Da sempre la mia vita era stata costruita sulla base di un'unica, incrollabile, certezza.
'Devi essere completo da solo.'Nessuno avrebbe di fatto dovuto influire sulle mie scelte, nessuno sarebbe dovuto riuscire a stravolgere il mio percorso. Ma uno come potrebbe mai tener fede ai propri principi, se la sua vita improvvisamente iniziasse a dipendere da qualcun'altro? Che cosa farebbe?
Sapevo che qualunque sarebbe stata la mia decisione in merito, non avrebbe portato a nulla di buono.Quando quella notte mi ero coricato definitivamente, nella testa avevo un assillante brusio, un mormorio di voci mi ricordava quanto fossi stato impulsivo ed egoista.
Tutte quelle voci, all'unisono, dicevano: mostro.
Pur essendone consapevole, avevo lasciato che Amélie si avvicinasse irrimediabilmente a quel mostro, senza fare nulla. Invitandolo, anzi.
Impiegai un tempo infinto ad addormentarmi e il tanto agognato sonno piombò svariate ore dopo, amaro e tormentato dai sogni più incomprensibili.Aprii gli occhi in un luogo che non riconobbi. Una stanza vuota, forse. La flebile luce opaca filtrava da una piccola finestra rilegata in un angolo, ma era così debole che comunque era impossibile orientarsi. Proseguii al buio, ma avevo il continuo presentimento di poter incappare a terra se solo avessi provato a distogliere lo sguardo dai miei piedi. Eppure non mi capitò di incrociare ostacoli nel mio percorso, la superficie era liscia e uniforme, talmente lucida da potermici specchiare. E lo feci. Una volta rialzato lo sguardo, lo scenario era cambiato. La stanza era sempre la stessa, ma questa volta non ero solo. Qualcuno di fronte a me, seminascosto nell'ombra, mi osservava in modo divertito e maligno. Alle sue spalle, adagiata dolcemente su una sedia e coperta da una lunga vestaglia immacolata, una ragazza dormiva beatamente. Non vidi il suo volto, ma riconobbi i familiari capelli corvini che ricadevano morbidamente sulle sue braccia. Perché Amélie dormiva in un luogo del genere?
Per un momento pensai di chiamarla, ma qualcosa mi trattenne. Qualcosa si mosse. Il ghigno dell'uomo crebbe, mentre il suo braccio si allungava verso di me per porgermi qualcosa. Non accennai a muovermi, così lanciò il coltello a terra e uno sferragliante tintinnio rimbombò, riempiendo il silenzio. In un primo momento esitai, indeciso se raccoglierlo o meno, poi sentii il mio corpo agire da solo ed il manico di metallo freddo aderire presto alla mia mano.
Pensai di rilanciarglielo, ma la visione che mi si parò davanti non me lo permise, lasciandomi congelato sul posto. Un liquido caldo e rubicondo prese a scivolarmi tra le dita, precipitando a terra. Una goccia. Poi un'altra.La fermezza iniziale durò poco, e si dissolse completamente alla vista della vestaglia di Amélie che iniziava ad imbrattarsi. Il sangue sgorgava velocemente, di sicuro non si trattava di una ferita marginale. Feci due passi indietro, incredulo. Poi capii. Era stato quell'uomo. D'istinto provai a colpirlo, fomentato dalla rabbia usai tutte le forze che avevo in corpo, ma le mie nocche aderirono inaspettatamente alla superficie di uno specchio, incrinandolo. Il mio cuore ebbe un fremito, gli occhi si sbarrarono per l'improvvisa presa di coscienza.
A faccia a faccia con il mostro, incontrai il mio riflesso nei suoi occhi grigio-verdi e quando il mio sguardo scese lentamente sulla sua camicia bianca, un rantolo fuoriuscì dalle mie labbra.
Ciò che restava dell'immagine scheggiata nello specchio, rise sadicamente del mio smarrimento, mentre io gli voltavo le spalle e correvo verso di lei con il cuore in gola.Mi svegliai di soprassalto in preda alla terribile sensazione di poter soffocare, riscoprendomi in un bagno di sudore. Ancora una volta, la consapevolezza delle ore precedenti mi schiaffeggiò con durezza e ripetutamente, senza lasciarmi tregua. Non appena il ritmo dei miei battiti si fece più lento, richiusi gli occhi. Non ero sicuro che sarei riuscito ad alzarmi. Avevo male ad alcuni muscoli dei quali neanche sapevo l'esistenza fino a qualche secondo prima, un paio di ossa che scrocchiavano fastidiosamente al minimo movimento. Erano appena le cinque, ma ormai ero sveglio. Mi alzai con un sospiro, dirigendomi con passi pesanti in cucina per prepararmi la colazione. Avevo una fame terribile un mal di testa da record. Combinazione distruttiva, se a questo si sommavano anche i deliziosi incubi del dormiveglia.

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DARK SOUL
RomanceCameron McLyne è tutto ciò che la Sniper, società segreta che agisce da decenni giustiziando ogni genere di criminali a Manhattan, brama di possedere. Insensibile, silenzioso e spietato. Amélie Howard, ragazza ordinaria ed eccessivamente curio...