VI. Strano.

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Il primo settore non si era ancora degnato di informarmi sugli sviluppi della missione, né di darmi maggiori informazioni sul bersaglio. Era chiaro che non avrei dovuto lanciarmi a capofitto in una situazione simile solo perché in ballo c'era una somma di denaro ingente. Tenermi lontano dalle solite mansioni e farmi tornare a scuola... Se non fossi stato uno dei migliori agenti avrei pensato che si trattasse semplicemente di una maniera per liquidarmi. 

- Cam, ci sei?
Mi richiamò Dorèe mentre fissavo un punto impreciso di fronte a me.

- No.
Risposi sinceramente. Con la mente ero da tutt'altra parte.

Mi alzai dalla sedia reggendo il peso gravoso delle mie angosce quotidiane.
Avevo già capito che finire la quarta ora significava avere contatti con altri esseri umani, e avrei dovuto iniziare a farci l'abitudine. Non avevo fame, una coca cola procacciata al distributore automatico sarebbe stato il mio pranzo. In mensa Doreena aveva iniziato a parlarci di quanto fosse attraente il suo nuovo professore di spagnolo. Zac trangugiava un tramezzino al tonno ed era di poche parole.

- Ne vuoi?
Mi chiese, parlando a bocca piena.

- No, grazie.

- Okay.
Scrollò le spalle, e nel pronunciare quella parola qualche briciola atterrò direttamente sulla salopette di Doreena.

- Che schifo...
Brontolò lei spazzandole via con la mano.

Presi a scrutare con attenzione l'intera sala alla ricerca di... sapevo chi. Era seduta a qualche tavolo di distanza in compagnia di un ragazzo che non avevo mai visto prima, con i capelli castano scuro e addosso un maglioncino ridicolo. 

- Chi è quello? - chiesi a Zac e Doreena. La curiosità ebbe la meglio sulla discrezione.

Seguirono il mio sguardo fino a capire di chi stavo parlando. Amélie indossava una camicia arancione pastello e un paio di jeans chiari. 

- Jason, il fratello di Amélie - mi rispose Doreena - Sono gemelli. Eterozigoti, per questo non si somigliano. Amélie ci tiene a specificarlo.

- Perché?

- Perché lei e Jason sono praticamente agli antipodi. Lui è... un idiota, lei no.

Zac mugugnò qualcosa di incomprensibile. 

- Come, scusa? - gli chiesi. 

- Dice che è un idiota perché due anni fa ha ignorato il suo invito al ballo di fine anno -, disse dopo aver inghiottito l'ultimo boccone. 

 - Zac! - sbraitò Doree, offesa. 

- Ballo scolastico? Tu? - Non riuscii a nascondere lo stupore. 

- Be'? Che c'è di strano? Solo perché ho i tatuaggi e i buchi alle orecchie non posso mettermi in ghingheri per uno stupido ballo? 

- No, no di certo - mi difesi. - Ho solo pensato che non fosse il tuo genere. Insomma, hai capito. Ma in fondo anche tu sei una conformista. 

- Non provare a darmi della conformista McLyne, o mi deprimo. 

Alzai le mani in cenno di resa, sorridendo. Provai ad immaginarla con un vestito elegante e un paio di tacchi, ma non ci riuscii. Cercai nuovamente il tavolo di Amélie, ma se n'era già andata. 

- Che hai la prossima ora? -, sentii la voce di Zac riportarmi all'attenzione. 

Non avevo ancora avuto voglia di imparare l'orario a memoria, perciò dovetti controllare sul foglio che avevo ritirato in segreteria.
- Mmh, diritto.
Annunciai, senza nascondere il mio scarso entusiasmo. 

DARK SOULDove le storie prendono vita. Scoprilo ora