XIV. Sfida

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- Indovina chi sono?- chiese una voce fin troppo familiare alle mie spalle, dopo che due mani si poggiarono sui miei occhi.

- Mmh. Fammi pensare... - stetti al gioco, pur sfoderando il mio consueto tono annoiato.

- Sono esattamente chi vorresti che fossi. -, ribatté Doreena sogghignando.

- Chi vorrei eh? Allora vediamo... Gwen Stanley.
Mi rifilò uno schiaffo secco sul collo. Ahi.

- Che bastardo! - sbottò indignata, lanciandomi poi un'occhiataccia. - Dove l'hai imparato il cognome?

- Siamo compagni di classe a biotecnologia.
Spiegai facendo spallucce, massaggiandomi il collo dolorante.

La ragazza in questione stava momentaneamente facendo le fusa al ragazzo di ieri. I muscoli quasi gli esplodevano attraverso la sua felpa viola con sopra stampato il logo di una squadra di football locale. Amélie iniziò a ridacchiare mentre Zac ci guardò con un' espressione confusa.

- Cosa mi sono perso?- chiese un po' offeso, sentendosi tagliato fuori dalla conversazione.

- Qualche rotella secondo me. Tanto tempo fa.
Rispose Doreena, ricordandomi con un'occhiata di tacere sull'argomento.

Sospirai. - Voi due, invece di litigare, cercate di fare qualcosa di produttivo.

- Tipo? -, chiese. Con qualche rapida mossa, legò i lunghi capelli rossi in una coda alta. Ultimamente li portava raccolti sempre più spesso, e mi ritrovai a pensare che le stavano anche parecchio bene. Le davano un'aria più matura.

- Fatemi i compiti -, proposi un esempio.

- Guarda che sei tu il secchione qui -, osservò. - Anzi, siete.
Si corresse, e fece cenno in direzione di Amélie che sembrava essersi appena risvegliata dal mondo dei sogni. Infatti mormorò un 'cosa' che fece alzare gli occhi a Doreena.

- Io non scherzo mai. - Precisai. - E poi il termine "secchione" non mi si addice, sono più quel che si definisce un intellettuale pigro. Sai, di quelli che sono buoni ma non si applicano.- argomentai.

Doreena alzò gli occhi al cielo. - Come no...

- Lo giuro.

- Va bene, non m'interessa cosa sei, sono qui per fare un annuncio. -, sfoderò un sorriso a trentadue denti e ci fissò, uno ad uno.

- Non dirlo.
La pregò Zac dall'altra parte del tavolo con un'espressione seria, rivolgendole lo sguardo implorante. Tutti e tre ci voltammo nella sua direzione.

- Cosa?-, chiese Doreena confusa.

Dopo qualche altro secondo di silenzio, esclamò: - Sei incinta!

Doreena rimase immobile. - Eh? No! - si difese con un'espressione inorridita.

- Non ti facevo così scaltra, rossa - Rincarai la dose, e Amélie scoppiò a ridere, benché finora avesse cercato di trattenersi dal farlo davanti alla sua amica.

Ci fulminò a turno con un'occhiata di fuoco. - Tu, intellettuale pigro, non azzardarti a chiamarmi rossa. Mi da sui nervi. E, tanto per la cronaca, non sono incinta, sono qui per ricordarvi che oggi è il mio compleanno! - con uno sbuffo si tirò indietro contro lo schienale.

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