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Yeah, we knew from the beginning

That this wasn't never ending

Shouldn't stay too long

Cause we're both too young

To give into forever

Troye Sivan, Lost Boy

Una cosa che Ashton odiava del suo lavoro, a parte il suo capo che lo fissava con uno sguardo che non gli piaceva, era l'uniforme. Aveva sempre odiato qualsiasi uniforme, quella scolastica, o anche il semplice berretto da indossare durante le gite scolastiche. Quello che odiava, più che l'uniforme in sè, era proprio il fatto che qualcuno gli imponesse un certo modo di vestire.

Si sentiva privato della sua libertá. Può sembrare stupido, ma lui si sentiva così.

Non gli piaceva essere costretto ad uniformarsi al resto, e non perché fosse una persona mirata a voler stare al centro dell'attenzione. Semplicemente gli piaceva preservare la sua personalità, anche in piccolezze come ciò che si indossa.

Si potrebbe definire uno spirito libero, o almeno così si diceva nella sua testa per suonare più poetico. Diceva la stessa cosa anche a sua madre quando da piccolo voleva girare sempre nudo per casa.

Il fatto, però, era che non poteva essere uno spirito libero mentre lavorava poichè il suo capo, una donna sui cinquant'anni, che come giá detto lo fissava sempre come un bambino fissa della cioccolata, gli imponeva di indossare una maglia bianca con dei jeans blu.

Lui odiava i jeans blu. Indossarli era simile ad una tortura, ma in fin dei conti non avrebbe mai rinunciato al suo lavoro per un motivo così stupido. E non solo perchè aveva bisogno di soldi per vivere e per l'accademia d'arte, alle cui spese contribuiva in ogni caso sua madre; ma anche perché pensava a tutte quelle persone che non riuscivano a trovare un lavoro e finivano per perdere, ad esempio, la propria casa. Si sarebbe sentito un ingrato.

Ashton si sfilò di dosso la maglia bianca, propria della sua uniforme appunto, e la mise nel cesto della biancheria da lavare. Sorrise ricordando come, fino a qualche settimana prima, aveva bisogno di chiamare Calum ogni volta che faceva il bucato perché non sapeva usare la sua lavatrice. Una volta, una sua maglia rossa uscì dalla lavatrice rosa e dimezzata nelle dimensioni di due terzi.

Il sorriso gli cadde dal viso, pensando che non avrebbe potuto più chiamare Calum se avesse avuto di nuovo problemi con la lavatrice, né sarebbe potuto più andare a trovarlo nel suo appartamento, né infastidirlo e metterlo in imbarazzo davanti a Luke. Gli mancava già Calum, ed erano passate soltanto poche ore da quando l'aveva salutato all'aeroporto. È difficile perdere qualcuno a cui tieni, dopo averlo appena ritrovato.

Forse poteva chiamare il suo migliore amico verso sera, pensò, giusto per controllare che il volo stesse procedendo regolarmente.

Il campanello lo destabilizzò dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà. Entrò nella sua camera e cercò velocemente una maglia pulita, e una volta trovata se la infilò mentre camminava verso la porta.

Ad essere sinceri, l'ultima persona che Ashton quella sera si aspettava di vedere alla sua porta era Luke. Un Luke con lo sguardo basso e un'espressione dispiaciuta dipinta sul viso, e con le mani infilate nelle tasche dei suoi jeans.

"Luk--"

"Ciao, scusa se disturbo, ma Calum è qui? Ho provato a casa sua e anche al negozio di strumenti. E al parco. Ho provato un po' dappertutto. Eccetto al telefono. In realtà, non posso chiamarlo. Ummh... non ho più un telefono. L'ho rotto...accidentalmente." Luke aveva d'improvviso alzato lo sguardo verso Ashton, e quest'ultimo alzò un sopracciglio, insospettito sull'ultima cosa detta da Luke.

Burn with you || cake. [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora