Capitolo 33 - Trattamento

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Trascorse poco più di una settima dall'attacco e, mentre per i cittadini il tempo passava fin troppo velocemente, per i quattro magici del buio il tempo pareva essersi fermato.

Nessuno aveva idea di quanto tempo fosse passato.

Per loro i minuti sembravano ore e il non poter vedere la luce o l'oscurità fuori da quelle quattro mura, li confondeva.

Ogni tot di tempo entrava un soldato che portava loro da mangiare e regolarmente erano prima incatenati alle pareti, in modo da evitare un'eventuale fuga.

Stranamente quel giorno non si era ancora fatto vivo nessuno perciò, nonostante la stanchezza e la destabilizzazione, i loro sensi erano all'erta.

A un tratto sentirono la serratura della porta scattare e furono molto sorpresi di veder entrare niente di meno che James accompagnato da alcune guardie incappucciate.

«Bene bene bene... vedo che avete ancora l'energia sufficiente da reggervi in piedi da soli» esordì con un ghigno sadico stampato in faccia, dopodiché fece un cenno a una delle guardie che si avvicinò e gli bisbigliò un ordine. In seguito quella guardia, che sicuramente doveva essere uno dei primi ufficiali, indicò agli altri Aster e Pervinca che furono subito circondati. Ma non appena provarono a prenderli, i quattro non stettero di certo fermi a guardare, bensì si difesero con tutte le loro forze per sovrastare, con pochi risultati, la forza dei soldati. Ben presto la debolezza causata dagli stenti della prigionia si fece sentire e furono costretti ad arrendersi. A quel punto due soldati, approfittando di un momento di distrazione di Vì e Ast, li colpirono alla testa facendo loro perdere i sensi, per poi trascinarli fuori dalla cella.

«NOOO! DOVE LI STATE PORTANDO?» urlò Derek con tutte le sue forze.

«PERVINCA! ASTER!» gridò invece Scarlet con le lacrime agli occhi.

«Non preoccupatevi, tra poco li raggiungerete anche voi» rispose loro James.

«Perché ci state facendo questo?.... PERCHÉ? » chiese Scarlet cercando di non perdere il controllo ma senza riuscire a controllare le lacrime che ora le solcavano incontrollate il viso.

Quando ripresero conoscenza, i due magici del buio avevano ai polsi dei cerchi di metallo incantato che bloccava i loro poteri e che li teneva appesi a una trave del soffitto impedendogli di toccare il suolo per circa trenta centimetri abbondanti. I polsi sanguinavano e le braccia gli dolevano, segno che dovevano essere rimasti privi di sensi per almeno un'ora. Anche questa stanza, come la precedente era priva di finestre ma c'era un forte odore di muffa e umidità.

«Finalmente le vostre maestà si sono svegliate» disse una voce maschile alle loro spalle.

«Il nostro padrone ci ha detto che un avete nessuna intenzione di aiutarlo nel portare a termine la sua vendetta...» disse ancora entrando nel campo visivo dei due ragazzi.

Era un uomo di mezza età con i capelli neri come anche gli occhi e portava i bassi non molto folti.

«Ma sono certo che noi due – iniziò ponendosi di fronte a Pervinca – potremo sicuramente trovare un accordo» continuò accarezzandole delicatamente i capelli con la mano destra e spostandole alcune ciocche dietro l'orecchio. Per tutta risposta, Pervinca gli sputò in faccia.

«Scordatelo» rispose scandendo bene ogni lettera e lasciandogli uno sguardo di fuoco.

«Mi avevano avvisato che ragazzine avete un bel caratterino, - iniziò pulendosi la guancia - ma non vi facevo anche così stupide» dopodiché le tirò un sonoro ceffone che le fece solare un po' di sangue dal naso.

«Ma adesso ci divertiamo» finì prendendo da un tavolo lì vicino una frusta di pelle nera e facendola schioccare.

D'altra parte Derek e Scarlet erano nella stessa situazione dei loro amici: dopo aver rifiutato la proposta di collaborare erano stati sottoposti a torture di ogni genere, dalle frustate ai marchi col fuoco sulla pelle. Diverse volte sono stati sul punto di arrendersi ma hanno sempre stretto i denti e continuato a sopportare in silenzio le punizioni che gli infiggevano.

Erano ancora appesi al soffitto, questa volta erano tutti insieme.

Erano ancora sanguinanti e privi di sensi.

Per ore avevano subito le peggiori torture fisiche e psicologiche, con un unico pensiero che alleggiava nelle loro menti, un'unica preghiera: non cedere.

Adesso numerose abrasioni e profondi tagli deturpavano i loro corpi. Nessuno di loro aveva ceduto.

Intanto nella stanza in cima alla Torre, James osservava con rabbia misto a stupore le immagini trasmesse dallo specchio.

«Non è possibile che non abbiamo ceduto! Nessun mago, guerriero o persino demone può sopportare tanto dolore» domandò a se stesso, scaraventando al suolo il calice dorato che aveva in mano.

«Cosa vi impedisce di arrendervi all'oscurità?» chiese, questa volta in un sussurro, stringendo con forza la cornice liscia dello specchio.

Lentamente e facendo appello a tutte le sue forze, Derek aprì gli occhi.

La vista era appannata e sfocata e, nonostante provasse a farla tornare normale battendo più volte le palpebre, non riusciva a distinguere il pavimento su cui era sdraiato dall'oscurità che lo circondava.

Quando realizzò di non essere più appeso al soffitto e incatenato, provò a mettersi in piedi. Purtroppo sia la velocità con cui compì il gesto sia un forte un forte dolore alla spalla destra, sicuramente rotta, lo costrinsero ad abbandonare il suo intento.

Dopo diversi minuti riuscì a distinguere le sagome dei suoi amici, anche loro nelle sue stesse condizioni. Si accorse solo dopo della tenue luce bianca che illuminava la stanza proveniente da una grande finestra incorniciata da tende nere.

Facendo appello a tutte le sue forze, riuscì a mettersi in piedi e, anche se con passo insicuro, si avvicinò cautamente alla finestra, dopodiché chiuse gli occhi e godette, dopo tanto tempo, dell'aria fresca della notte che come una carezza leggera sfiorava la sua pelle martoriata.


Non ci si può nascondere dal proprio destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora