14. Ti voglio bene

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<< sai che sono venuta con il taxi? >> dico entrando in auto.

<< cosa vorresti dire con questo? >> chiede mordendosi le labbra.

<< niente. Volevo accennare alla tua paura nel chiamare il taxi >> ammetto divertita.

<< dimmi la verità, hai visto tutte le mie interviste per usarle contro di me eh? >> ride, ma il suo sguardo è assente e direi malinconico.

<< no. Le ho viste perché sono una tua fan, perché sei troppo divertente e poi sono una giornalista. Devo tenermi informata >> e perché amo quello che fai aggiungo nella mia testa. Sorride senza ribattere e continua a guidare concentrato. Sento che sta pensando a qualcosa ed il silenzio è insopportabile.

<< posso accendere? >> chiedo riferendomi alla radio.

<< certo, non devi neanche chiedere >> dice dolcemente e inizio a trafficare tra le stazioni radio fin quando non trovo i modà. Vittima. Questa canzone mi fa sorridere, kekko è così romantico e crudo allo stesso tempo. Ricevo un'occhiata divertita da Marco che mi guarda cantarla a più non posso.

<< allora come ti sembra? >> chiede accennando al ristorante. Muovo la testa cercando delle parole, ma è un ristornate strano. Sembra un miscuglio tra un bar americano e una trattoria. Ha dei divanetti da un lato e dei normali tavoli al centro. C'è anche un bancone adibito a bar quindi l'unica cosa che riesco a pensare è a chi ha creato tutto questo.

<< spero si mangi bene perché sembra che il proprietario abbia una crisi di identità >> mormoro al suo orecchio guardando un ragazzo che ci raggiunge.

<< Marco. Come stai? >> chiede dandoli un abbraccio veloce.

<< bene. Tu hai novità? >> chiede Marco camminando affianco a lui. Io rimango dietro senza immischiarmi nella loro conversazione dato che a quanto pare si conosco da tempo.

<< ancora niente. Ma esco con Claudia >> dice entusiasta e guardo la mano di Marco che batte la spalla del ragazzo, che non ho capito come si chiama.

<< lei è Sonia comunque >> mi presenta e io li stringo la mano scoprendo che anche lui si chiama Marco. Non posso fare a meno di paragonarli, ma il mio Marco rimane l'unico vero Marco.

<< vi porto il menù >> dice andando via.

<< prego >> mi fa segno di sedermi e così lo faccio, certa che non lo farà mai prima lui. È così educato e dolce.

Siamo su dei divanetti all'angolo del ristorante e scopro che siamo quasi nascosti dagli altri.

<< è comodissimo >> mi muovo sui cuscini e lui ride per la stupidità della cosa. Arrossisco, ma non mi importa se mi trova divertente, mi piace vederlo ridere.

<< ecco a voi >> dice Marco, il cameriere e scompare lasciandoci i menù in mano.

<< che dovrei prendere secondo te? >> chiedo il suo consiglio.

<< le tagliatelle ai funghi, fidati >> dice sicuro e io chiudo il menù lasciando il pranzo nelle sue mani .

<< mi fido >> dico pensando a quanto sia facile fidarsi di lui. Anche quando lo conoscevo solo come cantante avrei detto che mi fido.

<< mi prendo la responsabilità >> dice mettendo giù il menù. Quando il cameriere prende gli ordini Marco aggiunge anche un'insalata e del vino.

Se sei come sei (Marco Mengoni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora