capitolo 35

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JULIE’S POV

-Amore, cosa ti spaventa così tanto?-

-Di perderti-

-Ma tu non mi perderai mai-

-E se invece accadesse?-

-Non succederà ,fidati-

Gli occhi angelici di Niall mi guardavano mentre le sue labbra pressavano sulle mie. Lo strinsi forte a me. Eravamo distesi uno a fianco a l’altra su un soffice prato verde e intorno a noi c’erano tantissimi tulipani e margherite. Sembrava una sottospecie di paradiso terrestre. Un paradiso in cui volevo vivere.

-Ti amo angelo-

-Anche io Julie-

-Sveglia Julie! Siamo arrivati-

Aprì gli occhi. Il viaggio in aereo fu massacrante e soprattutto silenzioso. Nessuno dei due osò  parlare.  Ero tutta dolorante e mi tormentava il senso di nausea. Odiavo gli aerei.

Annuì lentamente mentre mi stropicciavo gli occhi. Presi il telefono e lo accesi. Erano le 19. Iniziai a cercare nella rubrica il numero di Niall. Volevo tanto sentirlo… ma Alex mi prese il cellulare.

-Ehi! Ridammelo!-

-Cosa vorresti fare con questo  aggeggio?- Alex mi fulminò con lo sguardo.

-Vorrei chiamare il mio ragazzo…. Sai com’è, io lo amo-

-Oh no.. non se ne parla proprio!-

-Un patto e un patto! Sono venuta con te e mi hai concesso di chiamarlo ogni tanto.. quindi non rompere-

Sbuffò. Gli  presi il telefono per poi rimetterlo  in tasca dopo aver mandato un messaggio a Niall. Sentì alcune imprecazioni  e maledizioni, ma l’unica cosa che feci era sorridergli per provocarlo. Mi alzai e seguì Alex fuori dall’aereo. Presi le mie valigie e lui chiamò un Taxi.

-Dove siamo di preciso?-

-Roma… che c’è, non ti fidi Julie?

-Si, mi fido-

-Bene-

Diede un fogliettino al taxista e dopo 2 orette arrivammo in un Hotel. Prese due camere separate, salimmo, ci sistemammo per poi riscendere. Iniziò a massaggiarsi le tempie per poi incrociare il mio sguardo assonnato. Sapeva che lo detestavo, eppure in fondo in fondo speravo che non fosse così maledettamente acido e brutale. Lo speravo con tutto il cuore. Ma dopo aver quasi ucciso il mio ragazzo e aver picchiato Mollie, l’unico modo in cui riuscivo a  guardarlo era con disprezzo, rimpianto. Si avvicinò a me, ma io indietreggia.

-Stai lontano da me!-

-Ok…ok.- Alzò le braccia come se si dichiarasse innocente. – senti, so che mi odi per quello che ho fatto…-

-E’ logico… ti dovrei amare?- dissi mentre incrociava le braccia sul petto.

-Possiamo trovare una tregua? Almeno per questi giorni… voglio aiutarti Julie-

Lo guardai, lo analizzai. Sembrava “sincero”.

-Va bene… - Mi avvicinai a lui. Le sue iridi nocciola magnetiche incontrarono il mio sguardo. Mi venne la pelle d’oca appena mi abbracciò. E’ strano dirlo, ma mi era mancato. Dopotutto era stato mio padre per ben 7 anni. Mi aveva voluto bene ed io anche, eppure non mi riuscivo a fidare di lui. Era come uno sconosciuto.  Mi staccai dall’abbraccio appena avvertì che mi sarei messa a piangere. Deglutì per poi parlare.

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