6. Il mio ospite

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Quando arrivo a casa la mia amica sta parlando fervidamente al telefono. Scommetto che si tratta di Ivan, infatti la voce suona come se fosse davvero qui. Ha messo il vivavoce.

<< oh tesoro quanto mi manchi, quanto vorrei che tu fossi qui, lo so anche tu mi manchi tantissimo cuci cuci >> li sfotto. Ivan ride mentre Lori mi mostra il dito medio.

<< l'invidia é una brutta bestia >> dice Ivan.

<< si si. Come stai? >> li chiedo. Non ci crederete, ma noi due siamo usciti insieme quando avevamo circa quindici anni, poi ha incontrato Lori e io sono diventata la sua aiutante per conquistarla. Ci ho messo un mese a convincerla che a me non piaceva e due mesi dopo erano inseparabili.

<< bene. Te come va il lavoro? >> chiede a sua volta. Continuiamo a parlare per un altro po' finché lei non deve andare al lavoro. So che mi ha fregato, perché avrei dovuto chiederle dell'ospite, ma ho anche domani per farmi dire qualcosa.

<< mamma, come stai, come sta papà? >> non sento da una settimana i miei genitori. Sono una pessima figlia.

<< tutto bene tesoro. Come sta la mia bambina? >> questo è mio padre che le prende il telefono. Mi chiedono del lavoro, di come sia il mio capo e se torno a casa un giorno. Sempre la stessa conversazione in pratica.

<< non ti annoi a casa da sola? Non hai incontrato un ragazzo? >> chiede mia madre.

<< in realtà ho un appuntamento questo sabato >> rispondo tranquilla. No, non mi scordo di Kevin.

<< che bello tesoro. Poi c'è lo fai conoscere >> la sua contentezza é maggiore della mia, non riesco a dirle che probabilmente non nascerà niente. E poi vediamo come proseguirà la serata.

<< ok >> qualche minuto di silenzio e ci salutiamo. Vado a farmi una doccia.

Decido di andare a fare shopping, che in realtà odio, ma si trasforma in una scusa per vedere la città.

Alla fine non è male stare a Milano, voglio dire, c'è un casino enorme e la città da se é molto grande da perdersi, ma ci sono molte cose da vedere.

Chiudo casa e mi incammino a piedi. Non mi piace andare in macchina anche perché c'è sempre traffico e poi riesci a goderti di più le cose senza il pensiero di dover guidare.

Mi piace anche stare sola, non voglio che ci sia un qualcuno che mi dica dove andare, cosa vedere. É più bello scoprire il mondo da soli, senza una guida che ti spieghi tutto.

Alla fine ho comprato un vestito rosso scarlatto, con le maniche a tre quarti e la gonna ampia. Una fantasia a fiori di un rosso bordeaux, che parte dal collo, si estende sul seno e il fianco sinistro. Non so dove lo indosserò, ma era così bello che l'ho preso senza esitazioni.

Quando uscirò con Kevin metto dei pantaloni e una maglia, non mi piace morire di freddo.

A volte mi spavento quando Lori torna di notte, ho il sonno molto leggero, sento ogni minimo rumore. Infatti anche oggi sento quando apro la porta, la chiude, va in bagno e poi riesce per tornare nella sua stanza. Finché non sento l'assoluto silenzio non mi addormento più, ma ho camminato tanto e fortunatamente cado nel sonno.

Oggi è una giornata storta, da quando ho messo piede sul pavimento a quando sono arrivata in ufficio. L'articolo sta venendo piuttosto bene quindi da un lato mi sento meglio, ma il mal di testa dovuto a problemi femminili, non accenna a darmi tregua. Io chiamo Lori e non risponde.

Le mando messaggi per sapere qualcosa, ma non ha risposto neanche al bigliettino che le ho lasciato sulla macchinetta del caffè. Se non avessi un lavoro, la seguirei da per tutto e a forza di insistere mi direbbe qualcosa.

Oggi per pranzo vado al suo ristorante e le parlerò, sicura che mi risponda perché è sempre concentrata mentre cucina e la farò uscire pazza se non mi accontenta. Ci tiene molto al suo lavoro.

Il posto è abbastanza lontano quindi prendo la macchina e anche se c'è traffico non riesco proprio a tenermi in piedi per una scarpinata.

Ordino una bella pasta al forno e chiedo al cameriere se posso vedere Lori. Mi guarda non sapendo che dire, ma mi alzo in piedi.

<< Lo', c'è una ragazza che vuole vederti >> dice il ragazzo e io sento già l'imprecazione che mi manda al diavolo.

<< senti, ho promesso che non ti dirò chi è >> parla prima che le domandi qualcosa. Sapevo che sarebbe ceduta subito.

<< questo vuol dire che lo conosco? >> chiedo data la sua affermazione.

<< si, più o meno. Non so a che ora debba venire, ma sicuramente io me ne sarò andata. E potevi evitare di disturbarmi qui >>

<< questo vuol dire che starà a casa nostra? Pensavo dovessimo uscire o qualcosa del genere..>> non mi piace avere estranei in casa mia.

<< mi ringrazierai. Anzi, mi dovrai un favore enorme >> dice sicura.

<< come no. Se trovi la casa in soqquadro è colpa tua, e adesso cucina che ho fame. Buon lavoro chef >> saluto Tony, che mi sorride con il coltello in mano. So che sembra una brutta impressione, ma sembra tanto chef Tony che fa la pubblicità dei coltelli. Di fatto, si chiama Davide, ma il mio soprannome è perfetto per lui.

Quando torno a casa la trovo che piega i panni. Vorrei dirle tante cose, ma la memoria è occupata da mille clacson. Un incubo.

Decido di mangiare qualcosa di veloce, come le fette biscottate con la marmellata. Mi metto sul divano a guardare la tv, con il tavolino arredato per la merenda.

La mia amica se ne va dandomi un bacio sulla fronte e gridando di non divertirmi molto. Da una parte sono fortunata che l'ufficio chiuda presto, ma poi torno a casa e mi annoio. Molte delle volte decido di uscire, quando sono in forma, ma altre mi chiudo in casa ad oziare. Che comunque è fare qualcosa.

Mi addormento con la tv accesa e solo quando suona il citofono mi alzo. Stavo così comoda.

<< chi è? >> chiedo con la voce impastata. Che ore sono?

<< sono un re matto, cambio spesso regole..>> merda. Riconoscerei questa voce tra mille. Spero di non star sognando. Anche se la casa è un disastro, come me d'altronde, apro il portone e lo faccio salire.

Non mi preoccupo di sistemare, anche perché non riesco a staccarmi dalla porta aspettando il mio Marco.

<< Ciao >> mi saluta come se fossimo amici di vecchi data.

<< ciao >> lo guardo.



Se sei come sei (Marco Mengoni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora