JULIE’S POV.
Correvo, correvo più veloce che potevo anche se la mia vista era ormai completamente offuscata dalle lacrime. Perché Niall, perché? Le immagini di lui steso a terra mi fecero rabbrividire e la nausea prese il sopravvento. L’unica cosa che volevo era finirla.
Sentivo l’oscurità divorarmi e la presenza malvagia di mio padre rincorrermi dietro.
Non doveva succedere questo. Perché non ho protetto Niall? PERCHE’ NON L’HO FATTO? Doveva stare lì, con lui per soccorrerlo. Invece sono scappata.
PORCA PUTTANA.
Ero arrabbiata con me stessa, ero delusa dal mio comportamento. Lapidi e ancora lapidi circondavano il mio tragitto mentre agile li schivavo quasi tutti. L’adrenalina scorreva nelle mie vene. La voglia di sopravvivere era più forte di quanto immaginassi. Mi sentivo una gazzella che correva nella arida Savana, il territorio di un predatore felino che voleva sterminarmi e farmi a pezzi.
“Scappa Julie…” queste sono state le sue ultime parole, le ultime parole supplichevoli del mio amore.
Una fitta allucinante al cuore mi fece inciampare su una lapide, perdendo così l’equilibrio. Mi ritrovai con la faccia per terra e il dolore allucinante delle sbucciature ai ginocchi e alle mani erano insopportabili. Mi issai su a fatica.
Il sangue pulsava violento e insopportabile e pian piano si impadroniva di me. Volevo morire.
Poi una risata oscura e maligna provenne dietro di me. Mi girai lentamente verso quell’uomo, quell’uomo che io dovevo chiamare padre. Avevo gli occhi sgranati e il fiato corto. Quella determinazione che avevo prima era scivolata via come un bicchier d’acqua. Il leone mi aveva trovata. Sembrava completamente “pulito”. Eppure Niall l’aveva picchiato… solo alcuni graffi superflui si intravedevano nel suo volto.
Teneva ancora in mano quel maledetto coltellino che era sporco di un liquido rosso… sangue. Mi misi le mani alla bocca appena capì. Niall. Le lacrime cominciarono a riaffiorare sul mio volto e non avevano modo di fermarsi. Mi sentivo distrutta, debole.
Non riuscivo a pensare.. anzi non volevo pensare a quella fottutissima parola.
Lui era… era morto.
Il nostro amore, i nostri baci, le nostre carezze, i nostri sorrisi, le nostre continue lotte per andare avanti, le nostre discussioni, le nostre “scuse”, le nostre notti… tutto era finito. I miei occhi si scurirono e il mio corpo si tese. Ero in posizione di attacco.
-Bene, bene...Julie… adesso siamo solo noi tre... io, tu.. il tuo ragazzo… ah, no! Lui è morto.- Rise crudelmente.
Ringhiai per poi avanzare veloce verso di lui. Prima che potesse tirarmi uno schiaffo, gli tirai un calcio nei genitali con tutta la forza che avevo in corpo. Mi sentivo ribollire dalla rabbia, la tristezza si era trasformata in furia. Mi sentivo esplodere, come una bomba di orologeria. Ma quel colpo non gli fece quasi niente. Mi prese per i capelli mentre mi sfondò lo stomaco con un suo forte pugno. Poi iniziò a tirarmi schiaffi. Alcuni li sfiorai altri no. Non riuscivo a muovermi perché la sua stretta era troppo forte. Il dolore era allucinante, stavo per perdere i sensi, ma non gli diedi vinta. Gli morsi il braccio e finalmente riuscì a liberarmi dalla sua presa. Poi gli sferrai un altro calcio nell’addome.
Questa volta si accasciò a terra, gemendo dal dolore, così mi misi sopra di lui ed iniziai a tirargli pugni in tutto il busto e soprattutto nel viso.
Quei tagli adesso si stavano aprendo e degli enormi lividi si stavano formando nelle sue guance. Il coltello cadde dalle sue mani e nonostante sentivo il suo respiro corto, continuavo senza pietà nella mia lotta. Non riuscivo a smettere. QUEL FOTTUTO BASTARDO DOVEVA PAGARE I MIEI INFELICI 17 ANNI DI VITA.

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The Hell.
FanfictionJulie Set è una ragazza sedicenne come tutte le altre. Si è da poco trasferita a Mullingar con sua madre Mollie per lasciare il suo terribile passato alle spalle: la madre è stata violentata da Alex, il padre biologico di Julie. Presto la madre si r...