Capitolo 28

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Mi svegliai lentamente e mi accorsi che si era fatta l'ora di pranzo. Scesi dal letto e mi infilai le pantofole,per poi dirigermi in sala da pranzo per cominciare a cucinare. Justin era seduto sul divano a guardare la televisione,alternata a qualche occhiata al cellulare. Decisi di cucinare delle tagliatelle con panna e prosciutto,quel piatto lo adoravo. Poi,misi nel forno dei filetti di platessa e delle patatine. Justin mi faceva sempre i complimenti,quando finiva di mangiare. Non si aspettava che una appena uscita dall'orfanotrofio sapesse cucinare così bene. Mentre cucinavo,mi vennero in mente tutti i ricordi e i momenti vissuti in quell'edificio. Non erano molto belli. Il cibo era scadente e mi sa che era per quel motivo che decisero di progettare dei corsi di cucina,per noi bambini. Ero la più grande tra gli orfani,ma nonostante questo,mi prendevano sempre in giro e mi picchiavano. Ho passato 12 anni di merda. Ogni notte piangevo per la mia mamma e lo faccio tuttora. Mi risveglio sempre con gli occhi gonfi e rossi. Non so per quale motivo ce l'avevano con me,non avevo fatto niente di male...Avevo lividi dappertutto e ho varie cicatrici sulle braccia,per via dei graffi che mi davano. Si vedono appena,basta che metta un po' di fondotinta e si coprono. Mi dicevano che ero una sfigata e un peso per tutti loro. Gli unici che mi volevano bene erano la direttrice e Ashley,che non c'era quasi mai perché stava sempre in ufficio,a firmare varie scartoffie e a scrivere al computer. La mattina c'erano le lezioni scolastiche: italiano,matematica,storia,geografia,scienze,inglese,francese,musica e ginnastica. Ero molto brava in tutte le materie,tranne in ginnastica. Venivo sempre esclusa dal gruppo e non mi passavano mai la palla,se si doveva giocare a pallavolo. Passavano due ore di lezione e si andava nei rispettivi spogliatoi. Le ragazzine di 12-13 anni che erano lì erano delle vere e proprie zoccole. Si facevano vedere dai maschi e mi guardavano male oppure non mi rispondevano,se parlavo o domandavo qualcosa loro. Quando sono stata adottata,al momento dei saluti,mi guardavano appena e abbassavano lo sguardo. Erano frustrate: non si aspettavano che andassi via da quel posto. Ben le sta...morite lì dentro,brutte capre. Mescolai la panna con il prosciutto nella pentola della pasta e dopo impiattai. Tirai fuori dal forno le patatine e la platessa. Misi quest'ultimi dentro al microonde e raggiunsi Toulouse,mettendogli il guinzaglio e il cappotto. Sentì una presenza dietro di me e mi girai. Mi ritrovai a pochi centimetri dal viso Justin con il suo giubbino di pelle nera e gli occhiali alzati,tra i capelli.

《 Ti accompagno io 》Mi disse con voce leggermente roca e io,ancora assonnata,annuì lentamente. Mi prese per mano e uscimmo di casa. Andammo nel parco più vicino e camminavamo vicini,aspettando che Toulouse facesse i suoi bisogni. Si creò un silenzio imbarazzante fra noi due e decisi di attaccare discorso.

《 Tu vorresti dei bambini con me? 》Gli dissi,leggermente preouccpata per la sua futura reazione. Non avevo mai domandato nulla del genere a Justin,perciò non sapevo come potesse reagire. Lui si girò lentamente verso di me e mi guardò negli occhi,con la bocca semiaperta.

《 Cosa?! Io,bambini? Assolutamente no!! 》Disse,alzando la voce. Alcune persone si girarono verso di noi e ci guardavano con sguardo interrogativo. Alcuni erano genitori,lo capivo perché portavano dei passeggini e c'era una mamma che allattava al seno il suo bambino. So che ero troppo giovane per pensare a queste cose ma io volevo un mio bambino. Volevo una piccola creatura da coccolare e da cullare. Vorrei che Justin,durante la gravidanza,accarezzasse la mia pancia e si comportasse in modo dolce con me. Non so per quale motivo sentì gli occhi pizzicarmi e rivolsi lo sguardo alla mamma che stava allattando il suo bambino. Lei mi guardò comprensiva e mi fece cenno di avvicinarmi. Lasciai Toulouse a Justin che mi guardava confuso e mi sedetti nella panchina,vicino alla giovane donna. Mi asciugai le poche lacrime che avevano cominciato a scorrere sulle mie guance e tirai su con il naso. La signora sorrise e mi strinse la mano. Ricambiai con un sorriso timido e cominciai a guardare il bambino che stava allattando. Aveva una tutina azzurra e gli occhi socchiusi,era intento a prendere il latte dalla sua mamma. Quel bambino era veramente fortunato ad avere una madre come lei...

Jariana ~ I CAN'T LIVE WITHOUT YOU {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora