La suoneria del mio telefono mi fa aprire gli occhi, ma quando guardo ai lati per prenderlo non lo trovo. Non che mi dispiaccia, dato che invece vedo Marco accanto a me con un espressione dolcissima e tranquilla. Ha un braccio sopra la testa e l'altro sul letto che mi sfiora. Le labbra socchiuse che emettono piccoli sospiri e, non per citare la canzone, ma quanto avrei voluto il mio telefono per immortalare questo momento. Ad ogni modo sarei anche indecisa se farli una foto perché mi piace che questa immagine sia solo nella mia testa. E poi sembra un bambino. Un bambino con la barba, certo.
Purtroppo i miei sogni ad occhi aperti vengono interrotti proprio da lui che inizia a muoversi. Abbassa il braccio e con un gesto improvviso che non riesco a scansare, mi colpisce sulla guancia girandosi verso di me.
<< ahio >> urlo ridendo mentre lui apre gli occhi di scatto.
<< che..? >> mormora e mi guarda mentre stringo il suo braccio sopra di me.
<< t'ho fatto male? >> chiede tirando il braccio e appoggiandosi al gomito mentre io mi massaggio la guancia
<< no, niente di grave >> dico sorridendoli quando il mio telefono suona di nuovo.
<< scusami tu, ti ho svegliato >> sussurro e mi sposto per alzarmi e prendere il telefono. Non so chi sia che mi disturba di prima mattina, ma corro nel soggiorno dato che certamente sarà in borsa.
Sono le sette e ovviamente è la sveglia che mi ricorda del mio lavoro, quindi l'unica colpevole sono io. Non ho pensato neanche a Lori, che immaginavo mi chiamasse, ma secondo me sarà troppo presa da Ivan per pensare a me, quindi le mando un messaggio per dirle che ho dormito da Marco certa che non mi tormenterà in questo momento.
Sento il rumore dello scarico quindi presumo sia andato in bagno e io che mi sento in colpa per averlo svegliato. Non posso tornare al letto con lui eh?
Torno in camera per vestirmi dato che questa maglia, anche se abbastanza lunga mi lascia le braccia scoperte e poi sono scalza. Mentre apro la porta mi fermo a guardare la stanza, dato che ieri sera ero troppo stanca per farci caso.
Ha i mobili color panna, tende bianche, la testata del letto grigio scuro mentre il piumino di un grigio chiaro. Ha aggiustato le lenzuola e ha anche piegato la mia maglia, perché ovviamente io sono molto ordinata e quando mi cambio per dormire lancio tutto all'aria. C'è una felpa verde militare sul lato dove ho dormito e la finestra aperta fa muovere la tenda invitandomi a guardare oltre di essa. Si vedono i palazzi, ma entra comunque molta luce e la casa è circondata da qualche siepe che la rende nascosta. Mi chiedo se sia stato difficile trovare una casa come questa dove potesse avere la sua privacy e non essere seguito dai fan.
<< Sonia? >> mi sento chiamare alle mie spalle e mi giro trovandomi di fronte Marco con una felpa nera sopra la maglietta di ieri. Ha un aspetto così giovane che mi viene vogl..
<< ehi. Ti fa male per caso? >> chiede accarezzandomi la guancia. Capito? Io penso alle sue labbra e lui pensa se mi ha fatto male. I dilemmi della vita.
<< ma no. Io sono peggio. Pensa che quando ci siamo trasferite la mia stanza era uno studio e io e Lori abbiano dormito nello stesso letto per una settimana, e ti dico che a un certo punto ha pensato di dormire nella vasca >> dico ridendo di me stessa e anche di Lori che metteva dei cuscini per separarci.
<< in effetti mi hai malmenato un po', ma non ho una vasca dove dormire >> ride e va verso il comodino per prendere il suo telefono.
<< vuoi fare colazione con i cereali o vuoi andare in un bar. Cornetto e cappuccino? >> mi chiede appoggiandosi alla porta
<< vada per i cereali. Non sono proprio una da bar il mattino presto >> ammetto sorridendo. Inizio a mettermi le scarpe prima di avere dei ghiaccioli al posto dei piedi, anche se fondamentale sono sempre freddi.
<< e cereali sia, anche perché ho solo quello >> sorride sbattendo le palpebre.
<< offri cereali a tutti i tuoi ospiti? >> chiedo il più seriamente possibile. Lui abbassa le braccia come a voler sembrare sconsolato, ma ride leggermente
<< muovete va, prima che te lascio a digiuno. Ladra di battute >> scherza facendo per andare via, ma si gira di nuovo
<< t'ho lasciato una felpa sul letto, se hai freddo >> dice prima di scomparire dalla mia visuale.
<< non mi lasceresti mai a digiuno >> urlo sapendo di farlo sorridere. Metto la felpa, che ha un profumo ancora più marcato della maglietta e il mio sorriso si allarga.
Mi va grande, ma secondo me è anche meglio così.
Esco fuori trovando in fondo al corridoio il bagno. Non ci vuole molto a capirlo dato che è l'unica porta che non ho ancora varcato.
Il bagno è di un verde acqua splendente, ma faccio quello che devo fare velocemente e lo raggiungo in cucina perché è tardi e devo anche andare a casa a cambiarmi.
<< sembra un kimono non credi? >> chiedo aprendo le braccia di fronte a lui. Ride, con il latte in una mano e la scatola di cereali dall'altra. Sembra così..piccolo, anche se sicuramente sono io che sembro una bambina con la sua maglia. Non posso svegliarmi tutte le mattine così?
<< un kimono eh? >> ride quando metto anche il cappuccio. Faccio un giro su me stessa rendendomi conto di sembrare infantile, ma non importa a patto che lo faccia ridere. Vorrei guardarmi allo specchio per sapere che aspetto ho, come appaio a lui e nelle mie più remote parti del cervello mi chiedo se li piaccio almeno un po' di come lui piace a me. Suona banale lo so, come se fossi una ragazzina cotta del suo compagno di classe, ma non posso non chiedermelo.
<< posso prendere ? >> chiedo riferendomi ai cereali che ha ancora in mano. Mi porge la scatola e io senza ritegno me ne verso un pugno i mano per mangiarli così. Marco mi fissa allibito, direi una reazione normale, ma la cosa che più mi sorprende è che fa lo stesso.
<< da piccolo li mangiavo a cucchiate dalla busta >> dice sorridendo come se avessi scoperto un piccolo segreto.
<< solo da bambino? Secondo me lo fai anche adesso >> ribatto e lui in tutta risposta storce la bocca come a cercare la risposta, ma l'unica cosa che gli riesce è una linguaccia.
Non so cosa ci sia nell'aria, forse è lo spazio ristretto della cucina o è semplicemente lui che mi attira così tanto, ma cavolo se voglio baciarlo.
<< hai il labbro superiore così sottile che quasi non si vede >> parlo veloce, senza preoccuparmi di come possa sembrare la frase fuori dalla mia testa.
<< uhm..dici? >> ride per coprire il nervosismo, non sa cosa replicare dato che la mia osservazione l'ha lasciato perplesso. Certo ora non posso dire 'non è che stavo fissando le tue labbra', complicherei ancora di più le cose.
Lui fa una smorfia con le labbra arricciandole e devo dire che sta peggiorando le cose perché i miei pensieri scorrono più in fretta su luoghi oscuri. Rido in modo evasivo, mentre lui si gira a prendere il latte riscaldato.
Mi siedo mentre mi fa cenno di accomodarmi e iniziamo un ciclo silenzioso. Io prendo il latte e lo verso mentre lui si versa i cereali, ci scambiamo gli oggetti e rimaniamo zitti a fissare la ciotola fumante. Mi sento stupida ad aver fatto quel commento, o almeno ad averlo detto a lui.
<< hai ancora i quaderni dove hai scritto alle superiori? >> mi chiede a un certo punto spezzando il silenzio. Rido non sapendo se volerli mentire o meno. Se vuole saperlo probabilmente mi chiederà anche di leggere qualcosa e non so se sono pronta. Sono scritte che ho fatto ascoltando canzoni fino all'ossessione e non mi ricordo precisamente di cosa parlo, ma so che sono miei pensieri e nessuno li ha mai letti.
Da una parte sarei contenta, ma il mio lato chiuso della scuola uscirebbe fuori, ricordandomi come mi mettevo in disparte a fare le mie cose.
<< forse no >> rispondo continuando a mangiare nervosa per il suo sguardo
<< non me li vuoi far leggere eh? >> alza le sopracciglia, sapendo di aver azzeccato la mia paura, perché Marco legge anche nel pensiero a quanto pare.
<< non lo so. Erano solo stupide frasi, come i scarabocchi che si fanno quando si è annoiati >> rispondo arrossendo e mangio i cereali uno ad uno per tenere la bocca occupata, anche se non li impediranno certo di chiedermi quello che vuole. Direi che ora è il suo turno di fare la giornalista.
<< è per quello che hai detto ieri? Non vuoi che ogni tuo pensiero esca fuori? >> chiede dolcemente e mi chiedo se anche lui non abbia questa paura in fondo. Proprio paura non è perché so che non è possibile, ma si tratta di alcuni pensieri o meglio sentimenti che sono troppo personali.
<< si >> annuisco tenendo gli occhi sulla ciotola.
<< capisco cosa intendi e lo rispetto >> mi sorride e il pensiero di farli leggere qualcosa non mi sembra più così imbarazzante.
<< ma proprio niente mi fai leggere? >> continua dopo un po' insistendo in modo scherzoso. Rido non sapendo cosa risponderli.
<< possiamo fare uno scambio. Io ti faccio sentire una canzone dell'album e tu mi fai leggere qualcosa >> dice contento come se li fosse venuta un'illuminazione.
<< non esiste proprio. Devo sentire l'album chiusa nella mia stanza quando mi arriverà il cd. Ti proibisco altamente di spoilerare le canzoni >> rido leggermente come a voler chiudere il discorso, ma lui fa un broncio dolcissimo e io cerco con il pensiero qualcosa da poterli far leggere che non sia troppo intimo.
<< spoilerare eh? >> sta deridendo la mia parola. Beh, non sono convinta sia una vera parola, ma chi se ne frega.
<< si, quindi silenzio >> dico guardando lui mentre scuote la testa e mastica lentamente.
<< quindi..non c'è nessuna possibilità che io riesca a leggere qualcosa? >> chiede dopo un po'. Devo essere sincera, mi fa piacere sapere che insiste ancora perché vuol dire che vuole conoscere una cosa che a molti sembrava stupida, ma a lui importa. Oh no?
<< ok >> mormoro pensando a un giorno di scuola in cui volevo andare per forza al mare. Credo che fosse a Marzo, faceva un caldo assurdo e sono entrata in classe proponendo di fare sciopero per andare al mare. Ero timida, lo sono anche adesso anche se ho imparato a nasconderlo , ma quel giorno sono stata così menefreghista da dire anche alla professoressa che non sarei mai stata in grado di seguire la lezione.
<< ok cosa? >> chiede con un sopracciglio alzato e le labbra incurvate in un sorriso che la dice lunga.
<< ti farò leggere qualcosa, ma non puoi ridere di me dopo >> lo intimo con il cucchiaio puntato verso di lui.
<< vuoi vendicarti per la patata sul naso? >> chiede spostando lo sguardo tra me e il cucchiaio.
<< potrei farlo, ma non sono vendicativa, soprattutto se quella cosa mi ha fatto ridere per giorni >> dico compiaciuta della mia risposta e sorriso ripensando a quella serata. Al mio stupore di averlo lì e le fette biscottate.
<< vuoi dire che da quando me ne sono andata quella sera non hai smesso di ridere? È preoccupante, devi farti vedere >> dice cercando di fare una faccia sconvolta
<< io? Sei tu che devi farti vedere >> rispondo prendendo qualche cereale dalla busta per mangiarli secchi. Niente da fare, così sono meglio.
<< che ho fatto? >> sorride aprendo le braccia e guardandomi
<< che hai fatto? Voglio dire, metti ansia con quel video non so se te ne sei reso conto >> dico seriamente pensando a tutti i commenti letti su twitter.
<< non è vero >> ride alzandosi e mettendo le tazze nel lavello.
<< si invece. Voglio dire, io ho riso quando l'ho visto la prima volta, ma io rido per tutto. In ogni caso, che ci fa una pistola nella tua giacca? >> ammetto ricordandomi di come mandavo indietro il video per vedere quella scena.
<< sei curiosa eh? >> sorride e fa l'occhiolino prima di alzarsi. Guardalo quant'è soddisfatto.
<< curiosa non basta a descriverlo. Vorrei tanto sapere cosa succederà nel prossimo capitolo >> dico scuotendo la testa.
<< si, beh..>> inizia a parlare con le mani appoggiate al tavolo.
<< no. Non puoi dirmi niente, voglio restare sorpresa quando lo vedrò >> dico alzandomi perché è tardi e devo andare al lavoro.
<< ma vuoi saperlo o no? >> chiede ridendo mentre cerca qualcosa.
<< si, ma quando sarà il momento. Sono molto contradditoria lo so, non spaventarti >> dico pensando a come dirli che devo muovermi. Il problema è che non voglio andarmene, ma non so quanto dista il lavoro da qui.
<< non mi spavento per così poco. Però hai sentito le canzoni in spagnolo in anteprima >> dice con un sorriso compiaciuto che mi fa ridere
<< già, mi hai teso una trappola. Potevo mai rifiutare quell'invito? >> ribatto in tono sommesso.
<< credo sia il momento di andare o faccio tardi >> dico nervosamente. Non so perché, ma è così.
<< oh, non vuoi un caffè o un cappuccino. Sono un ottimo cappuccinaio >> è come se mi stesse pregando con gli occhi. Perché dev'essere così bello?
<< Marco, con tutto il bene che ti voglio, ma cappuccinaio proprio no >> faccio un espressione rassegnata, ma mi viene da ridere. Solo lui può inventarsi certe parole.
<< allora cappucciaio, cappucciaro, cappucciante, cappucciere >> storce la bocca provando le diverse parole, ma all'ultima sembra proprio convinto e mostra un sorriso soddisfatto.
<< sei terribile e io farò tardi e anche tu >> rido accorgendomi che sto perdendo altro tempo.
<< dai, inizio a fare il caffè. Non farai tardi. Hai mezz'ora per andare >> mi piace il suo ottimismo
<< devo andare a casa e cambiarmi >> dico piegando la testa di lato mentre lo guardo trafficare con la macchinetta del caffè.
<< puoi tenere la mia felpa e andare così >> scrolla le spalle. Non mi guarda, il che è meglio dato che sto arrossendo per il semplice motivo che mi piace avere la sua maglia addosso.
<< non farai tardi? >> li chiedo rassegnata a fare come vuole lui.
<< no >> dice semplicemente. Posso sentire il suo sorriso e mentre mi siedo immagino lui che mi prepara il caffè ogni giorno. Dio, ma che pensieri ho?
<< però hai una casa ordinata >> dico guardando la cucina con tanti piccoli decori. Come i magneti sul frigo di alcune città.
<< solo perché ogni due mesi faccio ordine, ma in due giorni vedrai che casino. Tipo già a settimana prossima non la riconosci più >> scherza, o forse no, ma neanche io sono brava a tenere l'ordine.
<< ecco qui. Visto che so stato veloce? >> dice soddisfatto mettendomi la tazza davanti. Lo ringrazio stringendo la tazza per sentirne il calore, mentre lui prende l'altra per se. Apre un'anta e ne esce due brioches.
<< ci inzuppo sempre queste dentro. Non sono molto salutari, ma chissenefrega >> sorride porgendomene una. Io adoro le brioches. Si siede vicino a me e con mia grande sorpresa la fa scoppiare per aprirla. Fortunatamente avevo la bocca vuota o sarei soffocata, o al massimo mi sarebbe uscito fuori tutto dato che rimango con la bocca aperta.
<< non l'hai fatto davvero..>> mormoro scoppiando a ridere.
<< le ho sempre aperte così >> fissa lo sguardo sul movimento delle sue mani, che lo scartano per poi inzupparlo. Ho una dote incredibile nel imbarazzarlo.
<< hai ragione >> lo imito, con scoppio e tutto. Mentre lo beviamo regna il silenzio, ma è piacevole e non riesco a smettere di fissarlo.
<< senti, ma Marta è fidanzata? >> chiedo o Kevin mi impicca sta volta.
<< no, perché? >> mi guarda inzuppando la sua brioches per la terza volta.
<< ti ricordi di Kevin, con cui avevo l'appuntamento? >>
<< più o meno >> come non detto
<< Credo li piaccia. Mi ha chiesto se avevo il suo numero >> dico cercando di fare l'indifferente, ma lui sorride e mi ritrovo a farlo anch'io.
<< forse possiamo accontentarlo, ma a modo di Marta >> dice ammiccando mentre la schiuma del cappuccino li vela leggermente la barba. Scoppio a ridere mentre li faccio segno di pulirsi.
<< vado a cambiarmi. Sarò veloce, promesso >> dice alzandosi subito. Porto le tazze sul lavello e con un po' di detersivo decido di lavarli velocemente. Il bello di essere due persone a mangiare.
Mi chiedo se Cristina dirà qualcosa sul mio abbigliamento. Non che mi presenti truccata ed elegante al lavoro, ma capirà che non è mia, e devo dire che per quanto le voglia bene, non sono pronta a dirle tutto.
<< che fai? >> chiede dietro alle mie spalle, ma a questo punto ho già iniziato a sciacquarli.
<< non c'era bisogno >> dice mettendosi al mio fianco con le mani appoggiate al bancone.
<< non si lasciano i piatti sporchi >> dico continuando il mio lavoro. Lui si limita a fissarmi in silenzio, picchiettando le dita a un ritmo delicato. Ha dei jeans scuri e una maglia di lana nera. Ha sempre questo zaino con se, mi chiedo cosa ci tenga dentro.
<< si può sapere cosa ci fai con questo sempre dietro? >> li indico lo zaino mentre mi asciugo le mani.
<< cose del mestiere..cose segrete >> dice divertito facendomi ridere.
<< ma smettila >> li do una pacca scherzosa sul petto e lui si finge ferito.
<<cosa, sono serio >> mi segue per il soggiorno mentre prendo il giubbotto e la borsa.
<< sai che non so dove lavori quindi questa volta fai tu da navigatore >> dice mentre chiude la porta di casa. Sorrido ricordandomi la serata di ieri e di come ero elettrizzata al pensiero di andare a casa sua.
<< si..peccato che non so dove ci troviamo adesso >> sorride alla mia osservazione. Alla fine li dico la via e mi dice che sa dov'è. Non parliamo molto in macchina, se non per commentare qualche canzone sulla radio o quando mi passa il suo telefono per trovare il numero di Marta. Mi sembra così surreale aver dormito da lui, non ci credo ancora.
<< grazie per avermi fatto stare da te e per la colazione e per ieri sera e per la felpa >> potrei continuare ancora, ma mi rendo conto di star esagerando.
<< non devi ringraziarmi. Sono io che ti volevo li..con me >> dice lentamente, guardando l'edifico di fronte dove si trova il mio ufficio. La sua 'dichiarazione' mi lascia sorpresa e molto, molto felice. Anche io ti voglio con me. Prima o poi glielo dirò anch'io. E adesso non so proprio che rispondere.
<< allora ti ringrazio per avermi voluto con te >> premo un dito sulla barba per farmi guardare, ma lui per risposta sorride imbarazzato. Non va bene il fatto che sia troppo carino mentre arrossisce. Mi chiedo se sia per quello che ha detto.
<< mi sono scordata la mia maglia a casa tua >> dico guardandomi addosso. Marco mi contagia.
<< vorrà di che hai motivo per venire da me >> scrolla le spalle disinvolto mentre lo dice.
<< oh, fidati. Anche senza maglia verrò lo stesso >> lui ride e ci metto un a capire di come appare la frase.
<< si, intendo che non ho bisogno di una scusa per..oh, e smettila. Deficiente >> lo riprendo facendo finta si schiaffeggiarlo. Lui mi prende le mani con le lacrime agli occhi e lo sguardo fisso su di me.
<< ok, ok. La smetto >> dice calmando il respiro.
<< bene. E poi mi devi imparare la canzone al piano >> dico leggermente in imbarazzo. Non è che voglio imporli questa cosa, anche perché insegnarmi a suonare uno strumento ci vogliono secoli. Però confido nella mia passione nella musica.
<< va bene >> la semplicità e le serietà con cui lo dice, mi riempiono di gioia fino ad abbracciarlo. A dirla tutta amo i suoi abbracci e non hanno bisogno di una motivazione necessaria per effettuarli.
<< vai al lavoro va prima che fai tardi veramente >> dice dolcemente mentre mi strofina la schiena. Mi stacco prendendo la borsa e forzandomi ad uscire. È difficile staccarsi da lui.
<< ci sentiamo ok? Buona giornata >> dico aprendo la portiera.
<< anche a te >> risponde, ma quando faccio per chiudere mi fermo
<< comunque sei un ottimo cappuccinaio >> dico lasciandolo sorridente.
La fortuna vuole che quando entro Cristina parla al telefono e non si accorge di me, vado libera in ufficio ma quando suona l'arrivo di un messaggio so di prepararmi ad un interrogatorio.
Che splendida giornata.
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Se sei come sei (Marco Mengoni)
Fanfiction// Non importa chi fingi di essere, io amerò chi sarai per me \\ - nel senso che sono tua amica solo perché sei famoso? - chiedo delusa dal fatto che pensi questo di me, ma sono pronta a capire fino in fondo questo suo pensiero. - no, questo no...