Amélie se ne stava in piedi davanti alla porta fissandomi con occhi sgranati, le guance così rosse da rischiare di confondersi con il colore del suo cappotto.
-Ehm.. io...
Iniziò a dire, ma non riuscì a formulare niente di troppo sensato.Io nel frattempo ero ancora piuttosto sorpreso.
- Potresti tipo... mmm, vestirti?
Farfugliò imbarazzata portandosi una mano sugli occhi, ma continuando a sbirciare la mia espressione da dietro le dita.Ma che situazione...
- Certo.
A disagio richiusi la porta e filai in camera. Indossai il primo paio di pantaloni che mi capitò sotto mano e una t-shirt semplice bianca.
Solo dopo essermi infilato le scarpe mi resi conto di averla lasciata fuori.Mi fiondai di nuovo all'ingresso e spalancai la porta, sorpreso di trovarla ancora lì.
-Non ho pensato di farti entrare...
Mi scusai, vergognandomi per essere stato così scortese.Amélie scosse la testa. - Non c'è problema.
- Che ci fai qui?
Chiesi di nuovo, iniziando a sentire caldo. Dovevo ancora scoprire perché in sua presenza diventassi così nervoso.Lei non rispose, ma si limitò ad allungare nella mia direzione un plicodi fogli legati insieme da una graffetta viola a forma di rana.
- Cos'è questa roba?
Le chiesi sgarbatamente. Non riuscivo a farne a meno, in sua compagnia non facevo che comportarmi da stronzo.- Appunti.
Spiegò, stringendosi nelle spalle.Ne sfogliai uno alla volta, osservando con attenzione la sua orrendagrafia.
- Non si capisce niente.
Mi lamentai, ma in realtà lo dissi solo per farla reagire. Mi piaceva quando era arrabbiata.-Pensavo si dicesse grazie...
Mi riprese con una vena di acidità nel tono di voce.
- Ovviamente li rivoglioindietro - puntualizzò.-Che senso ha se non posso tenerli?
Amélie alzò gli occhi al cielo.
- Puoi ricopiarli, se ti servono, ma sono miei.- Posso tenere la rana?
- Se proprio vuoi...
Abbassò lo sguardo e io la fissai mentre di nuovo faceva scrocchiare le nocche. Quanto avrei voluto farla smettere...- Vuoi entrare?
Le chiesi, ma prima che potesse rispondere mi corressi, ricordando improvvisamente quanto l'appartamento fosse in imbarazzante disordine.
-No aspetta, facciamo un giro.Lasciai gli appunti di Amélie sul tavolo accanto all'ingresso e, dopo averpreso le chiavi di casa e una giacca, mi chiusi la porta allespalle.
Le camminavo di fianco senza spiccicare parola, in sottofondo si udiva il rumore dei nostri passi, dei nostri respiri e null'altro. L'umidità mi stava infastidendo più del previsto.- Come sapevi dove abitavo?
Le chiesi per rompere il silenzio, ma anche per curiosità.-Zac - Rispose d'impulso, ma sembrò pentirsene. - Gli ho detto che era importante, ho davvero insistito o non me l'avrebbe mai detto.
-Tranquilla, non c'è problema. - sorrisi al suo tentativo di difenderlo. - Non è certo un segreto.
Amélie parve rilassarsi. Imboccammo una strada secondaria, che di solito erameno frequentata e meno rumorosa. Oggi era deserta. Tra me e mepensai che quello fosse uno scenario perfetto per un omicidio.
- Quindi hai insistito... -, dissi, riprendendo la parte del discorso che aveva maggiormente catturato il mio interesse. - Avevi così tanta voglia di vedermi?

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DARK SOUL
Roman d'amourCameron McLyne è tutto ciò che la Sniper, società segreta che agisce da decenni giustiziando ogni genere di criminali a Manhattan, brama di possedere. Insensibile, silenzioso e spietato. Amélie Howard, ragazza ordinaria ed eccessivamente curio...