'unico ragazzo che è stato capace, finora, di farmi provare quel che sto provando.

Lui, è arrivato nella mia vita ed ha sconvolto tutto.

Tutto.

Sono sempre stata una ragazza calma e, diciamo brava, ma a me prima non importava molto di «innamorarmi».

Mi piaceva vivere storie, così, senza impegnarmi. Mi piaceva vivere storie con quelli stronzi, quelli fighi, quelli che a scuola erano «popolari». Mi piaceva, e mi piace ancora, ricevere attenzioni. Ma mai, dico mai, avevo provato le emozioni che sto provando con Justin. Mai immaginavo un futuro con un ragazzo come lo immagino con lui.

Adesso non catalogatemi come la «tipica stronza» perché non lo ero. Davo affetto ed amore ai ragazzi che ho avuto, ma non più di tanto. Non più di tanto perché ero fredda.

Ero fredda perché? Indovinate un po'.

Per Zayn, per la sua «scomparsa».

Quando era ancora con noi, ero una ragazza solare, felice e sorridevo sempre. Non mi mancava nulla, avevo una bellissima famiglia ed i miei genitori, come anche ora, mi davano tutto quel che volevo.

Ma quando quella sera, dalla mia camera, sentii delle urla provenire da qualche altra stanza della casa e capii che mio fratello e mio padre stavano, per la milionesima volta, discutendo, tutto il mondo mi crollò addosso.

Non stavano discutendo come le altre volte.

Le altre volte erano battibecchi di cinque minuti, subito facevano pace.

Ma quella volta no.

Urlavano, urlavano ed urlavano ancora.

«Sei un drogato!» urlò mio padre.

«Come mi hai chiamato? Drogato? Ma ti senti?» urlò Zayn in risposta.

Tutto questo per cosa? Perché papà aveva trovato un pacchetto di sigarette nella giacca di mio fratello ed odiando lui il fumo, iniziò ad urlare e non volendo lo chiamò in quel modo.

Flashback

Sentii dei passi pesanti salire le scale.

Dalla porta socchiusa della mia camera vidi Zayn entrare nella sua.

A quel punto, tolsi le cuffiette dalle mie orecchie e lo seguii.

Notai un borsone sul suo letto e lui lo riempiva con i suoi vestiti.

Involontariamente, una lacrima scivolò sul mio viso.

La asciugai con la mano destra e tirai su con il naso. A quel lieve rumore mio fratello si voltò e con gli occhi lucidi mi guardò.

"Cosa fai?" chiesi, incredula.

Lui, che aveva finito di preparare il borsone, lo buttò sulla sua spalla ed avanzò verso di me.

Mi accarezzò una guancia ed a quel punto una gocciolina cadde anche sul suo viso. Ritirò la sua mano dal mio viso e la portò alla tasca del suo pantalone, per poi estrarne un braccialetto di cuoio marrone, con al centro un infinito di argento.

"Ti amo piccola mia" furono le ultime parole che sentii uscire dalla sua bocca.

Mi baciò la guancia, mi abbracciò ed infine, dopo aver salutato mio fratello, scese quelle scale e non ritornò più.

FineFlashback

L'abbandono di Zayn successe così, inaspettatamente.

Per me fu come un trauma.

Da quel momento in poi diventai più fredda, esprimevo i miei sentimenti difficilmente ed una parte del mio corpo, del mio cuore, era completamente assente, spenta.

L'abbandono di Zayn successe così, inaspettatamente.

Come anche l'incontro con Justin.

Infatti, una frase dice «le cose importanti, succedono quando meno te l'aspetti».

...

Si erano fatte ormai le sei del pomeriggio e dopo aver visto un film, io e Justin ci avviammo a casa mia per poi accompagnare, con i miei fratelli, Dan all'aeroporto.

Mi mancherà, tantissimo.

Eravamo nella macchina di Justin, avevamo deciso di venire con questa.

Io ero avanti, vicino Justin che guidava e gli atri tre dietro. Dopo quelli che sembravano quindici minuti, ci ritrovammo all'aeroporto.

Eravamo difronte alle scale mobili che dovevano poi portare il mio migliore amico, all'aereo.

Misi le due mani sul mio viso per evitare di far vedere le lacrime che minacciavano di uscire.

Non potevo pensarci che dovrà andarsene di nuovo.

Avrei dovuto ancora sopportare quell'inutile distanza che c'era tra me ed il mio migliore amico. Non volevo sentire la sua voce ancora da uno stupido telefono, non volevo vedere quel che voleva dirmi attraverso uno stupido schermo.

Non volevo farlo andar via, insomma.

Lui avanzò di qualche passo verso il mio corpo, portò le sue mani alle mie e le spostò dalla mia faccia.

"Sh, non piangere" iniziò a parlare con la voce bassa.

Ma io non lo ascoltavo, le lacrime continuavano a scendere e rivolsi il mio sguardo al pavimento.

"Ehi, ehi, piccola" disse allora Daniel.

Portò una sua mano al mio mento per alzarmi il viso, allora rivolsi i miei occhi ai suoi.

"Ti voglio bene, tantissimo" disse.

"Anche io" dissi tirando il naso in su ed asciugando le lacrime.

"Ci sentiremo sempre, e poi ci vedremo presto. Dovrai venire tu da me, la prossima volta" mi disse lui, per poi sorridere.

Io ricambio il sorriso. "Ovvio" concludo con una voce sottile. Incateno, poi, le braccia al suo collo e lo stringo fortissimo. "Mi mancherai" sussurra lui. "Anche tu" gli rispondo. Mentre lui sale le scale, dopo aver salutato gli altri, lo saluto sorridendo e con la consapevolezza che, sì, lui è il mio migliore amico.

There's nothing like us || Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora