Capitolo 95

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Audrey's Pov

Arrivo finalmente in Fremont dopo un paio d'ore, scendo dal treno, corro verso uno dei taxi fermi fuori dalla stazione, salgo e il veicolo parte. Intanto chiamo mio padre per dirgli che sto arrivando e per sapere come sta andando.
Però non faccio altro che pensare a Cameron. A Cameron e a quelle sue dannate labbra, così morbide da cui non mi staccherei mai. Mi mancavano così tanto le sue labbra, i suoi baci. Ho avuto la possibilità di assaporarle ancora per un momento, prima di partire. E chissà quando lo rivedrò. Un altro dubbio però mi tormenta: dove stava correndo quando il treno stava partendo?

-Audrey? Ci sei o no? È caduta la linea?-

-No, no, ci sono. Volevo solo dirti che sto arrivando, mamma come sta?-

-Non tanto bene, ma se la cava. Tesoro, ti dico solo di fare il più veloce possibile che sto per svenire e vorrei un familiare accanto ad aiutarmi- scoppio a ridere.

-Tranquillo papà, ora siediti, tra cinque minuti sono lì. Non farti trovare svenuto-

-Ci provo tesoro. A tra poco-

-A tra poco- ridacchio, spegnendo il cellulare e prendendo un respiro profondo. Ora l'unica cosa a cui devo pensare è la mia famiglia.

Cameron's Pov

Vederla andare via in un treno non è stata una delle cose migliori a cui ho assistito.
Sono corso dentro mentre il treno partiva solo per fare dei biglietti per il prossimo treno. Non posso stare senza di lei, non ci riesco. Non adesso che ho finalmente riavuto il piacere di assaporare le sue labbra. Magari prima ce la facevo, ma ora no. Non mi interessa di cosa dirà il preside, non mi interessa se mi espelleranno dalla scuola per sempre, voglio solo stare accanto alla donna che amo, per sempre.
Pago i biglietti e guardo sul tabellone quando arriva il prossimo treno per il Fremont: alle 15. Mancano cinque ore alle 15!
Di certo non tornerò al college, attirerei soltanto l'attenzione del preside e degli amici di Audrey.
Me ne starò seduto qui, ad aspettare che passino cinque ore, tutto questo solo per la mia Audrey.

***
Audrey's Pov

Mia mamma è in quella sala da tantissimo tempo, ma posso capire. Mio padre invece è intento a leggere un giornale, anche se lo richiude dopo un po'. È stato davvero buffo in queste tre ore che sono stata qui.
Quando sono arrivata era bianco come un lenzuolo, a malapena riusciva ad abbracciarmi per bene.
Poi gli ho detto che era inutile rimanere lì ad aspettare e siamo andati a fare un giro per l'ospedale e abbiamo preso un caffè alle macchinette, anche se ovviamente siamo tornati subito perché papà aveva paura che uscisse un medico dalla sala da un momento all'altro.
E ora siamo qui, a parlare di quel che è successo a loro e a me mentre io ero via.

-Lo sai che mi dispiace per te e Cameron. So quanto ci tenevi a lui- ho dovuto dirglielo, alla fine. Intanto perché è mio padre e anche se di solito con i padri non si parla di questo genere di cose, io l'ho fatto per sfogarmi con un genitore per lo più...e anche perché me l'ha chiesto.

-Ma non è finita qui. Mentre stavo prendendo il treno, lui è corso da me dopo aver fatto cinque chilometri dal college alla stazione, correndo- sorrido mentre gli dico queste cose e sorride anche lui.

-Ci tiene tanto a te. Devo essere sincero, nemmeno io ho mai fatto una cosa del genere per tua madre- sorride e sorrido anch'io mentre lo vedo con lo sguardo perso altrove.

-Vedrai che riuscirete a fidarvi l'uno dell'altro molto presto e vivrete felici e contenti-

-O avanti, non esiste il lieto fine-

-Esiste. Basta crederci- sorrido e lui si mette a ridere, scuotendo il capo e alzandosi, avvicinandosi alla porta della sala.

-Dici che ci fanno entrare se glielo chiediamo?-

𝐌𝐘 𝐁𝐄𝐒𝐓 𝐌𝐈𝐒𝐓𝐀𝐊𝐄 ⋆ Cameron Dallas [2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora