Capitolo 32 - Il piano del nemico

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Aster si risvegliò in una stanza buia, ma si riuscivano ancora le forme degli oggetti. Non ricordava come ci fosse arrivato m non appena scorse nell'ombra i suoi amici privi di sensi e con i polsi incatenati, come anche lui, le immagini di poco prima gli riempirono la mente. Ricordava la nebbia nera che li aveva avvolti e separati da tutti gli altri come ricordava le urla di dolore che lanciarono nel momento in cui, lentamente, avevano cominciato a dissolversi. L'ultima cosa che sentì prima di perdere i sensi per il dolore fu la voce di sua madre che urlava il suo nome. Lentamente e con la testa che gli doleva, cercò di avvicinarsi a Pervinca, poco lontana da lui, e iniziò a scuoterla.

«Pe-pervinca. Svegliati, ti prego» le disse con la speranza di vederla aprire gli occhi. Dopo un paio di scossoni, la ragazza guardò l'amico con uno sguardo confuso mentre lui, invece, le rivolse un'occhiata sollevata. Essendo incatenati con catene molto lunghe, i due riuscirono ad avvicinarsi gli altri due amici ancora svenuti e a svegliarli.

«Dove siamo?» chiese Scarlet reggendosi a malapena in piedi a causa dei forti capogiri. Nessuno ebbe il tempo di rispondere poiché, d'un tratto, le torce presenti nella stanza s'illuminarono e le catene si ritirano trascinandoli bloccandoli contro le pareti.

«Ben svegliati» sentirono dire da una voce fredda mentre un uomo entrava nella stanza.

Quell'uomo era alto più o meno quanto Christopher ma decisamente meno grosso, aveva folti capelli neri, la pelle diafana e gli occhi azzurri della stessa tonalità del ghiaccio. Era completamente vestito di nero e portava anche un mantello del medesimo colore, tipico dei magici. Ora che la stanza era illuminata i ragazzi poterono notare che i loro abiti erano cambiati. Adesso Derek e Aster indossavano entrambi dei completi con la parte superiore simile alle armature, però, sbracciate, i pantaloni erano semplici neri ed elasticizzati, ai piedi avevano degli anfibi neri comodi ed eleganti e in vita avevano allacciate le fondine delle loro spade, senza le spade.

Scarlet e Pervinca, invece, indossavano due abiti lunghi: avevano il corpetto nello stesso stile delle armature dei ragazzi e la gonna nera con tanto di strascico, ai piedi portavano delle eleganti scarpe col tacco nere decorate con pietre brillanti, anche loro avevano in vita le cinte delle loro spade. Le armature di tutti e quattro i ragazzi erano decorate con incisioni e pietre preziose.

«Chi sei tu? Perché ci hai portato qui?» chiese Aster incazzato nero.

«Ottima domanda, Aster, io sono James Nox, primo guardiano del buio» rispose tranquillo l'uomo.

«Perché siamo qui? Che cosa vuoi?» chiese Pervinca fissandolo con odio.

«Pervinca, Tesoro, mi fa molto piacere rivederti, noto con piacere che sei diventata una bellissima ragazza» disse James guardando con curiosità Pervinca.

«Non me ne frega un cazzo di cosa ti fa piacere. Perché ci hai portato qui?» chiese ancora la ragazza.

«E vedo che sei diventata ancora più impertinente. Ma se proprio lo volete sapere: siete qui perché mi servite» rispose il mago scrutandoli uno a uno.

«A che cosa ti serviamo?» chiese Derek. «Vendetta» rispose semplicemente James Nox.

«Se non ti è di troppo disturbo a me fa piacere non essere incatenata a una parete mentre parlo con qualcuno» disse inviperita Scarlet.

«Oh, che maleducato - disse James mettendosi una mano sul viso con fare teatrale - così va meglio?» chiese poi dopo aver liberato i ragazzi con un incantesimo.

«Notevolmente» rispose Derek massaggiandosi i polsi.

«Allora hai intenzione di rispondere oppure aspetti che impariamo a leggerti nel pensiero» chiese Aster, se possibile, ancora più arrabbiato.

Non ci si può nascondere dal proprio destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora