2.

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Buongiorno a me, e a chi si alza coi occhi rossi e il sorriso al ciarume

Aprì un occhio, guardai l'ora e decretai che ero in ritardo.
Velocemente, ma ancora un po' assonnata lasciai il letto.

Andai in bagno, mi feci una doccia provando a rilassarmi sotto il getto dell'acqua calda, inutilmente.

Non esiste pace in un mondo che ci ha incontaminato l'anima

Usai quel poco di fondotinta rimasto per coprire anche per poco le cicatrici, sia nuove che vecchie.

Non puoi cancellare il dolore che ti ha marchiato, puoi solo nasconderlo, finché quel peggio sarà troppo grande per te

Mi vestì, saltai la colazione ed uscì di casa con alle spalle lo zaino e alle orecchie i miei auricolari bianchi pallidi. Tutto quello che non ho mai detto è nascosto in quelle note.

Svoltai a destra e mi ritrovai i cancelli, consumati dalla ruggine, aperti. Entrai a scuola e raggiunsi la classe. Mi buttai sul banco rovinato da altri ragazzi prima di me, aveva buchi fatti con la punta del compasso per segnare il loro precario posto in quella scuola.

Le nostre battute erano diventate storie, adesso. E nessuno si è sentito triste, fino a quando ha potuto rimandare l'indomani con una nostalgia ancora più profonda  - Chbosky

Il ragazzo dai occhi smeraldo lasciò il suo gruppetto di amici e venne verso di me.

"Scusa per ieri" disse dopo un lungo silenzio troppo pesante da sorreggere

Alzai lo sguardo, i suoi occhi mi scrutavano. Voleva leggermi dentro, ma i miei demoni non lo avrebbero permesso, reagirono subito dopo il tentativo di attacco.

"Scuse accettate, puoi anche andare ora" dissi distaccata, tornai a guardare le mie unghie smaltate di grigio scuro e a giocherellare con le maniche della mia felpa blu.

Non se ne andava, rimaneva lì come un palo a guardarmi.

"Era un modo gentile per dire che ti devi levare dal cazzo"

"Acidina la pivellina..."

"No, sono peggio"

"Mi chiamo Matt"

"E io quella che non gliene frega un cazzo"

"Sto cercando di fare conversazione"

"Vuoi un applauso?"

Sbuffò.

Mi prese per il braccio sinistro alzandomi violentemente dalla sedia, trattenni le lacrime, ormai ero abituata a farlo. I ragazzi portarono la loro concentrazione su di noi, ma Matt se ne fregò.

Aprì una porta e mi lanciò dentro.
Avevo visto gli occhi Collin iniettati di rabbia colpirmi in pieno volto; accese la luce. Il mio respiro mancò, stava succedendo di nuovo. Un camion mi stava venendo contro accecandomi con i suoi fari di luce bianca.

"Apri gli occhi"

"No..." un sussurro impercettibile.

Avevo paura di ritrovarmi un soffitto bianco splendente, con il bip di una macchina che decretava se il mio cuore sarebbe stato in grado di sopportare quello che gli sarebbe accaduto dopo.

"Aprili..." ripeté
Sembrava quasi un ordine.

Era troppo vicino, ed io troppo esposta a lui.

Il suo buon odore si fece spazio nei miei ricordi, menta e sigaretta.

I suoi occhi ritentarono ad attaccarmi e come prima i miei demoni reagirono.

"Ma sei scemo Matt??! Perché mi hai trascinata in questo cazzo di sgabuzzino?!" gli gridai contro mettendoli le mani sul petto per allontanarlo.

"Togliti la felpa" disse con con voce fredda e con uno sguardo severo dritto nei miei occhi, era un ordine.

"No, spero che tu stia scherzando?!"

"Ho detto di toglierla" ripeté

"Se pensi che io ti faccia uno spogliarello privato, hai sbagliato ragazza"

Non mi ascoltò.

Mise le mani sui miei fianchi alzando le estremità della felpa mostrando le mie cicatrici.

"Che cazzo hai fatto?!" urlò

"S-sono caduta" 

Impossibile che lui credesse a quella cosa, non mi credevo nemmeno io. Me la sfilò completamente.

"Dimmi che sta succedendo!"
"E poi tutti questi tagli?!" disse guardando i miei avambracci
"Fammi vedere gli altri, ora" un altro ordine

"No!"

"FAMMELI VEDERE" aveva alzato troppo la voce

"NO"

Gli strappai il felpone dalle mani e uscì di corsa dal piccolo stanzino; percorsi due lunghi corridoi, trovai il bagno vuoto. Spalancai una delle porte e la chiusi a chiave, mi piegai sul water.

L'indice e il medio in gola, sputai la situazione che mi stava opprimendo in me stessa.

E non avrei mai voluto che accadesse. Devi credermi

Incominciai a tremare.

La campanella che decretava l'inizio della seconda era un suono ovattato in mezzo a mille sussurri, uno di tanti.

Parlavano e allo stesso tempo stavano in silenzio

Mi guardai allo specchio.

Non so se hai mai pensato di non voler esser al mondo, lei voleva solo smettere di star male

><

Aprì gli occhi, le 2.35 p.m.

Mi obbligai mentalmente ad alzarmi, così dopo essermi sistemata mi diressi a lavoro, in un bar molto carino al centro. Dovevo pagare tutti i debiti più l'affitto di Collin.

Iniziai a servire i primi clienti.

il mio miglior incuboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora