III. Primo impatto

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Non potevo credere di essermi fatto fregare in questo modo.

Mentre cercavo di abituarmi di nuovo alla sgradevole sensazione di 'palle intorpidite' tipica da banco di scuola, domandai a me stesso se si trattasse ancora di maleducazione fissare in maniera così insistente le persone.

Mark Faylon, anni diciotto, capelli castani, ricci e un po' radi, mi osservava in maniera sfrontata. I suoi occhiali dalla montatura rossa, un po' troppo grandi per la sua faccia, puntavano nella mia direzione almeno due volte al minuto. Tre volte, se per disgrazia facevo qualche movimento.
Gwen Stanley, così si chiamava la ragazza biondo platino dalle sopracciglia quasi inesistenti, mi sorrideva dal lato sinistro mordicchiando una penna. In pratica non mi sentivo così osservato dal giorno in cui Seth mi aveva costretto a dar prova delle mie doti canore alla serata karaoke del Genesis, un locale in periferia. Mi ero rifiutato categoricamente sin dall'inizio ma lui aveva insistito così tanto che alla fine ero così ubriaco che probabilmente avevo ceduto per pura disperazione.

Erano almeno due anni che non entravo in un edificio scolastico, neanche per quelle feste illegali che ogni tanto gli scapestrati vi organizzavano dentro. Dopo la scomparsa di mio padre avevo definitivamente mollato la scuola e cambiato quartiere, evitando con successo gli sguardi compassionevoli di coloro che ne erano al corrente. 

I minuti parevano eterni ed era soltanto la prima ora di lezione. La sezione di biotecnologie era composta da quarantadue occhi scrutatori, compresi quelli dell'insegnante che di certo non mi stava dando una mano nell'intento di passare inosservato.

- Questo è il programma che stiamo affrontando signor McLyne, se qualcosa non le è chiaro può sempre chiedermi a fine lezione. Va bene?
Disse il professor... Torres?

Annui nella speranza che mi lasciasse in pace.

- Frequentava corsi di potenziamento didattico nella sua vecchia scuola?

- No.

- Bene, allora la invito a partecipare attivamente alla lezione di oggi.
Disse, chiudendo il discorso una volta per tutte. Mi sentivo un idiota per aver accettato un incarico tanto umiliante solo per soldi. Almeno nessuno mi stava rivolgendo la parola. Non ancora.

Dato che mi annoiavo iniziai a osservare uno ad uno i miei compagni di corso cercando di capire chi di loro, a patto che si trovasse in questa stanza, potesse essere il misterioso bersaglio della Sniper. Forse lo strano ragazzo con l'orecchino e la frangia seduto in fondo alla classe, o forse proprio Mark Faylon, il dannato secchione con la montatura esagerata. Mi fissava ancora. Forse era gay.

Dopo qualche minuto di indagine iniziai a pensare che il mio uomo, con grandi probabilità, non fosse nessuno di loro. Erano davvero troppo ordinari e all'apparenza piuttosto insignificanti per essere target perseguitati da una delle società segrete più capillari dell'intero continente.
La Sniper contava oramai parecchi anni di attività e, per quanto fosse in realtà espansa, poche persone erano coinvolte direttamente e ancora meno erano al corrente della sua stessa esistenza.
La gerarchia era piuttosto semplice. Il Primo Settore, in codice settore Alpha, preparava mosse, contromosse, silenziose congiure e spassosi piani d'azione. Dico spassosi perché a volte erano davvero esagerati. Prima che il vecchio Vlad - un falsario di cui mi ero dovuto occupare in Ottobre - tirasse le cuoia, avevano persino preteso che imparassi a giocare a poker da professionista per poterlo incastrare come si deve. Mi ci era voluto più tempo a capire che diavolo fosse un full o quanto valesse una dannata doppia-coppia, che a farlo fuori sul serio. Così, per velocizzare i tempi, avevo imparato a bluffare, scoprendo di essere piuttosto bravo in quello. Il settore Beta invece, per quel che ne sapevo io, era popolato di rammolliti incaricati di comunicarci i dettagli progressivi delle missioni. 
Se ancora non si fosse capito, eravamo noi del Terzo settore, agenti Gamma, il vero motore della società. Inutile dilungarmi eccessivamente per elencare le nostre mansioni, sostanzialmente ci limitavamo ad eliminare in modo drastico i parassiti della società. Drogati, spacciatori, politici corrotti e altro ancora.

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