Per colpa di Seth che aveva alimentato la mia ansia da prestazione, avevo passato quasi mezza giornata davanti allo specchio.
Non mi andava di seguire il suo consiglio e indossare una camicia, preferivo i vecchi e comodi jeans neri abbinati a una maglietta bianca a maniche corte. Informale, ma pratico.Osservai la fasciatura sull'avambraccio. Faceva ancora parecchio male, ma solo perché continuavo a sforzarlo.
La notte dell'incidente all'Excelsior, Seth mi aveva accompagnato in ospedale per controllare che non ci fossero infezioni gravi. Contro ogni aspettativa, il medico che si occupava della visita non mi fece alcuna domanda. Pulì la ferita e usò un collante che avrebbe ricostruito i miei tessuti nel giro di una settimana. Fui dimesso subito senza bisogno di firmare nulla. Sospettavo che ci fosse lo zampino della Sniper, la velocità e la riservatezza con cui si era svolto tutto quanto non potevano essere semplicemente un caso.
Tornai ad osservare la mia immagine riflessa, decretando che non fosse la serata adatta per indossare una felpa, ma dovevo trovare un'alternativa perché nel tardo pomeriggio era previsto un abbassamento delle temperature. Dicembre aveva iniziato a farsi sentire per davvero. Indossai la giacca acquistata due giorni prima e recuperai dall'angolo più remoto dell'armadio anche un maglione verde scuro in cashmere. Profumava di chiuso e di vecchio.
Per forza, pensai. Da quando Rachel me l'aveva regalato per Natale non aveva fatto che prendere polvere. Come una marea di altri regali. Ormai da un paio d'anni lei e Seth insistevano sul fatto che dovessi rinnovare il mio guardaroba. Quando avevo chiesto il motivo, Rachel aveva risposto che i colori scuri e neutri le mettevano depressione. A me però piacevano. Detto sinceramente, non mi immaginavo con addosso qualcosa di diverso.
Abbandonai il maglione nel bagagliaio della macchina e mi sistemai alla guida. Partii affondando il piede sull'acceleratore. Ero uscito di casa in anticipo e adesso non sapevo che cosa fare, perciò allungai il tragitto gironzolando un po' nel suo quartiere. Dopo la terza volta che azionavo i tergicristalli mi resi conto di una cosa.
La neve.
La prima nevicata dell'anno.
Osservai le abitazioni che costeggiavano il viale coprirsi lentamente di bianco. Erano tutte villette simili affacciate su un giardino in pendenza. Dopo aver parcheggiato, camminai sotto i cristalli di neve. Ammirai quelle infinite composizioni appoggiarsi sulla manica della giacca nera per poi, un secondo dopo, dissolversi.
Una volta arrivato davanti a casa di Amélie, rimasi immobile senza suonare il citofono. Di nuovo avevo la sensazione che qualcuno mi stesse seguendo. Era solo frutto della mia immaginazione? Forse stavo seriamente diventando paranoico.
Mi voltai sentendo dei passi alle mie spalle. Jason stava rientrando proprio in quel momento. Mi guardava divertito.
- Sei in anticipo.
- Non ho trovato traffico - mentii.
Alzò gli occhi al cielo e usò un telecomando per aprire il cancello. Lo seguii lungo il sentiero di ghiaia che s'inerpicava fino al portone. Mi fece cenno di pulire le scarpe sullo zerbino nell'atrio.
- Amie! Scendi, è arrivato il tuo ragazzo! - urlò.
Quanto mi sarebbe piaciuto zittirlo con la forza del pensiero. Era un soggetto irritante. Sopportavo ancora di meno il fatto che, nonostante tutto, riuscisse a tenermi testa.
Dal piano di sopra si udì il suono di qualcosa che cadeva sul pavimento, poi dei passi che si affrettavano giù dalle scale. Amélie mi venne incontro con un sorriso.
- Cam.
Sulle sue labbra, il mio nome era come la più leggera delle carezze. Era la prima volta che le vedevo indossare una tuta. Nonostante la taglia di troppo, era perfetta su di lei.

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DARK SOUL
RomanceCameron McLyne è tutto ciò che la Sniper, società segreta che agisce da decenni giustiziando ogni genere di criminali a Manhattan, brama di possedere. Insensibile, silenzioso e spietato. Amélie Howard, ragazza ordinaria ed eccessivamente curio...